Marco Checchetto, artista di Star Wars: L’Impero a pezzi e Old Man Hawkeye, è stato recentemente intervistato dal sito ufficiale della Marvel. Le domande lo hanno portato a riflettere sulla sua carriera, dagli esordi fino al prestigioso rilancio di Daredevil su testi di Chip Zdarsky, passando – ovviamente – per il grande amore per Spider-Man, il motore di tutto.

 

 

Ecco quanto dichiarato dal disegnatore veneziano, che ha cominciato raccontando di quando e ancora ben lontano dall’esordire come fumettista ed era solo un bimbo con grandi sogni:

 

Daredevil #1, anteprima 01

Avevo solo sette o otto anni. Mia nonna mi regalò una grande antologia di storie con tanti personaggi, ma solo uno di loro catturò la mia attenzione: Spider-Man. Dopo aver letto quel racconto in particolare decisi che un giorno non solo sarei diventato un disegnatore, ma che avrei firmato Spider-Man per la Marvel. Ero un bambino sognatore!

[Il primo approccio con l’Universo Marvel] Credo sia avvenuto con la primissima serie animata dell’Uomo Ragno (che amo), mentre per quanto riguarda i fumetti credo sia stata la storia di Spider-Man inclusa in Marvel Super-Heroes #14. Dopo quelle a lui dedicate, le mie storie preferite erano quelle con gli X-Men e con Daredevil.

Vivevo (e vivo tuttora) in una piccola città nei dintorni di Venezia, in Italia. Avrei voluto studiare Arte, ma i miei genitori e i miei professori non erano d’accordo. Pensavano che diventare un disegnatore fosse una pessima scelta, visto che a suo tempo c’erano pochissime opportunità di lavoro, e non era nemmeno considerata un’occupazione vera e propria.

Furono i miei genitori a decidere che mi sarei dedicato alla Scienza, ma ciò non mi ha mai impedito di disegnare per molte ore al giorno, nel tempo libero. Erano solo preoccupati per il mio futuro, e non hanno mai ostacolato il mio percorso. Volevano solo che percorressi entrambe le strade. Non c’era Internet, ai tempi, ed essere un disegnatore per un editore straniero era più complicato. Ora, posso dire che ne è valsa la pena.

Marvel Comics Presents #10, anteprima 01

Mentre tentavo di diventare un disegnatore, ho fatto qualunque lavoretto per permettermi di comprare fumetti e uscire con gli amici. Ero uno studente, all’epoca. Decisi di fare l’università (e, di nuovo, niente di creativo!) solo per lasciarmi una porta aperta qualora non avessi avuto successo come disegnatore di fumetti. Fortunatamente, ci sono riuscito!

Ero al lavoro su una serie per bambini dedicata alle Tartarughe Ninja, prodotta ed edita solo in Italia, e il mio editor mi chiese se fossi interessato a realizzare lo stesso genere di storie ma con Spider-Man come protagonista. Ero così felice che non riuscivo a crederci.

Il primo passo era parlarne con Marvel Italia e poi con Marvel Comics, per vedere se potesse essere una strada percorribile. Feci una singola pagina di prova (matite, chine e colori) la notte prima di incontrare Marvel Italia. Inviarono il mio lavoro ad Andy Shmidt, in America, che ai tempi era l’editor della serie X-Men. Tre giorni dopo, mi chiamò per disegnare una storia breve di Deadpool per Marvel Comics Presents #10.

C’è stato un momento ben preciso in cui ho capito di essere migliorato come disegnatore, e stiamo parlando del mio lavoro su Punisher. Per tre motivi: la prima era la fiducia riposta in me dall’editor Stephen Wacker, che mi chiese di rilanciare una serie importante. Gli sarò immensamente grato per sempre.

Punisher #5, anteprima 01

Lavorare sulla sceneggiatura di Greg Rucka ha considerevolmente migliorato la mia narrazione. Era una scuola davvero dura.

E, infine, l’aver iniziato a disegnare in digitale (con Punisher #5). Raramente mi sono divertito nell’inchiostrare le mie matite, spesso finivo per rovinare tutto e non riuscivo a trovare gli strumenti che facessero per me. Lavorare in digitale mi permette di farlo con maggiore precisione e senza alcun limite di sorta.

Amo disegnare personaggi tristi e malinconici. Quel genere di personaggi cupi come gargoyle sotto la pioggia. Spider-Man è il mio personaggio preferito, e le storie che lo riguardano e mi piacciono particolarmente tanto sono tutte tristi o tragiche. Daredevil è come Spidey, ma le sue storie sono sempre cupe e macabre. Vecchio Occhio di Falco si muove in quel tipo di atmosfera, anche se è nel bel mezzo di un deserto assolato. Sono una persona felice e solare, e amo trascorrere il tempo con i miei amici. Ma quando lavoro, amo la tristezza e i toni più cupi. Sono fortunato di poter lavorare con sceneggiatori come Ethan Sacks e Chip Zdarsky.

 

 

Fonte: Marvel