Junji Ito è uno dei maestri indiscussi dell’horror, non solo per quanto riguarda i manga ma per la Nona Arte in generale. Classe 1953, originario della prefettura di Gifu, il sensei è uno dei punti di riferimento mondiali quando si parla di atmosfere macabre e inquietanti.

Il successo di Ito è frutto del suo stile raffinato e del suo tratto elegante, una perfetta commistione di talento cristallino e una padronanza tecnica sopraffina. Tuttavia, l’autore di Tomie (J-POP), Lovesick Dead (Hikari), Uzumaki – Spirale (Star Comics) e Lo squalificato (Star Comics) – adattamento dell’omonimo romanzo di Osamu Dazai – arriva a scuotere profondamente l’animo del lettore soprattutto grazie a una fantasia e a un’originalità inesauribili.

 

 

Da dove nascono gli incubi del mangaka? Da dove prendono forma questi pensieri raccapriccianti? Qualche risposta è arrivata nel corso di una chiacchierata da lui concessaci alla scorsa edizione di Lucca Comics & Games. In un’altra recente intervista, questa volta rilasciata a ComicBook, Ito è tornare a parlare delle influenze più importanti per la composizione dei suoi fumetti, dalla nota passione per H.P. Lovecraft agli spunti colti da altri media e autori:

 

Come mi è già capitato di dire in passato, sono solito rifarmi a quelle che ritengo essere le opere migliori, a mio parere, quindi mi rivolgo costantemente a loro. D’altronde, ultimamente, non mi è stato facile trovare nuovi spunti, quindi ho provato a utilizzare altri sistemi.

Scrivere storie partendo dal personaggio… non è il mio forte. Ho letto dei saggi su Lovecraft e ho scoperto che anche lui prima trovava le idee e poi cercava di farle funzionare nei suoi racconti. È quel che ho sempre fatto, e credo che oggi più che mai io debba tornare a quel metodo. Detto ciò, niente di male se ogni tanto provo a fare qualcosa di nuovo.

 

 

 

Fonte: ComicBook