Manca ormai poco più di un mese al ritorno di Wondercity sotto le insegne di Tatai Lab, che a Lucca Comics & Games 2019 proporrà l’intera prima stagione all’interno di un cofanetto.

Oltre ai sei numeri già pubblicati più di dieci anni fa, il box conterrà due albi inediti, il primo dei quali è stato scritto da Francesco Vacca (Shuricat, Space Anabasis).

 

 

Abbiamo contattato lo sceneggiatore per scoprire qualche informazione sul ritorno del fumetto e nello specifico sul settimo albo della serie. Ecco la chiacchierata che ne è scaturita:

 

Ciao, Francesco! E bentornato su BadTaste.it!
Conoscevi “Wondercity” prima che Tatai Lab decidesse di rilanciarlo? Quali pensi che siano i suoi principali punti di forza?

Ciao! Conoscevo il fumetto di fama ma non l’avevo letto. Complice l’interruzione delle pubblicazioni, non l’avevo recuperato sapendo che mi sarei trovato di fronte a un’opera incompiuta. Mai avrei immaginato che sarebbe toccato anche a me contribuire alla continuazione della serie!

Quale impatto pensi possa assumere la ripresa di “Wondercity” e delle sue tematiche di apertura e diversità per la società attuale?

Stiamo vivendo un periodo di chiusura e di innalzamento di muri e barriere. Un fumetto, da solo, non può scardinare questo stato di cose, purtroppo. Ma “Wondercity” offre un messaggio di cui oggi abbiamo un dannato bisogno. È una voce in più che ci parla, appunto, di apertura e che ci mostra come la collaborazione tra persone provenienti dai background più differenti, oltre che appartenenti a etnie e culture diverse, possano contribuire a uno scopo più alto.

La stessa città fondata da Leon Wonder è un inno al progresso e alla pacifica collaborazione di tutti gli esseri umani. “Wondercity” ci offre una visione a cui dovremmo davvero aspirare.

Cosa pensi di questa nuova edizione? Temi il peso del confronto o, al contrario, ti emoziona?

Quando Tatai Lab mi ha proposto di entrare nel nuovo team creativo ero diviso tra l’euforia e… un ovvio senso di panico! Sì, perché non si trattava di lavorare a un progetto ex novo ma di riprendere in mano qualcosa con una fanbase già esistente. Avremmo dovuto realizzare qualcosa all’altezza dei vecchi episodi e soddisfare l’attesa, durata dodici anni, dei lettori.

E poi, semplicemente, ho deciso di non pensarci e di concentrarmi a fare del mio meglio.
Per i sudori freddi ci sarà tempo da Lucca Comics in poi, quando i nuovi albi saranno nelle mani dei lettori! ;)

C’è qualche personaggio a cui ti senti affine? E se sì, quale?

Non con un personaggio particolare, quanto con alcuni aspetti di Roary e Thomas. Le debolezze e le incertezze che li rendono così umani. E… di Olivia. Lo so, da quello che si può vedere di lei nei primi episodi, non ne esce propriamente bene. Ma i suoi atteggiamenti e i suoi errori sono fondamentalmente un riflesso dei suoi timori e delle sue difficoltà, come si scoprirà più avanti.

Come ti sei immerso nel mondo di “Wondercity”? In che modo ti sei confrontato con i creatori della serie e hai esplorato la bibbia della serie?

Wondercity 8, copertina di Stefano Turconi

Sono partito, ovviamente, dalla lettura (e rilettura, e rilettura…) dei sei albi già usciti. Poi sono passato alla bibbia della serie, scoprendo quanto il worldbuilding di “Wondercity” sia profondo e strutturato. A tutto ciò si sono aggiunte le lunghissime telefonate con Giovanni Gualdoni, che ha ragguagliato me e Fabrizio sulle tante idee che aveva in serbo per il futuro della serie.

Quello che si vede nei primi sei numeri non è che la superficie di un mondo molto più complesso. Già con gli albi inediti, il settimo e l’ottavo, che concludono la prima stagione, daremo qualche indizio in più su alcuni aspetti cruciali di questo universo. Ma mi ha sinceramente stupito scoprire quanti elementi fossero già stati previsti nel 2005 e quanti insospettabili indizi siano stati nascosti fin dal primo numero.

Esisteva già una sceneggiatura per il settimo numero, scritta ai tempi della prima edizione, che hai in qualche modo modificato/rielaborato, o sei partito da zero?

Esisteva una bozza di soggetto, non definitiva, su quella che era la missione specifica del Talent Team per quell’episodio. L’ho rielaborata in modo da adattarla alla direzione in cui io e Fabrizio abbiamo deciso di portare la trama orizzontale della serie.

Il settimo numero, “Il profumo della memoria” presenterà un profondo turning point per uno dei personaggi principali, che si ripercuoterà tanto nel finale di stagione, quanto nel futuro.

Trovarti a scrivere il primo numero inedito, realizzato a così tanti anni dal precedente, ha in qualche modo influenzato la tua scrittura? O sapere già che “Wondercity” sarebbe stato proposto in un unico cofanetto ti ha risparmiato dal dedicare spazio a un eventuale “riassunto”?

Sapevamo fin dal primo giorno di lavoro che Tatai Lab avrebbe riproposto l’intera serie, così da renderla fruibile a chi non l’avesse mai letta prima. Il settimo numero, quindi, non deve in alcun modo riassumere gli eventi o presentare nuovamente i personaggi. Riprende le fila della storia da dove si era fermata con il numero sei, come se questi dodici anni non fossero mai passati.

Come descriveresti in tre parole la storia dell’episodio che hai scritto? Cosa possiamo aspettarci?

Rivelatorio, rivoluzionario e… non ho una terza parola. Ma direi che queste due bastano. Anche se sembrano scontate, giuro che non è così! “Il profumo della memoria” è rivelatorio perché inizia a far luce su uno dei personaggi più misteriosi di Wondercity, su dettagli del passato di uno dei protagonisti e sui rapporti fra questi due; ed è rivoluzionario perché, nel finale, succede qualcosa che cambierà la percezione stessa di un elemento fondamentale di questo universo narrativo, nonché l’uso che ne viene fatto. E le conseguenze inizieranno a vedersi fin dall’albo successivo, l’ultimo della prima stagione.