Dopo il successo della prima stagione della serie Netflix, Umbrella Academy sta attraversando un momento di rinnovata popolarità, con molti spettatori impegnati a recuperare il fumetto originale, proposto in Italia da BAO Publishing.

Il prossimo 17 settembre, Dark Horse pubblicherà negli Stati Uniti il terzo volume, Hotel Oblivion, mentre stanno per uscire le edizioni cartonate dei primi due. Per l’occasione, il co-creatore e disegnatore del progetto, Gabriel Bá, ha parlato del suo lavoro, soffermandosi su come tutto sia cominciato e stuzzicando i lettori sul quarto capitolo:

 

Umbrella Academy vol. 1: Suite dell'Apocalisse, copertina di Gabriel Bà

Nel 2006 stavano cercando disegnatori per la serie, e hanno notato il mio lavoro su Casanova e sull’albo autoprodotto Rock n Roll. Mi hanno cercato e poi presentato le linee guida della storia e il progetto in generale, che mi sono piaciuti da subito. È così che ho conosciuto Gerard, ci siamo trovati molto bene e ho iniziato a lavorare su Umbrella Academy.

Gerard aveva un sacco di bozzetti per i personaggi. Nella sceneggiatura ci sono sempre dei suggerimenti disegnati, perché lui ragiona in un modo molto visivo, ma ho la libertà di cambiare quello che penso possa essere reso meglio se fatto diversamente, o prendere quello che scrive lui e cercare un modo più efficace per farlo funzionare.

Nella quarta serie, tutti i personaggi saranno di nuovo insieme e scopriranno come funziona questo nuovo gruppo di eroi. Penso che continueremo a esplorare i loro drammi personali, come il rapporto tra Voce, la figlia e l’ex marito. Medium farà i conti con la sua dipendenza dalla droga, perché fa quel che fa. Ma penso che l’elemento più importante siano i nuovi personaggi introdotti nell’ultimo numero di Hotel Oblivion: chi sono e cosa vogliono? Cambieranno la vita di tutta la squadra.

La collaborazione con Gerard è diversa da quella con mio fratello [Fabio Moon – NdR], e non solo a causa della distanza. Questo perché io e Fabio parliamo e lavoriamo nello stesso spazio, discutendo della storia e dei disegni per tutto il tempo. Detto ciò, tra me e Gerard si è subito creata una fantastica connessione. Capisco tutti i riferimenti che utilizza per creare Umbrella Academy, cosa desideri per quanto concerne la storia o quale stile vorrebbe. Apprezza molto tutte le osservazioni che faccio e ci capiamo a vicenda velocemente, cosa che ci porta a lavorare nel migliore dei modi.

Umbrella Academy vol. 2: Dallas, copertina di Gabriel Ba

Penso che il mio personaggio preferito da disegnare di Umbrella Academy sia Spaceboy, perché è il più visivo ed estremo, con questo corpo enorme che sembra un burrito. È stupendo nella miniserie Dallas, dove è grasso. Mi piace anche Medium, perché tra tutti i personaggi è quello con più trasformazioni, è il più stiloso del gruppo. Sono i due su cui è più divertente lavorare.

La più difficile da disegnare è invece Voce, nonostante il cappotto sportivo definisca molto bene il suo aspetto, perché i suoi capelli sono complicati. Inoltre, a volte indossa il suo costume o la sua uniforme, altre no. Voglio renderla riconoscibile in ogni scena, ed è complesso perché è uno dei personaggi con l’aspetto più regolare. Perciò a volte mi impegno a renderla bella, riconoscibile, e allo stesso tempo deve fare quello che la sceneggiatura richiede. Ma non posso dire che non mi piaccia disegnarla, è solo uno dei personaggi più complicati.

Quando disegni qualcuno visivamente regolare, devi concentrarti su cose differenti. Se non voglio disegnare la faccia di Spaceboy, posso farlo, perché ha una sagoma molto riconoscibile. Quando disegni un super eroe, ti basi sul suo costume. Potrai avere a che fare con un bidone della spazzatura, ma se gli disegni sopra gli elementi fondamentali del costume, sembrerà già un personaggio. Avrai la versione “bidone della spazzatura” di quel super eroe, perché porta i suoi simboli. Con dei personaggi regolari, invece, non puoi contare su questi accorgimenti, perciò devi concentrarti sui loro volti, sul loro abbigliamento e altro ancora. E io sono abituato a tutto questo, perché le storie che realizzo con Fabio parlano di persone normali e non di super eroi. Ma a volte non è facile ottenere un bel risultato in ogni singola scena, in tutte le angolazioni, nei campi lunghi e nei primi piani.

 

 

Fonte: Comics Beat