Era il pieno degli anni Ottanta quando due pioniere dei comics, due donne di talento e decisamente avanti per la loro epoca firmavano le storie del Power Pack per la Marvel. Alex, Jack, Julie e Katie Power erano quattro fratelli dagli straordinari poteri. E lo sono ancora, all’interno dell’Universo Marvel. Allora bambini, vivevano avventure coloratissime e proteggevano il loro pianeta dalle tante minacce che si affacciano nelle storie della Casa delle Idee.

La loro popolarità come super gruppo è durata qualche anno, per poi affievolirsi, ma Louise Simonson e June Brigman, sceneggiatrice e disegnatrice della serie, ora sono di nuovo assieme per realizzare Power Pack: Grow Up!, una storia autoconclusiva che riprende i personaggi originali, in uscita il 28 agosto negli Stati Uniti, con l’apporto del tandem artistico Gurihiru.

 

Power Pack Grow Up #1, copertina di June Brigman

Simonson – Quando ci fu approvato il progetto Power Pack, la Marvel era estremamente vitale e divertente. L’Editor-in-Chief, Jim Shooter era al massimo della forma. Aveva assunto ottimi editor irreprensibili che amavano lavorare assieme ai loro assistiti. Era una specie di seconda Golden Age, con Frank Miller, John Byrne, Chris Claremont e Walt Simonson, tra gli altri. Shooter era anche molto aperto a nuove proposte, e il Power Pack era una di esse. Era particolarmente divertente perché molti freelancer vivevano a New York o nei dintorni della città. Tutti si conoscevano personalmente. Era un bel periodo per fare fumetti.

Brigman – Era davvero un’epoca grandiosa. Spesso dico che quella fu l’ultima età dell’oro. L’editoria era davvero attivissima. Le aziende avevano bisogno di persone creative, quindi era facile trovare gli spazi giusti. E c’era un sacco di talento, incoraggiato da una grande libertà. La prima volta che io e Louise ci siamo incontrate fu nell’83, la mia prima visita alla Marvel. Andavo di ufficio in ufficio a mostrare il mio portfolio, in cerca di un lavoro.

Simonson – Entrò nel mio e mi mostrò le sue cose, come succedeva spesso in quei tempi. Mi piacque il suo lavoro ma non avevo alcun buco tra le testate che stavo editando. Avevo però quasi finito di preparare quella che, se fossi stata fortunata, sarebbe diventata una nuova miniserie. Quindi le chiesi se fosse brava a disegnare bambini. Rispose di sì e mi mostrò degli schizzi per un vecchio incarico. Le diedi la descrizione dei personaggi di Power Pack, un soggetto e indicazioni per le tre storie successive. Le chiesi di disegnare qualcosa e mi piacque quel che vidi. Quindi la proposi come mia disegnatrice per le storie. Tornò da me con disegni grandiosi che coglievano perfettamente i protagonisti ed eccedeva le mie aspettative. Shooter ci approvò come team creativo.

Brigman – L’idea dei personaggi fu tutta di Louise. Credo che i miei disegni l’abbiano aiutata a farli evolvere, ma tutti i concetti erano suoi. Credo che siano stati molto influenzati dalla sua infanzia e dalla fantascienza di scrittori come Robert Heinlein.

Simonson – Vidi un bambino a Central Park che imparava ad andare in bicicletta e pensai che anche uno dotato di poteri avrebbe dovuto affrontare esperienze simili, quotidiane. Forse questo fu il primissimo seme. Avevo tre sorelle, eravamo in quattro come capita in molti libri che amo. E mi piaceva scrivere storie di gruppo, per le dinamiche che si creano. E poi adoravo la fantascienza di Heinlein, da cui potrei aver preso molti elementi, oltre che essere appassionata di Star Wars. E di Incontri Ravvicinati. Credo che Power Pack sia nata da molti elementi di queste storie. Ma non volevo copiare nessuno, solo regalare ai lettori delle atmosfere simili. E, in parte, la sensazione di essere bambini.

 

Power Pack fu un prodotto con degli elementi infantili in un periodo in cui i fumetti si stavano rivolgendo sempre più al pubblico adulto. Andò a colmare un vuoto lasciato tale troppo in fretta dalla proposta delle case editrici. Nonché un’esperienza che rese molto amiche le sceneggiatrice e disegnatrice, che non nascondono di ricordare la serie con affetto soprattutto perché era l’occasione di passare assieme molto tempo.

 

Brigman – La mia storia preferita è The Kid who Fell to Earth [inedito in Italia – NdR], su Power Pack #16. Presentavamo il personaggio di Kofi, un giovane Kymelliano, e Franklin Richards si univa all’avventura. Era uno spettacolo mostrare il rapporto tra Katie e Franklin, con le loro piccole invidie e la competizione che poi sfociava in un’amicizia.

Simonson – Amo le prime quattro storie, ovviamente. Quelle con i Morlock, connesse a Massacro Mutante e con gli X-Men come ospiti. Le storie in cui c’è Franklin Richards mi sono care, in particolare quella in cui Katie lo tratta male perché gelosa. Era molto bello raccontare di Franklin.

 

Se i personaggi del Power Pack avevano fin da subito personalità precise, il modo in cui interagivano fra loro i quattro giovani fratelli super eroi prese forma con l’andare delle storie. Alex nei panni del più responsabile, Julie del topo di biblioteca, Jack come lingualunga scontroso e Katie scocciata di essere la più piccola.

 

Brigman – Se sia stato difficile abbandonare la serie? All’epoca per niente, perché faticavo a star dietro alle scadenze mensili. Ecco perché c’erano così tante ospitate di altri artisti. Poi sarei diventata più veloce, ma mai abbastanza per gli standard dell’epoca.

Simonson – Io credo di non averla mai davvero abbandonata. Il Power Pack resta il mio preferito. Questa nuova storia inizia un anno dopo che la squadra ha ottenuto i poteri, il tredicesimo compleanno di Alex. Non è facile essere un quasi adolescente con attorno una squadra di fratellini super eroi. Vedremo Kitty Pryde e Wolverine come ospiti. June disegna le prime ventidue pagine e Gurihiru le ultime otto, come coda della storia.

Brigman – Oggi amo e apprezzo questi personaggi ancor più che in passato. E lavorare con Louise è sempre più una gioia. Sono davvero felice del fatto che il Power Pack sia ancora tra noi e dell’occasione di disegnare di nuovo questi ragazzini.

Simonson – Sono grata alla Marvel di averci chiesto questa storia per l’ottantesimo anniversario. Un onore.

Brigman – Concordo. Dopo trentacinque anni di carriera, sento di aver chiuso il cerchio tornando là dove tutto è iniziato.

 

 

 

Fonte: Marvel