Ai microfoni di Comic Book Resources, Scott Snyder e James Tynion IV parlano di Justice/Doom War, l’evento che scuoterà il cosmo della DC Comics dalle fondamenta, che ne amplifica la mitologia e che porta alle estreme conseguenze, in termini di prospettiva geografica, i concetti base del progetto Year of the Villain.

 

 

Con i piedi ben immersi negli abissi del mondo immaginato da Lex Luthor e pronti a una serie di incontri e ritorni clamorosi, i membri della Justice League dovranno affrontare minacce colossali, che la porteranno a tornare nel passato e a trovarsi faccia a faccia con personaggi fondamentali, come Kamandi e addirittura la rediviva Justice Society of America.

 

Justice League #30, copertina di Francis Manapul

Snyder – Quel che vedrete era nei piani fin dall’inizio della costruzione della saga. Una delle cose splendide di aver lavorato a tutto questo, di aver firmato Dark Nights: Metal, sta nel fatto che, se quella storia avesse funzionato e la DC non mi avesse cacciato via dopo il disastro, avremmo potuto portarne i concetti alla Justice League e alla sua linea di testate per costruire qualcosa che fosse altrettanto epico e potesse raggiungere il culmine a fine 2019, con una battaglia che avrebbe coinvolto tutto l’Universo DC, sia geograficamente che in termini di epoche, riportando alla luce personaggi inaspettati.

Abbiamo potuto pianificare tutto questo nel 2017, e ora eccoci alle battute finali, con la Society, Kamandi… e personaggi che ancora non possiamo rivelare, ma che vedrete presto, tutti parte dell’armata Justice e dell’armata Doom che si stanno raccogliendo per questo confronto finale e colossale tra il bene e il male. In termini di pianificazione, tutto era già qui dall’inizio. Arrivare a questo punto a mostrarvi qualcosa di cui abbiamo parlato così a lungo è un’enorme gratificazione.

Tynion – La Justice Society per me rappresenta la storia stessa dell’Universo DC, il punto da cui ha avuto inizio. Ovviamente Batman, Superman e Wonder Woman erano presenti dall’inizio, ma la Justice Society of America è il primo team della Storia dei comics, la prima volta che qualcuno ha pensato che degli eroi esistessero nello stesso universo e che si conoscessero a vicenda potessero interagire. Il DNA di ogni super gruppo successivo ha origine lì. C’è qualcosa di molto potente in questo.

Sono personaggi con cui sono cresciuto, in particolare grazie alla run di Geoff Johns su JSA, ma in quel caso erano versioni più anziane, mostrateci nel presente. Poter tornare in effetti all’epoca in cui la Society era al suo meglio, all’alba della Seconda Guerra Mondiale, è una forza, nonché un onore incredibile poterli mostrare in una storia tanto importante, al massimo del loro potere, nel passato ma reintegrati all’interno del progredire dell’Universo DC.

Justice League #30, anteprima 01

Snyder – Voglio che i fan sappiano che ci sono dei piani a lunga gittata per loro. Quel che interessa a me, nel mostrarvi questi personaggi, è il fatto che siamo abituati a pensare a loro come eroi vecchio stile, provenienti da un’epoca in cui il bene e il male erano nettamente distinti e in cui la morale era qualcosa di facile da comprendere. Eroi perfetti che vengono trascinati in tempi molto più complessi del loro.

Ma mi interessa anche guardare al passato e affermare che le cose non erano già scritte per loro. Sono figli di un tempo spaventoso, difficilissimo, in cui essere buoni o eroici o credere nelle persone e avere fede nell’umanità era una sfida terrificante, piena di incertezza. Le loro battaglie erano brutali. Abbiamo grandi piani per la JSA, ed essa avrà un ruolo importantissimo nella nostra storia, così come Kamandi e altre figure importanti che stanno per mostrarsi. Ma soprattutto vi assicuriamo che ci sono tante altre grandi storie che li attendono.

Tynion – Credo che il DNA di Jack Kirby, creatore di Kamandi, sia pervasivo, presente ovunque sia alla Marvel che alla DC, in particolare quando si opera su storie su scala cosmica. Poter inserire in una vicenda del genere quella che, secondo me, è la sua creatura più riuscita nella mitologia DC, in una situazione apocalittica come questa, in cui tutto può avere conseguenze orribili, è splendido.

Se Perpetua e Luthor vincessero sarebbe la fine di ogni cosa. E Kamandi, come personaggio, è il simbolo di tutto questo: una persona che vive un passo oltre la fine di ogni cosa. Ci raggiungerà da dopo l’apocalisse e porterà le cicatrici e i traumi di un mondo in cui, anche dopo la sua morte, c’è ancora un barlume di giustizia. In qualche modo, lui è la controparte futuristica della Justice Society of America.

 

Un altro personaggio centrale per Snyder, nella saga che esordisce con Justice League #30, sarà Martian Manhunter, altro eroe che incarna un disastro a livello globale, in quanto ultimo della razza marziana e che, parimenti, rappresenta un monito di fratellanza tra i diversi e al di là delle distanze.

Lo sceneggiatore è invece sorpreso nel trovarsi a empatizzare con il principale antagonista di questo ciclo così importante: Lex Luthor. Dopotutto, il piano colossale e terribile che ha messo in atto è figlio del senso di insoddisfazione, di smarrimento di tutti gli uomini, della loro piccolezza di fronte all’universo e al destino.

 

Snyder – Luthor e la sua proposta sono una vera tentazione, e quello che mostriamo è un mondo in cui ognuno è in qualche modo attratto dai peggiori impulsi che costantemente ci parlano, dentro di noi, da quel che ci spinge a essere persone peggiori nel nostro quotidiano, a pensare più a noi stessi che agli interessi di tutti. Quindi è stato affascinante trovarsi a empatizzare con un cattivo del genere.

 

 

 

Fonte: Comic Book Resources