Sina Grace, sceneggiatore che per qualche tempo ha avuto nelle mani le sorti delle avventure in solitaria dell’Uomo Ghiaccio, ha affidato al suo profilo Tumblr uno sfogo circa le difficoltà incontrate nel periodo in cui ha lavorato per la Marvel, sia dovute a questioni interne che a fattori esogeni, durante il suo tentativo, da scrittore gay, di dare solidità a un personaggio ormai apertamente omosessuale.

Ecco le sue esternazioni e la descrizione, dal suo punto di vista, dell’esperienza di lavoro alla Casa delle Idee:

 

Iceman #1, copertina di W. Scott Forbes

Tra la cancellazione della serie Iceman e la sua ripresa mesi dopo, la Marvel mi ha contattato dicendo che ha notato un comportamento minaccioso sul mio account Twitter (ma solo dopo avermi chiesto di mandare dei documenti che provassero tutta la terribile mer*a che andava online). Mi chiamò un editor, perché queste conversazioni avvengono sempre al telefono, che mi propose una serie di trucchi e consigli per avere a che fare con i bulli online.

L’ho fermato subito. Pretendeva di spiegarmi come difendermi quando la Marvel avrebbe dovuto sostenermi con altre occasioni di lavoro, per mostrare ai troll che la sua campagna di diversificazione era una cosa seria. Mi disse che mi avrebbero tenuto in considerazione. Cosa che ero stanco di sentirmi dire.

Anche dopo un anno di nuova gestione del nuovo Editor-in-Chief, che pubblicamente mi definiva talentuoso e dichiarava che meritavo una serie che non fosse per forza sul personaggio gay di turno, l’unico incarico che mi è stato dato al di là di Iceman era di sei pagine, riguardo una versione di Wolverine con artigli di diamante. Grandioso? Certo. Eterosessuale? Eccome. Ma comunque vagamente gay. Tutti noi autori siamo incoraggiati a crearci un seguito sui social, da usare come promozione per trovare lavoro pressi le grandi case, ma quando le cose si fanno toste, questa gente si dà alla macchia.

 

Grace cita il comportamento contraddittorio della Marvel verso il personaggio dell’Uomo Ghiaccio. Nonostante il successo di critica e in parte di pubblico della serie, nonostante l’importanza del personaggio, la casa editrice lo trattava come una figura da limitare, chiedendo allo sceneggiatore, spesso intervistato sull’argomento, di accettare solo colloqui pre-approvati e quindi controllabili, cosa a cui non era tenuto nessuno dei suoi colleghi eterosessuali, a suo dire.

Inoltre, nonostante se ne fosse parlato per due anni, la Marvel ha rallentato l’esordio di Darkveil, un mutante drag queen, facendo in seguito passare Grace per un cospiratore che aveva tramato alle spalle degli editor:

 

A quel punto, iniziai a smettere di credere che ci fossero altri lavori per me. C’erano così tante mosse non chiare da parte della Marvel che ancora oggi fatico a descriverle, ma tutto mi ricordava l’esperienza che ho avuto nel mondo della distribuzione, quando un manager corrotto mentiva e spostava i miei luoghi di vendita per fare in modo che io lavorassi costantemente in settori che non mi andassero a genio. Dissi alla Marvel che avrei creato una biografia completa di Darkveil, dopodiché me ne andai.

Il nostro lavoro è raccontare storie di eroi che fanno la cosa giusta di fronte alle avversità e alle difficoltà. Non dovremmo tutti cercare, nel nostro mondo, di incarnare quegli ideali come persone, come individui? Nel periodo in cui ho lavorato alla Marvel, non ho avuto la sensazione di essere in mezzo a persone coraggiose, che ispirano la gente: ero circondato da codardi.

 

Uncanny X-Men: Winter’s End #1, copertina di Javier Garrón

 

 

Fonte: CBR