Spider-Man: Life Story è uno dei progetti più sorprendenti e inaspettati degli ultimi mesi pubblicati dalla Marvel. La miniserie di Chip Zdarsky (Star-Lord) e Mark Bagley (Venom) rinarra la vita di Peter Parker in una chiave differente da quella che conosciamo, riprendendo momenti topici dei decenni delle sue storie ma mostrando il protagonista in una dimensione temporale realistica.

Il Tessiragnatele invecchia, nelle storie scritte dallo sceneggiatore canadese, il quale utilizza questa idea narrativa apparentemente immediata per costruire un valore etico, morale, emotivo molto diverso attorno ad alcuni eventi ben noti della vita dell’eroe.

Di questo racconto così particolare, Zdarsky ha parlato sulle pagine di Adventures in Poor Taste:

 

Spider-Man: Life Story #1, copertina di Mark Bagley

Spider-Man è stato il primo super eroe che abbia amato da bambino, e quell’amore mi ha seguito fino ad oggi, che sono un vecchio. Da sempre è il tizio con cui immedesimarsi, il super eroe che non è mai davvero come tutti gli altri, nonostante le sue forti amicizie con i colleghi. Si arrabbia, si rattrista, fa casini, dà sempre il meglio per fare quel che è giusto. E poi ha il miglior parco nemici e personaggi di supporto dell’intera Storia del Fumetto. Seriamente. J. Jonah Jameson è uno dei migliori.

Difficile scegliere la mia storia preferita. Il bambino che collezionava l’Uomo Ragno è il migliore episodio singolo di sempre, non ho dubbi. Ma ho adorato anche L’ultima caccia di Kraven e la storyline di Superior Spider-Man. Provo un sacco di affetto per J. Michael Straczynski e per John Romita Jr., perché il loro lavoro sulla serie mi ha riportato a leggere comics. Grande cuore e umorismo, e poi c’è l’apparizione di Morlun, che è proprio il tipo di storia di Spidey che preferisco, quando è chiaramente soverchiato.

Quando hai per le mani un personaggio che è stato scritto da così tanto sceneggiatori per così tanto tempo, hai modo di manipolarlo un po’. Il suo nucleo è stabilito, ma puoi giocare con i toni, e creare parecchie variazioni della sua figura. Con Life Story ho cercato di farlo, mentre con Spectacular Spider-Man mi sono mantenuto molto fedele al classico.

Spider-Man: Life Story #1, variant cover di Greg SmallwoodLa prima proposta di Life Story prevedeva che fosse una grande maxi-serie che parlasse dell’intero Universo Marvel. Il che non era l’idea migliore. Tom Brevoort mi ha saggiamente convinto a concentrarmi su un solo personaggio, cosa che ha aiutato moltissimo l’intero progetto, soprattutto quando ho capito quanta roba ci fosse da raccontare in ogni numero.

Dopo aver risolto questa parte, ho dovuto creare una linea temporale che mi chiarisse quanto vecchi sarebbero stati i protagonisti in ogni decennio, basandomi sulle loro apparizioni nelle storie. Mi sono riletto tutti gli albi di Amazing Spider-Man e ho creato una mappa degli eventi, di quegli estratti su cui avrei voluto lavorare in ogni albo. Quindi, prima ancora di scrivere la prima sceneggiatura, sapevo già cosa sarebbe accaduto in ogni uscita di Life Story.

Volevo che tutti i fatti più importanti fossero conservati, perché parte del divertimento sarebbe stato vedere come l’effettivo scorrere del tempo li avrebbe influenzati. Ma, più ci si allontana dalle storie degli anni Sessanta e più diventa difficile far funzionare le cose. Ci è voluto davvero uno sforzo enorme di logica e pianificazione per capire come riuscire a portare la vicenda da un punto all’altro, aggiornando nel frattempo l’aspetto dei personaggi. Un sacco delle loro scelte sono basate sulla direzione che avevamo bisogno di prendere per fare in modo che i cambiamenti apparissero coerenti, una progressione naturale basata sul passare realistico del tempo.

 

Spider-Man: Life Story, anteprima 01

 

Un posto particolare nel cuore di Zdarsky, all’interno di Spider-Man: Life Story, lo occupa Venom, che nel numero dedicato agli anni Ottanta ha un po’ vissuto da vero protagonista, con un percorso importante all’interno della storia.

 

Spider-Man ha fatto un’apparizione nel mio quinto numero di Daredevil. Credo che Peter sia il vero nucleo etico dell’Universo Marvel, quindi ho spinto per poterlo usare in quell’albo, perché avevo bisogno che fosse proprio lui a parlare con Matt. A pare questo, lo rivedrete nel numero #11, in cui c’è forse la mia scena preferita di Spider-Man tra quelle che ho scritto.

 

 

 

 

Fonte: Adventures in Poor Taste