C’erano Tom King e il suo sodale Mitch Gerads, team creativo di Mister Miracle, Batman e Sheriff of Babylon, a incontrare i lettori giunti al Comic-Con International 2019, nella giornata di ieri. I due hanno parlato dei loro progetti in corso e di quelli che li attendono in futuro per la DC Comics, rispondendo in seguito alle domande del pubblico.

 

 

Ovviamente, gli occhi erano puntati soprattutto su King, principale sceneggiatore delle avventure del Cavaliere Oscuro dal rilancio Rinascita, protagonista di un clamoroso cambio di piani editoriali e, in generale, uno dei nomi maggiormente apprezzati dalla critica degli ultimi anni.

 

Heroes in Crisis #1, copertina di Clay Mann

King – Mi ricordo quando proposi City of Bane alla DC Comics. Brian Bendis venne da me e mi disse che venticinque numeri consecutivi in cui Batman avrebbe sofferto sarebbero stati tosti da accettare per il pubblico, ma che è fondamentale cadere prima di potersi rialzare nuovamente.

Questa storia è l’inizio della fine. La mia run su Batman parla di due concetti fondamentali: Bane è cattivo, ed è quel che raccontiamo qui. Poi si torna alla situazione con Catwoman. E tutte le domande troveranno risposta nel numero #80.

I lettori hanno davvero detestato Heroes in Crisis. Non credo di aver mai scritto una storia più odiata di questa. Ma io l’ho adorata. Credo di aver comunicato esattamente il messaggio che volevo e che la morte di Wally sia stata un ostacolo importante da superare per i lettori.

Gerads – Aveva perfettamente senso. Quando succedono cose brutte ai personaggi, è perché se lo sono meritato. Tutto portava a quel momento e doveva andare com’è andata. Il concetto della storia era proprio questo: quando sbrocchi, esci dal tuo personaggio. Non succede mai il contrario.

King – Wally è il Flash con cui sono cresciuto, il Peter Parker dell’Universo DC. Era dura per lui, perché era il simbolo di Rinascita che uccideva la gente. Chiariamo una cosa: Wally non è un omicida, non è un assassino. C’è eroismo nella vulnerabilità. Dire sempre che sono forte non è forza, è arroganza.

Gerads – Un tempo andavo ogni anno a vedere la consegna degli Eisner, e ora sono diventati un traguardo realistico nella mia carriera. Essere nominato al premio è una cosa folle. Una delle gioie che deriva dal fatto di lavorare con Tom è che, ogni volta, creiamo qualcosa di realmente nuovo. Sono davvero orgoglioso di questo.

Batman #71, copertina di Mikel Janin

King – Andate a leggervi le storie Alan Moore: in tre pagine racconta più cose di quel che la maggior parte della gente riesce a fare in trenta. Perciò, ovvio che mi piace scrivere storie brevi. Non c’è miglior modo di realizzare fumetti di sapere quando finiranno. Ti consente di lavorare meglio con gli spazi e i tempi. So di avere dodici numeri per combinare qualcosa, quindi non devo fare tutto nei primi quattro. E la lettura che ne consegue è molto più completa, come quella di un romanzo.

Lavorare al film New Gods è una fottuta gioia. Ava DuVernay è grandiosa. Non è affatto egocentrica, mi ha invitato a pranzo e mi ha chiesto chi avrei voluto nella squadra. Ha deciso di mettere assieme un gruppo di persone che conoscessero davvero Jack Kirby. Da settimana prossima avrò il privilegio di lavorare gomito a gomito con lei.

Cosa abbiamo cambiato nelle trame di Batman alla luce del mio abbandono della serie? L’arco narrativo The Fall and the Fallen era stato progettato per essere una storia incentrata su Ra’s al Ghul, che avrebbe portato a City of Bane. I miei editor mi hanno fatto notare che c’era troppa poca enfasi su Gotham. Avevano ragione.

Se mi manca la liberà di scrivere romanzi? No. Se avessimo realizzato Mister Miracle ma lo avessimo intitolato Super Escape Artist, a cosa sarebbe servito? Quel che mi piace, quando ho a che fare con personaggi già esistenti, è semplicemente alzare l’asticella per loro.

 

 

Fonte: Comic Book Resources