Ieri vi abbiamo dato conto delle opinioni di Jordan D. White sugli eventi che la Marvel dedica ai mutanti: i suoi preferiti, quel che funziona, quel che vorrebbe vedere. Le considerazioni in merito all’argomento dell’editor degli X-Men non finivano lì.

Ecco alcuni dettagli molto tecnici di una delle eminenze grigie della Casa delle Idee su questo importante elemento della proposta narrativa superoistica, a partire da cosa cambierebbe delle scelte passate, sue o della casa editrice.

 

House of M: The Day After #1, copertina di Randy Green

Credo che, potendo, non avrei fatto Decimation. Sempre ammesso che si trattasse di un evento, in sé, ma il punto è che non avrei voluto portare avanti il concetto di “basta mutanti” alla fine di House of M.

Capisco la critica che molti fanno al fatto di aver creato mutanti con troppa libertà e leggerezza, che era troppo facile semplicemente dar vita a nuovi personaggi che erano caratterizzati, come retroterra narrativo, solo dal fatto di appartenere a quella razza. Ma credo che il problema sarebbe stato meglio risolverlo internamente, dicendo agli scrittori di smettere di farlo.

Spazzare via un consistente numero di appartenenti alla razza mutante è qualcosa che ho sempre pensato non fosse la scelta migliore. Ha portato a un sacco di eventi che mi piacciono poco.

Per me, ridurre il novero dei mutanti a 198 individui significa che non sono più una minoranza, ma ridurli statisticamente quasi a zero. Odiare e temere i mutanti passa dall’essere una reazione limitata e retrograda a essere qualcosa di insensato. Quante possibilità ha la gente di incontrarne uno se sono meno di duecento nel mondo? Sarebbe come odiare tutti i mancini d’Europa che hanno Stefan come secondo nome. Probabilmente ce n’è qualcuno, ma perdere tempo con una cosa del genere è assurdo.

 

L’evento più sottovalutato della storia mutante per White? Probabilmente Scisma, splendidamente raccontato da Jason Aaron e importantissimo per tutte le conseguenze che ha prodotto.

L’editor ha poi parlato di un caso recente: Ciclope è apparso nelle storie di Champions legate a War of the Realms. Un caso utile per spiegare come si gestisce dietro le quinte editoriale il prestito di un personaggio della divisione mutante a una storia che esula da quel contesto specifico.

 

Champions #5, copertina di Kim Jacinto

Di solito, è questione di coordinazione tra editor. Anche per questo lavoriamo tutti nello stesso ufficio. In questo particolare caso ero già in comunicazione con Tom Brevoort riguardo al progetto, perché mi avevano chiesto di utilizzare uno dei mutanti più giovani e avevamo deciso per Dust.

Quando Tom mi ha contattato per sapere se Ciclope avrebbe potuto apparire in Champions durante War of the Realms, così da riunirsi ai suoi vecchi compagni di squadra, ho pensato che avrebbe funzionato alla grande. Ne ho parlato con Matt Rosenberg e l’ho messo in contatto con Jim Zub, in modo che potessero sapere quali fossero i piani rispettivi per l’evento.

Quando Tom ha avuto in mano la sceneggiatura di Jim per il primo numero di Champions, me l’ha mandata, così io e Matt abbiamo potuto darle un’occhiata, per assicurarci che il nostro lavoro collimasse. Non ricordo se abbiamo mandato dei commenti: nel caso, probabilmente qualche piccola nota. In generale, tutto è andato liscio.

 

 

Fonte: Adventures in Poor Taste