Nuovo appuntamento con la rubrica in cui Jordan D. White risponde alle domande dei fan riguardo alle trame, i retroscena, i personaggi e i piani in atto sugli X-Men. L’editor capo delle testate mutanti Marvel ha iniziato parlando di un suo grande amore narrativo del passato: Excalibur.

 

X-Men: Gold Annual #1, copertina di Alan Davis

La serie era un equilibrio pazzesco di dramma e umorismo, con il risultato che quest’ultimo ne usciva in risalto ed era davvero grandioso. Credo che la gente tendesse a vederlo come un fumetto comico. Ma conteneva grande azione e avventura. È la serie che mi ha fatto innamorare di Kitty, Kurt, Rachel, Brian e Meggan, che li ha resi così reali e concreti. E poi penso che Alan Davis fosse al suo meglio assoluto. La serie inizia con Claremont ai testi e Davis alle matite. Una coppia pazzesca.

Poi sarebbero arrivati altri artisti e, senza offesa, nessuno fu all’altezza di Davis. Alan lasciò e ci fu un periodo di aggiustamento in cui la serie traballò, ma poi arrivarono i cicli che coinvolgevano le School Girls, il Limbo, i Lupi di Guerra. E poi il ritorno di Alan Davis che prese in mano anche i testi e, cavolo, la serie cantava. Per quanto abbia amato le storie di Claremont, credo che quelle di Davis in solitaria siano anche più incredibili. Penso di aver letto i numeri da #42 a #50 un miliardo di volte e li adoro in tutto. Alan ha sempre avuto uno o più ruoli sulla serie fino al numero #67 e la serie spaccava.

Credo che i New Mutants siano stati un’idea geniale perché per primi unirono i due concetti base dietro alle formazioni degli X-Men: la squadra di giovani eroi e il team internazionale di eroi. Erano la nuova variazione di Claremont all’idea originale di Stan e Jack, aggiornata a una serie moderna. E funzionò alla grande. Sembrava che un nuovo aspetto delle storie mutanti si fosse aperto e che fosse accaduto tornando alle origini degli X-Men. Una serie davvero spettacolare.

 

White ha parlato quindi di X-Force. Non c’è spazio, a quanto pare, per una versione del gruppo alla Peter Milligan (tornata però nello speciale dedicato a X-Statix). Attualmente, la fisionomia della squadra è quella più classica, cementata dalle storie di Rob Liefeld, che la vedevano come un team di intervento sotto copertura e che si occupa delle missioni più sporche del mondo mutante.

 

X-Force #2, copertina di Pepe Larraz

Shatterstar ha avuto un’evoluzione importante come personaggio, lo adoro. Credo che la sua relazione con Rictor sia affascinante e spero di poter vedere ancora di più sull’argomento con il proseguire della storia, che le cose per loro vadano bene o male. Inoltre, vorrei tanto vedere una storia di padre e figlio tra Shatterstar e Longshot. Cavolo, quanto mi piacerebbe.

Come mai Boom-Boom è stata in così tanti team? Perché non è mai in prima fila ma alla gente piace un sacco. Credo che parte del motivo per cui piace al pubblico sia il suo umorismo, ma non è un personaggio che sia mai stato protagonista di grande svolte drammatiche. Tende a trovare spazio in serie che le consegnano momenti importanti, azione scatenata e battute fulminanti… ma raramente la vediamo crescere emotivamente o svilupparsi in una direzione. Il che significa che ha grande spazio per diventare un personaggio ancora più amato.

Non posso dirvi molto di quel che succede ai personaggi in House of X. Cambierà molte cose sulla lavagna e, per ora, mi pare che nessuno abbia capito in quale direzione. Monet sarà in una situazione molto diversa da quella in cui l’abbiamo lasciata, così come la maggior parte dei suoi colleghi. Inoltre, non credo che la prospettiva dei mutanti in generale sul mondo sarà la stessa a cui i lettori sono abituati. Anche l’idea di un gruppo simbolo sarà in crisi. Saranno tutti molto concentrati sulle loro missioni e a portarle a termine.

House of X #1, copertina di Pepe Larraz

La promozione, finalmente, dei mutanti più giovani a X-Men è il motivo per cui non va bene che esistano settantuno generazioni diverse di mutanti. L’Universo Marvel funziona in modo da non poter permettere che il tempo passi, di fatto. I lettori detestano quando gli ricordo che Ciclope ha ventisette anni, eppure questo è il dato ufficiale.

Ci sono un sacco di discussioni che ho letto in rete a sostegno del fatto che sia impossibile, che tutti quegli eventi non ci stanno in una vita così breve, che i riferimenti non tornano. Grazie al cielo, la Marvel non è tenuta ad attenersi alla logica.

Se volete una spiegazione intradiegetica di come funzioni il tempo nell’Universo Marvel, Al Ewing ve l’ha consegnata in Ultimates, con il concetto di gravità cronometrica che ha attratto alcuni eventi a sé, dal passato al presente, riscrivendo il primo man mano che il tempo procedeva. Personalmente, adoro questa spiegazione.

 

Come scegliere il tempo giusto per lanciare una serie satellite? Sono sempre i piani narrativi a dettare la scaletta, secondo White. Quando ci sono grandi storie in ballo, crossover importanti e si ha la necessità di creare varietà, ecco che succede. Altrimenti, si tratta di scommesse sul successo, che vengono valutate di volta in volta.

 

House of X e Powers of X #1, copertine di Mark Brooks

 

 

Fonte: Adventures in Poor Taste