Non Jordan D. White, editor delle testate mutanti Marvel, questa settimana ai microfoni di Adventures in Poor Taste, per il consueto question time con i fan, ma un nome ancor più altisonante a rispondere alle domande. Si tratta di quello di Jonathan Hickman, lo sceneggiatore cui la Casa delle Idee ha dato in mano le chiavi del destino degli X-Men.

Ecco le dichiarazioni più succose scaturite:

 

Powers of X #1, copertina di R.B. Silva

Il mio primo contatto con gli X-Men è avvenuto il primo anno di superiori. Eravamo in palestra e il coach Shaw stava urlando dietro a tutti quanti, ma io non lo ascoltavo. Guardavo gli X-Men e loro guardavano me… e poi ci fu un momento in cui tutta la classe fu costretta a fare dei piegamenti. Tutti vestivano pantaloncini corti.

Sono diversi anni che ho un’idea abbastanza precisa di quel che voglio fare con gli X-Men. Per lo più, vedrete il piano generale dispiegarsi in Powers of X. House of X è invece nata, come idea, nel momento in cui ci siamo resi conto di quanto avremmo potuto spaziare nell’Universo Marvel e nel contesto dei mutanti.

Insomma, c’è una bella differenza tra la pianificazione di una serie e quella di un’intera linea di prodotti narrativi. Mi ci sono voluti circa cinque mesi, durante i quali ho riletto un sacco di vecchie storie, ho pensato parecchio e ho redatto un bel po’ di documenti sia per gli editor Marvel che per gli autori che avremmo coinvolto. Un lavoraccio.

Difficile dirvi cosa leggere prima delle mie due serie. Sono però abbastanza sicuro del fatto che entrambe possano essere iniziate da zero. Ne sono certo perché è il modo in cui lavoro. Certo, ci saranno sicuramente dei casi in cui tratterò i personaggi peggio di qualcun altro, ma questo non ha nulla a che vedere con le run precedenti che li riguardano.

“L’idea delle squadre, della scuola e via andare non sarà necessariamente quella che ci terremo più stretti.”Lasciatemi dire che, avendo riletto un sacco di cose, ho maturato la convinzione che lo scrittore degli X-Men più sottovalutato di sempre sia Mike Carey. Credo sia ovvio per tutti che sia un bravo sceneggiatore, ma ci sono un sacco di elementi nascosti nelle sue storie che sono idee spettacolari lasciate lì a uso e consumo degli scrittori che l’hanno seguito e che sono state ignorate.

I miei personaggi preferiti degli X-Men sono Magneto, la Regina Bianca, Sinistro, Monet e, quindi a pari merito, Sunspot e Cannonball. Sono innamorato dei membri originali di Generation X. Monet era la mia preferita del gruppo. Probabilmente anche la mia infatuazione per Emma Frost è nata con quelle storie. Ma amo tutti i protagonisti. Per quanto riguarda gli altri tre personaggi della mia top five, ci sono Sinistro, che è entrato nel mio cuore all’epoca delle storie di Kieron Gillen. Bobby e Sam sono in classifica perché, da soli, sono riusciti a rendere Avengers una serie nuovamente interessante.

Powers of X #2, copertina di R.B. Silva

House of X e Powers of X non sono due serie che, semplicemente, parlano di team con le loro missioni. Detto questo, ci sono dei team che vanno in missione, ma il fatto è che il focus della storia sta altrove. Con l’andare della vicenda, l’idea delle squadre, della scuola e via andare non sarà necessariamente quella che ci terremo più stretti. Non voglio dire troppo, quindi mi limito, ma sappiate che non vedrete le tradizionali squadre blu e oro, per intenderci.

Una delle mie regole d’oro è che i mutanti si vestono come mutanti e non come umani. Se ci pensate, ci sono un sacco di meravigliosi costumi che i personaggi hanno vestito per anni, un intero oceano di uniformi. Alcune sono ovviamente brutte e non le useremo, ma perlopiù i mutanti hanno goduto di un design meraviglioso, tra i migliori nella storia del Fumetto.

Nella storia che racconteremo, ha perfettamente senso che Tempesta abbia un intero armadio pieno di costumi da Tempesta. Non pantaloni della tuta e maglioncini. Se dovesse avere l’esigenza di vestirsi da “civile”, allora quegli abiti civili rifletteranno i colori della sua uniforme, identificandola immediatamente come Tempesta. Oppure saranno un compromesso accettabile, un po’ come le divise di pelle dell’epoca di Frank Quitely.

 

 

Fonte: Adventures in Poor Taste