Superman: Year One ha fatto il suo debutto negli Stati Uniti un paio di giorni fa. Frank Miller scrive una storia dedicata interamente all’Uomo d’Acciaio e John Romita Jr. torna sul personaggio con questa graphic novel, dopo il suo exploit non proprio unanimemente applaudito di qualche tempo fa.

Il sito ufficiale della DC Comics, giustamente impegnato a mettere sotto i riflettori un progetto condotto da due così grandi nomi, ha rivolto loro alcune domande. Ecco cos’hanno dichiarato di interessante Miller e Romita su questo titolo dal formato editoriale di grandi dimensioni e targato Black Label.

 

Superman: Year One, copertina di John Romita Jr.

Miller – Siamo di fronte al racconto dell’odissea di Kal-El dal pianeta Krypton alla Terra, da piccolo bambino bizzarro a Superman. Si tratta di un viaggio dell’eroe in cui un ragazzo scopre i suoi poteri e, soprattutto, il suo destino. Aspetto di raccontare questa storia da quando ero un bambino. Lavorare con un artista come John Romita Jr. è un piacere, come al solito. Ogni volta, va ben oltre le mie aspettative.

La storia è connessa con quel che ho raccontato nell’universo del Cavaliere Oscuro e in Batman: Anno Uno. Sarà interessante, perché abbiamo dato davvero il meglio di noi su una vicenda notevole e un personaggio davvero incredibile. Non serve leggere assolutamente niente per godersela. La trama in poche parole? Arriva Superman e niente sarà come prima.

Romita Jr. – Si tratta di una versione alternativa delle origini e della formazione di Superman. Scaviamo davvero a fondo nella natura del personaggio, che cresce davanti a noi, da infante a giovanotto fino ad adulto. I periodi che narriamo sono già stati raccontati, tranne forse per alcune, poche vignette che scendono in profondità di singoli momenti della sua vita. Mostreremo tutti i problemi che derivano dal fatto di essere un alieno in Kansas, in mezzo a bambini normali e il modo in cui li affronta. Si tratta di un’analisi molto profonda.

Innanzitutto mi entusiasma lavorare nuovamente con Frank. Con tutta la storia che abbiamo alle spalle. Secondo: lavorare sul personaggio più famoso e probabilmente iconico del settore. Terzo: la grandezza del progetto. Duecento pagine di storia su formato ampio. Tutto di questo fumetto è gigantesco.

 

Un formato che, secondo l’artista, farà scuola nei prossimi anni e una storia su cui dichiara di aver goduto di grande libertà, concessagli da Miller e dalla natura del progetto. Il disegnatore non ha mai trattato il passato di Superman, e la cosa lo ha divertito molto: è stata un’esperienza di scoperta.

 

Romita – Lo dico con umiltà e con timidezza, ma questo, gente, è il miglior fumetto che possiate leggere. Non credo che si inserisca nella continuity della DC, ma questa è la parte divertente. Tutto quel che succede accade come risultato di questa storia. Certo, ci sono personaggi comuni ad altre, ma tutto è molto contenuto. Un’analisi coerente e coesa di Superman sin dalla sua nascita.

 

Romita ha avuto anche parole di lode per Danny Miki e Alex Sinclair, alle chine e ai colori. Come Frank Miller, anche loro sono artisti, il che ha reso il lavoro molto più semplice e la comprensione molto più immediata.

 

Superman: Year One, variant cover di Frank Miller

Romita – Abbiamo studiato questo modo di lavorare assieme a Frank, che lo vede consegnarmi un soggetto e lasciarmi la libertà di raccontare per immagini in alcune fasi. Poi sarà lui ad aggiungere i dialoghi lavorando in accordo con i disegni, in qualche modo.

Adoro questo processo. Fa paura, perché si tratta di duecento pagine e c’è un sacco di spazio in cui perdersi, un sacco da riempire. E non ho fatto tanto riferimento al passato noto di Superman, nel lavorarci, quanto più a situazioni che conosco io, dai tempi della scuola. Il football, il rapporto con i bulli, le cotte adolescenziali. Laddove ho potuto, ho riutilizzato le mie esperienze giovanili.

E poi Frank ha raccontato di Clark che si arruola in Marina, il che mi ha consentito di mostrarlo tra i SEALs. Frank ha anche parlato con il corpo d’armata perché dessero un’occhiata al materiale, e loro ci hanno dato il loro benestare. Grandioso. La cosa ha perfettamente senso nella storia di Clark. Vive nel Midwest, ma viene da un pianeta pieno di oceani. Quindi è normale che a un certo punto voglia vivere sull’acqua.

 

 

 

Fonte: DC Comics