Tanti sono gli artisti che nel recente passato hanno contribuito a caratterizzare con il proprio lavoro la rinascita della Valiant. Tra questi c’è Juan José Ryp, disegnatore spagnolo che, dopo aver lavorato con grandissimi nomi del Fumetto, ha deciso di contribuire a serie come Imperium, Ninjak e Harbinger Renegade, oltre ad affiancare Peter Milligan nella creazione di Britannia.

In occasione del recente Comicon 2019, abbiamo avuto il piacere di incontrare il sempre sorridente e affabile Ryp e di scambiare con lui quattro chiacchiere sul suo lavoro di fumettista.

Ringraziamo Claudia Bovini, direttore editoriale di Star Comics, per la disponibilità.

 

Ciao, Juan, e benvenuto su BadComics.it!
Cominciamo da “Britannia”: cosa ti ha spinto ad accettare questo progetto Valiant così particolare?

Ciao a tutti. Senza dubbio l’onore di poter lavorare con un grande come Peter Milligan. Dal punto di vista artistico, invece, posso dirti che per me è stato molto stimolante poter cominciare a lavorare su una serie che partiva da zero, mentre tutti gli altri progetti in cui ero coinvolto facevano parte di un universo supereroistico già ben definito. Inoltre, il fatto che “Britannia” sia una serie storica ambientata nell’antica Roma ma con una preminente componente orrorifica mi ha portato ad abbracciare quest’avventura ad occhi chiusi.

Un’occasione che non ti sei lasciato scappare, insomma.

Esatto. Quando l’editor Warren Simons è venuto da me a propormi “Britannia”, io stavo lavorando su diversi personaggi Valiant, sebbene il mio coinvolgimento spesso si limitava a singole uscite. La natura originale di “Britannia”, unita alla mia convinzione che sarebbe diventato un titolo di successo, non mi ha fatto avere alcun dubbio in merito al salire a bordo e lavorare con Milligan.

Sei un disegnatore molto prolifico. Negli ultimi anni ti abbiamo visto coinvolto su molte serie Valiant, e non solo. Come selezioni i progetti che ti vengono proposti?

Sono una persona davvero molto disponibile e dico sempre di sì a tutto quello che mi propongono! [Ride] Al di là delle battute, da quando sono alla Valiant sono sempre stato molto impegnato e ho rifiutato solo qualche proposta, a seconda del tempo a disposizione. Per esempio, sono stato costretto a lasciare a CAFU il completamento di un numero di “Imperium” perché in quel periodo ho avuto alcuni problemi familiari.

C’è un personaggio o una serie Valiant che ti ha particolarmente colpito e sul quale vorresti tornare a lavorare?

Come dicevo ieri in conferenza, ogni mio lavoro è come un figlio per me, risulta sempre difficile poterne scegliere uno. Di certo posso dirti che “Britannia” è una delle mie preferite, dato che si tratta di un progetto che mi ha visto coinvolto non solo per la creazione dei character design ma anche per i nomi dei personaggi.

Ti racconto un piccolo aneddoto: nei progetti di Milligan il protagonista [Antonio Axia – NdR] doveva chiamarsi Antonius Axilia, ma io ho spiegato a Peter che in spagnolo axilia significa “ascella”, quindi abbiamo deciso di comune accordo di modificarlo in Axia. Non è l’unico caso in cui sono intervenuto con qualche suggerimento. Di certo, aver preso parte alla creazione di una serie da zero fa sì che “Britannia” sia quella a cui mi sento più legato.

Oltre a Milligan, nel corso della tua carriera hai lavorato anche con altri grandi nomi del Fumetto: a quali ti senti particolarmente legato?

Bella domanda! [Ride] Credo di aver avuto una carriera davvero piena. Ho avuto il piacere di lavorare con Frank Miller, Alan Moore e Warren Ellis. Come sceglierne uno quando hai lavorato con nomi così grandi? [Ride]

C’è un aspetto che lega questi importantissimi scrittori: tutti mi hanno sempre trattato benissimo, e soprattutto mi hanno dato la possibilità di creare senza alcun limite. Non bisogna sottovalutare questa cosa: sentire la loro fiducia è stato per me importante e mi ha permesso di sentirmi libero di fare quel che ritenevo potesse funzionare meglio per il progetto. Mi reputo un artista molto fortunato sotto questo punto di vista.

Viste le tue importanti collaborazioni, quali sono gli aspetti che ti hanno spinto ad accettare di lavorare per una casa editrice come la Valiant invece che con le major?

Sebbene non abbia un contratto in esclusiva con Valiant, mi propongono così tanti lavori che per me diventa difficile accettare qualsiasi altro incarico. Al di là di questo, posso dirti che poter lavorare per una casa editrice di medio livello ti impedisce di correre a ritmi assurdi. Non ci sono tutte quelle follie che invece accompagnano le altre case editrici.

Del resto, hai maturato tantissima esperienza in questi anni, lavorando per grandi e piccole case editrici: quali altre differenze hai avvertito?

Non ci sono grandissime differenze se non nelle deadline per le consegne. Le major hanno scadenze sicuramente più serrate rispetto ai piccoli editori. Anche se in una mia recente esperienza con Avatar Press ho lavorato a ritmi feroci, con tempi davvero strettissimi.

Ho collaborato con Warren Simons quando era editor alla Marvel e poi di nuovo in Valiant. Il rapporto con lui era stupendo prima e lo è ancora oggi, quindi non ho avvertito poi molte differenze.

C’è un personaggio in particolare sul quale vorresti lavorare in futuro?

In casa Valiant, sicuramente mi piacerebbe lavorare su Faith. Sebbene in passato abbia realizzato qualche copertina e abbia chiesto più volte di disegnarne gli interni, non ho ancora avuto il piacere di prestare la mia arte su quest’icona del femminismo. Ci terrei davvero tanto.

In generale, più che lavorare su qualche serie nello specifico, vorrei poter dar seguito a uno dei miei progetti personali. Ho accumulato tanta esperienza e adesso mi piacerebbe poter applicare tutto quello che ho imparato dai grandi nomi con cui ho lavorato, e magari pubblicare questo fumetto con una qualche major.

In Europa, è già uscito qualche mio lavoro autoriale: si tratta principalmente di fumetti erotici. Ho tantissimi lavori nel cassetto, molti dei quali ispirati a grandi maestri come Paolo Eleuteri Serpieri o Milo Manara. Il mio sogno sarebbe poter vedere uno di questi lavori pubblicati da una grande casa editrice.

In chiusura, tra gli scrittori con cui hai lavorato, a chi ti ispiri per il tuo lavoro come autore completo?

Per quanto sia difficile risponderti, posso dirti che sicuramente mi piacerebbe avere la capacità di Alan Moore di racchiudere in una sola riga di testo intere sequenze fitte di avvenimenti. Quando leggi le sue sceneggiature, ti ripeti “questo è un genio, non potrò mai fare di meglio”. Oppure, mi piacerebbe riuscire a dare forma alle più disparate intuizioni, come fa Ellis: un vero pazzo quando scrive!

 

Pasquale Gennarelli e Juan José Ryp