Neil Marshall ha avuto due ottime intuizioni, nel dirigere questa nuova incarnazione di Hellboy. La prima è stata quella di non ripetere, nemmeno lontanamente, lo stile narrativo e visivo di Guillermo Del Toro. Il regista premio Oscar ci ha consegnato la propria visione del personaggio in due grandi film, sovrapponendovi la propria estetica e confezionando due storie tanto sue quanto ispirate al lavoro di Mike Mignola. Una via che Marshall non poteva e non doveva certamente ripercorrere. E infatti siamo di fronte a un idea di Cinema completamente diversa.

Seconda saggia decisione, decisamente interessante, è quella di rendere Hellboy molto più boy rispetto al suo passato cinematografico. La storia del demone dalle corna spezzate diventa quella di un sostanziale adolescente, con grandi problemi con la figura paterna, sempre fuori equilibrio, insoddisfatto e con una identità ancora in via di definizione. Non a caso il ruolo del professor Bruttenholm è molto più importante in questo nuovo...