Proseguiamo la nostra serie di interviste agli autori dei nuovi episodi di Wondercity in arrivo il prossimo autunno per Tatai Lab, a più di dieci anni dall’interruzione del fumetto originale.

Oggi facciamo la conoscenza di Denny Minonne, il disegnatore dell’ottava Tales of Wonder, che sarà pubblicata in coda all’ultimo numero della prima stagione.

 

Ciao, Denny! Vuoi presentarti ai lettori di BadComics.it?

Denny Minonne

Ciao a tutti, sono Denny Minonne, ho 28 anni e vivo a Livorno. Sono un illustratore freelance e la mia grande passione sono i film e le serie d’animazione, infatti il mio sogno nel cassetto è quello di poter lavorare per i grandi studios americani e contribuire a creare quelle opere che rimangono nel nostro cuore anche dopo tanti anni.

Dopo le superiori mi sono iscritto e diplomato alla Scuola Internazionale di Comics, a Firenze, per continuare gli studi come fumettista, l’idea di raccontare attraverso il foglio e la matita era – ed è tuttora – il mio modo preferito di esprimermi.

Sperimentare e poter affrontare diversi lavori attraverso il disegno è estremamente stimolante e mi permette continuamente di scoprire qualcosa di nuovo sulla mia professione, e di conseguenza su me stesso. Ho collaborato come disegnatore per l’ottava “Tales of Wonder”, intitolato “Una vocina”.

Conoscevi il fumetto prima che Tatai Lab decidesse di rilanciarlo?

Purtroppo non lo conoscevo. “Wondercity” in sé è un’opera molto variegata, e nel suo insieme crea un’ambientazione incredibile, penso che gli elementi stilistici più belli si vedano nell’incontro tra la diversità stilistiche: dai grandi grattacieli con piante e vetrate ovunque ai cittadini molto variegati che convivono nello stesso posto, nelle stesse vignette.

Cosa rende, secondo te, “Wondercity” davvero “wonderful”?

Il fatto che, nonostante ci sia un tono spensierato, non nasconda toni cupi e cinici. “Wondercity” è “wonderful” perché non è solo come ci appare sfogliandolo, ma è stratificato…un po’ come la vita, in fondo.

Cos’hai pensato appena hai letto la sceneggiatura del tuo numero di “Wondercity”?

Inizialmente, che fosse molto divertente, avendo ricevuto un capitolo dal tono comico. Dopo averlo letto un paio di volte, ho pensato a come realizzarlo in modo da renderlo vivo e interessante.

Quale ambientazione ti risulta più facile e rilassante disegnare/colorare? E qual è quella che ti crea più difficoltà? 

Mi trovo più a mio agio con un’ambientazione boschiva o generalmente naturale. Di contro mi crea difficoltà creare edifici e sfondi urbani. Questo perché, essendo un tipo un po’ caotico e impreciso, mi trovo bene a rappresentare la natura disordinata contrapposta a un’ordinata serie di palazzi estremamente precisi.

C’è qualche personaggio a cui ti senti affine? 

Direi la protagonista, Roary, per via della sua empatia e del suo potere con cui, a volte, evade dalla realtà, cosa che succede anche a me viaggiando tra i miei pensieri.

Cosa pensi di questa nuova edizione? Temi il peso del confronto o, al contrario, ti emoziona?

Penso che sia un peccato che la precedente edizione non si sia conclusa e mi sento molto emozionato a far parte della sua rinascita. In più “Wondercity” è molto affine al mio stile, sia a livello di disegno che narrativo, perciò sento di poter dare davvero un contributo.

Il peso del confronto resta, comunque. I vecchi autori erano molto bravi, perciò non devo semplicemente cercare di dare il meglio, ma anche omaggiare il lavoro originale cercando di non creare un distacco netto tra il “prima” e il “dopo”.