Vi abbiamo già parlato di Prisoner X, una delle miniserie che fanno parte del progetto Age of X-Man. Vita Ayala e German Peralta, sceneggiatrice e disegnatore, rispondono alle domande del sito ufficiale della Marvel all’indomani dell’uscita del primo numero della storia, che racconta le gesta di Alfiere e di una serie di altri mutanti prigionieri della Stanza del Pericolo e testimoni del lato meno rassicurante dell’utopia creata da Nate Grey.

Ecco cos’hanno dichiarato gli autori di nuovo rispetto a quel che già sappiamo:

 

Age of X-Man: Prisoner X #1, copertina di Patch Zircher

Ayala – Era importante, per me, raccontare i luoghi in cui i personaggi della storia sono stati imprigionati. Ho letto e visto un sacco di opere di narrativa che raccontano le reazioni delle persone in situazione di oppressione, di mancanza di spazio, ma poche si concentrano su come quello spazio interagisca con il prigioniero. Non penso di poter dire molto di più, per ora, ma io e German abbiamo cercato di fare in modo che i luoghi avessero senso non solo all’interno di una storia degli X-Men, ma in rapporto ai singoli individui che vediamo sulla scena.

Peralta – Adoro cercare e poi inserire riferimenti provenienti da altri fumetti e includerli come strizzate d’occhio nelle storie, ma in questo caso ho scelto una via completamente diversa. Siamo di fronte a uno scenario tutto nuovo e ho fatto del mio meglio per mettere sulla pagina quel che Vita aveva in mente. Mi piace quando gli sceneggiatori cercano di farsi capire da noi tramite dei riferimenti precisi ma lasciando al disegnatore libertà creativa. Nel materiale che Vita mi ha passato come riferimento c’erano canzoni. Credo sia la prima volta che mi capita. Grandioso.

Ayala – Alfiere è in prigione, alla luce degli eventi che avete letto in Age of X-Man: Alpha. Ci siamo trovati davanti alla necessità di trovare un equilibrio tra l’esigenza di renderlo riconoscibile ai lettori e scriverlo in maniera che avesse senso nel contesto dell’evento. Ho parlato con Zac Thompson e Lonnie Nadler della sua identità in questa realtà alternativa e del modo in cui la sua mente avrebbe reagito a quel che gli accade intorno. Devo dire che la sua caratterizzazione è soprattutto sulle spalle di German, che ha studiato linguaggio del corpo ed espressioni che comunicano in maniera implicita molta della sua personalità.

German – Dico spessissimo che sono sempre fortunato a disegnare personaggi che mi piacciono, o perché amo la loro storia o perché sono belli da vedere. Da bambino ero un fan degli X-Men degli anni Novanta, e Alfiere era uno di quelli che mi piacevano di più. In questo caso lo vedremo un po’ diverso dal solito e ho deciso di immergermi di più nel suo lato umano, perché i lettori potessero empatizzare con lui. Per me è importante che attraverso i fumetti i lettori comprendano anche che tipo di persona sia il personaggio, non solo quanto sia forte e quali siano i suoi poteri.

 

Ayala ha parlato dell’importanza delle sue esperienze precedenti come sceneggiatrice Marvel: la sua storia su Pantera Nera per il revival di Marvel Knights le ha concesso di familiarizzare con la caratterizzazione di un personaggio a fumetti, mentre la scrittura di Shuri le ha consentito di farsi un’idea della gestione del dinamismo di una sceneggiatura.

Peralta, molto più esperto della collega, ha citato Cable come uno dei progetti più soddisfacenti della sua carriera, che lo ha messo di fronte a storie riguardanti un team di eroi molto ampio. Sempre una difficoltà in più, per un artista.

 

Ayala – Gabby e Alfiere sono i miei preferiti di questa storia. Lei è nel mio cuore da tempo, specialmente dopo le storie di Mariko Tamaki su X-23, mentre Alfiere è proprio una delle ragioni per cui anni fa mi appassionai agli X-Men.

Peralta – Adoro disegnare Bestia, per il semplice fatto che mi piace un sacco il suo personaggio e tutto quel che lo riguarda.

 

 

 

Fonte: Marvel