Mister Miracle viene pubblicato negli Stati Uniti in volume, e Tom King viene intervistato sull’argomento. Una delle serie americane più belle dell’anno scorso, per molti il fumetto dell’anno, arriva nelle librerie in edizione completa. Quale occasione migliore per qualche considerazione in retrospettiva?

Ecco le dichiarazioni più interessanti dello sceneggiatore di Batman e Visione:

 

Mister Miracle vol. 1, copertina di Nick Derington

Non avrei potuto realizzare questa storia se non assieme a Mitch Gerads. E intendo in ogni senso. Dal punto di vista estetico, quando Mister Miracle ci si è presentata alla porta, io pensavo al progetto e mi si è formata l’idea in testa. All’inizio pensavo che forse Michael Walsh sarebbe stato la scelta giusta. Avevamo brevemente lavorato insieme su Vision. Io e Mitch stavamo collaborando a storie più metropolitane [Sheriff of Babylon – NdR]. Lui è uno a cui piacciono quelle cose lì.

E quando pensavo a Mister Miracle mi chiedevo che genere di fumetto sarebbe stato. Crime? No, probabilmente no, ma una storia militare, di guerra. Quando Mitch si è interessato alla cosa, allora ho ripensato tutto quanto cucendolo attorno a lui. Ed è lì che è stato per me possibile pensare a qualcosa di grande, in stile Kirby. Perché avevo Mitch accanto a me. Lui è in grado di tenere le cose con i piedi per terra come nessun altro artista, facendole percepire come molto reali.

Mitch è uno dei migliori amici che ho, quindi abbiamo lavorato a stretto contatto, perché ci conosciamo a memoria. Ha avuto un bambino, durante questo lavoro, il suo primo. Quando siamo arrivati alla seconda parte della serie, lui stava scoprendo cosa voglia dire essere padre, tutti quei piccoli dettagli della paternità a cui non puoi prepararti in anticipo. E nella seconda metà della storia si vede. Stava disegnando sostanzialmente il mondo che vedeva attorno a sé in quel momento. Quindi, in sostanza, Mitch è davvero il co-autore di questo fumetto.

 

King ha quindi parlato della sua abitudine di raccontare storie tristi, quando ha sotto le mani dei super eroi. Il suo paragone principale è Watchmen, una storia che ama e che avrà sempre un grande valore, ma che in qualche modo è possibile superare, in termini di tema e approccio, pur continuando a rispettarla.

 

Il concetto fondamentale di Watchmen è che i super eroi sono una cosa assurda, eppure contiene un grande amore verso di loro. Sono convinto che l’assurdità di questi personaggi sia perfettamente funzionale, se li utilizziamo come metafore. Perché la vita stessa è assurda. Credo che sia possibile una dinamica non troppo diversa da quella dei film Western di John Fonda degli anni Cinquanta. Riconoscevano che una storia basata sulla semplice dicotomia buono/cattivo era stupida, ma anche che in quella dinamica c’era molto di buono, che si poteva estrarre, per riflettere sulle reali difficoltà dell’esistenza.

 

Non a caso, una delle metafore fondamentali di Mister Miracle riguarda la sindrome da depressione post-traumatica. Tuttavia, King ci tiene a precisare che il suo atteggiamento non è per forza oscuro.

 

Per quanto mi piaccia raccontare storie in cui i super eroi guardano fuori dalla finestra e piangono, non è così divertente leggere tutto il tempo questo tipo di vicende. E infatti voglio che chi apre un mio fumetto abbia anche l’occasione di ridere e, certamente, quella di goderselo. Non ho alcun desiderio di far pensare alla gente solo che la vita è una cosa terribile e che l’Arte non debba fare altro che rifletterne gli orrori. Non è questo il mio scopo. Può farlo qualcun altro, ma non mi interessa. A me interessa parlare degli argomenti che mi stimolano, ma farlo intrattenendo.

 

King ha detto la sua anche sul personaggio di Barda e sulla sua fisionomia nella serie:

 

Non è sempre evidente, perché la maggior parte delle storie in prima persona hanno anche una narrazione verbale in prima persona. Mister Miracle non ce l’ha. Tuttavia, tutto quel che sappiamo e che vediamo, veniamo a saperlo e lo guardiamo tramite gli occhi di Scott. Quindi, la percezione che abbiamo di Barda in questa serie è quella che ha Scott di lei, anche se non dobbiamo dimenticare che è un personaggio molto complesso e che, sotto certi aspetti, è quasi lei il personaggio principale.

Ho costruito Barda pensando a mia moglie, e Mitch l’ha realizzata con in mente la sua. E ovviamente, Kirby l’ha creata a immagine della propria. Quindi spero che siamo riusciti a coglierne la magia. Barda è affascinante. Ha sopportato gli stessi traumi di Mister Miracle, ma ne è uscita in maniera del tutto diversa. Ed è per questo che, nel bene e nel male, rappresenta uno dei misteri fondamentali della storia.

 

 

King considera il formato contenuto, di dodici albi, di Mister Miracle semplicemente perfetto per raccontare una storia che stia in piedi da sola. in un mercato che, a suo modo di vedere, spingerà sempre più verso archi narrativi che abbiano una loro coerenza interna e individuale, una serie come questa, che può essere letta albo per albo oppure goduta in qualche ora di lettura, è l’ideale. Dà l’idea di un romanzo. Ed è così che vede la maggior parte dei suoi lavori: romanzi con dentro delle figure, che hanno una fine riconoscibile e danno un senso di compiutezza.

Lo scrittore ha anche commentato una scena specifica, vicina al finale della serie, che non citeremo per non anticipare troppo. Riassumendo, Mister Miracle parla ad Oberon, che in quel momento rappresenta una figura paterna ed anche il portavoce di Jack Kirby. Tanto che lo cita in qualche modo, affermando che “tutto questo ti spezzerà il cuore“.

 

Mister Miracle #3, copertina di Mitch Gerads

Dopodiché ho inserito una frase che dice, più o meno, che se sei bravo abbastanza, troverai qualcuno che ti aiuti a rimetterlo assieme. Mentre scrivevo quella frase, avevo la sensazione di non doverla scrivere. Nessuno dovrebbe scrivere una cosa così da biscotto della fortuna, così accondiscendente. Ma poi ho sentito di farlo perché… quando ero in Iraq, a volte prendevo in mano vecchi fumetti. Tipo Spider-Man #500 di Straczynski  oppure Marvel Two-in-One Annual #7 di DeFalco e Wilson. E quando ero davvero, davvero depresso trovavo qualcosa che mi ispirava…

Insomma, se qualcuno aprirà mai il mio fumetto mentre affronta dei traumi nella sua vita e dovesse trovare una frase in cui dico che se te la vedi brutta, e capita a tutti noi di vedercela brutta, e pensi di essere davvero sul fondo del barile, allora amico mio vedi di vivere un altro giorno, perché magari potresti trovare qualcuno che ti dà una mano… magari uno di famiglia, qualcuno che è disposto a darti un lavoro, un psicologo o anche un potere superiore… se dico alla gente che, ‘fanculo, c’è qualcuno là fuori che ti darà una mano! Resta calmo! Resta fedele a te stesso! Ecco perché ho messo nella storia quella stupida frase da biscotto della fortuna. Perché penso che a volte valga la pena ascoltarla.

 

 

 

Fonte: Comicbook