Non sono una novità i concetti chiave espressi da Grant Morrison nell’intervista che ha rilasciato a Fill Bleed, la rivista di casa IDW Publishing. Lo sceneggiatore scozzese di Invisibles e Arkham Asylum considera Watchmen un fumetto sopravvalutato e ha un rapporto da sempre conflittuale, a volte di aperta inimicizia, con Alan Moore. Non è mai corso buon sangue tra i due, che si punzecchiano a periodi alterni da sempre. Morrison ha risposto ad alcune domande in merito, in questa occasione.

Ecco con quali accenti:

 

Ho letto Watchmen molte volte. Le ragioni per cui l’ho detestato quando avevo venticinque anni sono ancora lì, ma oggi lo apprezzo abbastanza, perché sono più vecchio, mi piace la struttura della storia e sono affascinato dalla sua assolutezza. Ma, per queste stesse ragioni, mi ha fatto schifo in passato.

Il fatto che a nessuno dei personaggi sia consentito di essere più intelligente dell’autore mi ha sempre fatto dare di matto. L’uomo più intelligente del mondo è un idiota. Progetta un piano per tutta la vita che poi viene sventato alla fine, in un istante, da un libro. Lo psichiatra passa cinque minuti con Rorschach, che gli racconta una storia super banale su come sia diventato un vigilante, e crolla. Se sei uno psichiatra criminale, che lavora ogni giorno con i carcerati, ne avrai sentite a milioni. Ma il senso era solo rimarcare il fatto che il mondo reale non è come quello dei super eroi.

A scuola, mi hanno insegnato con piglio da presbiteriano scozzese che la struttura della storia deve rimanere nascosta. Non dovremmo vedere i meccanismi della narrazione. Con Watchmen, a ogni pagina che giri, senti la voce dell’autore che ti dice “Guardami, guardami, guardami”. D’accordo, amico. Abbiamo capito. Ti hanno cacciato da scuola quando avevi sedici anni perché trafficavi acidi. Sei uno intelligente.

Sono stato la prima persona a dire che Watchmen non è poi un granché. A dire il vero la sola persona. E questo ha fatto arrabbiare Alan. Quindi ho rincarato la dose. Ho detto che Watchmen è l’equivalente di trecento pagine della poesia di un sedicenne. Provocazioni di questo genere, che mi portavo dietro dai tempi in cui suonavo nella mia band. Ci si punzecchiava così. Ho portato questa abitudine nel mondo del Fumetto, ma non ha funzionato altrettanto bene. Credo di aver davvero irritato molto Alan.

Moore non mi ha più parlato, da allora, e ha iniziato a lanciarmi un po’ di frecciatine. Una volta ha definito Arkham Asylum una merda dorata. Da allora, non ho più avuto nulla a che fare con lui e viceversa. Un sacco di lettori di fumetti pensano che ci sia una faida fra noi, ma per esistere una faida ha bisogno dell’interesse dei protagonisti della gente. Io leggo i suoi lavori e lui i miei. Finge di no, ma lo fa.

Non sono stato sempre corretto con lui, perché in realtà amo le sue opere. Be’, ce ne sono anche tante che non mi piacciono, ma è chiaro che sia un grande scrittore. Siamo cresciuti in situazioni e periodi molto simili, anche se io sono un po’ più giovane di lui. Abbiamo subito le stesse influenze dalla TV degli anni Sessanta e Settanta, letto gli stessi libri, la stessa fantascienza, gli stessi fumetti. E poi c’è il fatto che si è dato alla magia… insomma, siamo due persone così simili ma così totalmente differenti che dovevamo litigare per forza.

 

 

Fonte: io9