Arthur Adams può intimidire, all’aspetto. Sembra uno di quegli americani un po’ burberi che non hanno tanta voglia di chiacchierare con te. Fortunatamente, è tutta apparenza e il disegnatore che ha firmato importanti cicli di storie (e decine di copertine) per la Marvel e dato vita a Monkeyman and O’Brien, si rivela allegro e felice di raccontarsi.

Lo ha fatto con noi in occasione di Lucca Comics & Games 2018. Ringraziamo qui lo staff di Panini Comics, che ci ha gentilmente concesso, per un po’, il suo prestigioso ospite.

 

Grazie mille, Art, per il tuo tempo.
Iniziamo dal tuo importante passato alla Marvel. “Longshot”, “Fantastici Quattro”, “X-Men”. Grandi titoli negli anni Novanta a cui il tuo nome è legato. Un periodo in cui hai parzialmente cambiato il tuo stile, rendendo i personaggi più muscolosi, più massicci. Una naturale evoluzione o in qualche modo la tua maniera di adeguarti all’atmosfera dell’epoca, al Fumetto muscolare di allora?

No, si tratta della mia evoluzione personale. Quando ho iniziato a lavorare professionalmente nel mondo del Fumetto avevo solo diciannove anni, e negli anni Novanta ero ancora sui trenta. Avevo un sacco da imparare, spero di averne ancora, e stavo crescendo. Quella fu la direzione che presi. Se per il meglio o per il peggio, non saprei dire.

Arthur Adams, GQ Magazine

Abbiamo nominato Longshot la cui miniserie era scritta da Ann Nocenti. All’epoca c’erano ben poche scrittrici nel mondo dei comics.

Verissimo. C’erano Ann, Louise Simonson, Mary Jo Duffy e poche altre.

Credi che Ann Nocenti abbia ancora un’influenza sulla grande quantità di sceneggiatrici che invece oggi arrivano al successo nel Fumetto americano?

Sai, credo di non averci mai pensato. Ma in effetti non hai torto. Quando Ann ha scritto “Longshot” e i suoi altri lavori per la Marvel ha dimostrato un approccio molto diverso rispetto a quasi tutti gli altri professionisti del settore, che magari erano cresciuti leggendo fumetti. Lei era arrivata a scrivere per il nostro mondo un po’ più adulta della media e amava profondamente quel che faceva, ma guardava il nostro lavoro e le storie da una prospettiva inedita, diversa. Quindi sì, credo che sia una figura ancora oggi molto influente.

E cosa ricordi del tempo passato a lavorare con lei?

Che ero molto preoccupato. Ann mi chiedeva di disegnare un super eroe come Longshot, il cui potere era la fortuna. Come diavolo faccio a disegnare la fortuna? Era una bella sfida, ma direi che abbiamo trovato un modo interessante di lavorare assieme. Il nostro rapporto di lavoro è stato molto appagante e lei era davvero molto paziente con me. In effetti, Ann ha scritto almeno due sceneggiature per me che non ho mai avuto l’occasione di disegnare, perché in quel periodo avevo davvero troppo lavoro da fare e rinunciai a lavorare con lei. Oggi me ne rammarico molto.

Ovviamente il tuo nome è legato ai Fantastici Quattro, molto più semplici da mettere su pagina in maniera spettacolare, rispetto a Longshot. Che sentimenti hai per quei personaggi così importanti per te?

Be’, li ho sempre amati e mi sono sempre divertito moltissimo a disegnarli. Uno dei primi super eroi che abbia mai amato è la Cosa, perché si tratta sostanzialmente di un mostro, e io sono innamorato delle creature mostruose. Persino Hulk, almeno quando ero ragazzino, era sempre disegnato, di base, come un normale essere umano, semplicemente gigantesco. Mentre la Cosa è completamente fatta di rocce, cosa che adoro di lui.

Original Sin, illustrazione di Arthur Adams

Sei felice del fatto che oggi i Fantastici Quattro siano tornati alla ribalta dopo una lunga pausa?

Assolutamente sì. Non seguo la serie da diverso tempo, ma mi dicono che c’è Dan Slott ai testi, che stimo molto, e Sara Pichelli è una disegnatrice fantastica. Non vedo l’ora di vedere cosa combinerà con il quartetto.

Poco fa mi hai parlato del tuo amore per i mostri e, se non sbaglio, in passato hai lavorato sui fumetti dei leggendari Mostri della Universal.

Ebbene sì, ho realizzato il fumetto della Creatura della Laguna Nera.

Ti piacerebbe tornare a questi personaggi?

Perché no? Se mi pagassero un sacco di soldi! [Ride]

Lo dici per il rilancio fallito avvenuto al cinema?

Direi di sì. Che brutta cosa. Avrei voluto che fosse fantastico, perché amo quei personaggi. “La Mummia”, però non era un film sulla mummia, anche se l’attrice è davvero bravissima. Era un film su Tom Cruise. Chi vuole vedere un film su Tom Cruise con una mummia? Vogliamo la mummia. E invece ci hanno dato una specie di “Mission Impossible” con mummia. Non ci siamo.

Parlando di creature e di Ben Grimm. Possiamo dire che il tuo Monkeyman ha qualcosa della Cosa, come personaggio? E assieme, di Mister Fantastic, essendo un genio della scienza.

Be’, il paragone con Ben ci sta, anche se ho sempre pensato molto più a King Kong. E certamente c’è qualcosa di Reed Richards in lui, dato che adoro il personaggio. Così come in Monkeyman c’è un po’ di Doctor Who e un po’ di Sherlock Holmes.

Un personaggio bizzarro, che ho sempre pensato fosse il tuo modo per affermare che, per essere divertenti, i fumetti di super eroi devono rimanere bizzarri.

[Ride] No, cercavo di dar vita a un personaggio e a un fumetto divertenti per me, non tentavo nessuna dichiarazione implicita. Monkeyman e O’Brien sono sempre stati solo personaggi che mi piacevano moltissimo.

Avengers #0, variant cover di Arthur Adams

Si può, però, dire che ti senti più a tuo agio con il fumetto un po’ più libero dai temi troppo seriosi.

Sai, ho disegnato un paio di numeri di “Authority”, che certamente può essere un fumetto piuttosto violento e tenebroso.

Nel periodo di Mark Millar, se non sbaglio.

Esatto. C’è spazio per tutti i tipi di Fumetto, ma in effetti, quando sono io a creare da solo le mie storie, amo restare su toni più divertenti e c’è sempre un po’ di bizzarro.

The Walking Dead #157-162, variant cover componibili di Arthur Adams

Ti piacerebbe tornare a lavorare come autore completo?

Penso proprio che dovrei e di aver sbagliato a non scrivere di più le mie storie. È stato un errore. Ma, del resto, l’ho fatto perché non mi sono mai sentito molto sicuro delle mie qualità di scrittore e perché pensavo che avrei dovuto prendermi un pausa, di circa venticinque anni, per imparare a sceneggiare meglio di come riuscivo.

Da chi ruberesti qualcosa, tra gli scrittori, se volessi diventare uno sceneggiatore migliore, oggigiorno?

Ti dirò, credo di essere sempre disposto a rubare da tutti, ma la mia fonte di ruberie principale rimarrebbe sempre la mia infanzia. Scavo volentieri nei miei ricordi, nelle storie che leggevo da piccolo, nei fumetti di allora, nei film, nei racconti sui mostri. Quella è la mia fonte di ispirazione principale.

X-Men: Gold #13 - X-Men: Blue #13, copertine di Arthur Adams

E ci sono nomi che stimi in particolare?

Mi dicono che qui a Lucca c’è Junji Ito. Se avrò l’occasione di incontrarlo, certamente mi piacerebbe farci una chiacchierata, perché il suo lavoro mi piace un sacco. E… scusa un attimo… dimmi, Nocciolina. Ecco… mia figlia mi dice che lei ha un sacco di ottime idee e che posso sempre chiedere a lei e rubargliele. Sarebbe molto felice.

Ottima notizia. Una nuova generazione di fumettisti in casa Adams!

Esattamente. Diciamo che ho bisogno della sua mente giovane per far funzionare il mio anziano cervello.

E c’è qualcun altro fumettista internazionale, oltre a Junji Ito, che apprezzi e che ti ispira?

Quando lavoravo per la ABC, ho studiato molto il vostro Serpieri, che mi piace davvero moltissimo.

 

Art Adams Claudio