Si è tenuto ieri a Lucca Comics & Games l’incontro Breaking Into Comics: The Marvel, Shueisha and Italian Way, nel quale si sono confrontati Roberto Recchioni (curatore di Dylan Dog), C.B. Cebulski (Editor-In-Chief Marvel) e Hiroyuki Nakano (capo redattore di Weekly Shonen Jump per Shueisha). È stata l’occasione per esaminare le differenze tra il mercato del Fumetto italiano, giapponese e americano.

 

Roberto Recchioni – In Italia il fumetto continua a essere un medium molto popolare. Anche nel vostro Paese è un linguaggio di massa?

C.B. Cebulski – È una domanda difficile, ci sono due risposte: il Fumetto è un linguaggio molto specifico quando si parla del modo in cui si legge, ma penso che sia diffuso perché i disegni parlano a chiunque, non importa quale lingua tu parli. Se l’autore fa il suo lavoro per bene, la storia viene compresa in modo universale.

Hiroyuki Nakano – È molto facile per un autore realizzare un manga, perché può essere prodotto semplicemente con un foglio, una matita e un pennino. Anche per quanto riguarda il pubblico è una forma d’arte con la quale è facile catturare l’attenzione. Lo possono apprezzare anche i bambini che non sanno leggere, per questo in Giappone è così diffuso.

Recchioni – Da voi c’è mercato per il Fumetto straniero?

Nakano – In Giappone non arrivano tanti fumetti esteri, bisognerebbe capire il perché. Dagli anni ’50, grazie a Osamu Tezuka, si è sviluppato molto il manga, forse non c’è spazio per far entrare altri tipi di fumetto. Anche gli autori disegnano appositamente pensando al pubblico giapponese.

Cebulski – Penso che voi italiani siate molti fortunati, in quanto vivete nel paradiso dei fumetti. Avete accolto la cultura fumettistica degli altri Paesi, riadattandola e lavorandoci sopra. Avete fatto molto di più voi con Topolino e Paperino di quanto abbiano saputo fare gli americani. Anche con i super eroi Marvel c’è stato terreno fertile per far crescere artisti che ora sono adatti a lavorare per quel genere.
 In America c’è una lunga storia di fumetti Marvel, DC e Archie, ma non abbiamo iniziato a leggere manga prima degli anni ’80. Anche il Fumetto europeo arriva difficilmente.

Recchioni – Come si entra nel mondo del Fumetto? In Italia è un misto di abnegazione, talento e fortuna, bisogna essere nel posto giusto al momento giusto, ci sono pochi incontri per chi vuole proporsi. In Giappone e negli Stati Uniti questo processo è più strutturato?

Cebulski – La buona notizia è che il mondo è diventato così piccolo che ora è facilissimo arrivare alla Marvel e proporsi. La cattiva è che per lo stesso motivo c’è molta più competizione. È più facile per la Marvel trovarvi. Se avete una connessione Internet e uno scanner, potete lavorare da qualsiasi parte del mondo, ma non basta più essere dei bravi artisti, dovete anche promuovere voi stesso meglio di quanto facciano i vostri colleghi.

Nakano – Anche in Giappone è più o meno la stessa cosa. Serve talento, voglia di farcela e fortuna. Non è quasi mai successo che un giovane artista abbia cominciato a disegnare ottenendo subito successo. Bisogna avere pazienza, provare per tanti anni. 
Per quanto riguarda Weekly Shonen Jump, ogni numero contiene una sorta di concorso al quale tutti possono partecipare per mostrare le loro opere alla redazione. Chiunque può proporsi. Chi godrà della pubblicazione di una storia a puntate potrà passare dalla povertà a incassare milioni di Yen ed essere una star.

Recchioni – Quali qualità devono avere le opere per attirare l’attenzione di Shonen Jump o della Marvel?

Nakano – Nella redazione di Weekly Shonen Jump ci sono venti redattori, ognuno con le sue preferenze. Il target sono ragazzi, quindi sono molto importanti i personaggi, devono avere una caratterizzazione forte.

Cebulski – Devi essere bravo, gentile e veloce. Se hai due di queste qualità puoi avere un lavoro nel Fumetto americano, ma di questi tempi cerchiamo soprattutto uno stile unico. Puoi anche ispirarti ad altri artisti, ma devi sviluppare rapidamente il tuo stile, una tua identità. Inoltre è molto importante la narrazione, devi riuscire a muovere il tuo personaggio da vignetta in vignetta, di tavola in tavola, e farlo moooolto bene.

Recchioni – Nel mercato italiano posso dire che è fondamentale la chiarezza di narrazione, e nel Fumetto popolare è indispensabile un disegno realistico, bisogna saper disegnare le anatomie, le giacche, eccetera… Come sono visti 

gli autori stranieri nei vostri mercati? C’è apertura verso l’estero? Ha senso per un artista estero portare un manga ai giapponesi? Non è come vendere il ghiaccio agli eschimesi?

Nakano – [Ride] Forse hai ragione. Comunque vedo che molti talenti non giapponesi sanno raccontare, perciò penso che Shonen Jump non possa stare fermo e chiuso com’è stato finora.

Cebulski – Il 50% dei nostri disegnatori è americano o canadese, la restante metà proviene dall’estero. La buona notizia per gli aspiranti fumettisti è che attualmente la Marvel pubblica novanta testate al mese, e il 25% di esse, in qualche modo, viene toccato da un artista italiano
. Una volta era difficile per uno straniero lavorare in Giappone, ma anche il contrario. Ora, invece, i giapponesi possono venire a lavorare per la Marvel

.

Recchioni – Questo grazie al lavoro di scouting che hai fatto.

Cebulski – Sì, sono cresciuto adorando manga e anime, per ven’anni della mia carriera, così ho provato a portare autori giapponesi negli Stati Uniti. Non traducendo manga, ma creando lavori originali appositamente per noi.

Recchioni – In Italia ci sono diverse leggende sulla quantità di lavoro sostenuta dai mangaka. Da noi un disegnatore realizza tra le quindici e le venti tavole al mese. Lo immaginiamo sempre chiuso in casa, senza poter uscire… è vero?

Nakano – È tutto vero. [Ride] Specialmente per Shonen Jump, l’autore deve rispettare delle scadenze settimanali, produrre diciannove pagine ogni sette giorni: i primi tre si pensa al soggetto, poi si prepara lo storyboard. Quando si avvicina la scadenza, l’editor chiama l’autore ogni ora. Si possono passare anche trenta ore di seguito alla scrivania. Quando si mangia viene sonno, quindi spesso un mangaka non mangia, al massimo un po’ di cioccolato.

Recchioni – Al contrario, per l’autore italiano il Fumetto americano sembra una pacchia, venti tavole al mese invece di novantasei.

Cebulski – 

Sì, di certo è un lavoro più facile che nel mercato giapponese. [Ride] Ogni artista ha i suoi tempi, ma gli autori internazionali in media disegnano tre tavole e mezza a settimana, quindi servono dalle quattro alle otto settimane per completare le venti tavole di un episodio.

 Abbiamo poi disegnatori che possono portare avanti albi mensili senza sforare, come Mike Deodato, Mark Bagley o Giuseppe Camuncoli.

Recchioni – Sì, Giuseppe Camuncoli ha salvato anche me in diverse occasioni… Il mio lavoro come editor è cambiato molto negli ultimi anni: passo molto tempo sul web a cercare fumettisti, anche in realtà differenti, in nuovi ambiti che riescono a sostenersi autonomamente senza passare dall’editore. Come vi comportate voi?



Cebulski – Sono convinto che Internet sia uno strumento utile, ma dopo dodici anni come talent scout per la Marvel, il motivo per cui viaggio così tanto è incontrare un autore faccia a faccia prima di poter assegnargli un lavoro. Quando ti unisci alla Marvel sei parte della famiglia, devo capire anche se hai la personalità per far parte di quella famiglia, tutti i santi giorni. Non ho conosciuto di persona tutti i nostri artisti, ma la maggior parte sì, diciamo l’80 – 85%.

Nakano – È uguale anche per i manga. Sia i vincitori dei concorsi, sia chi si propone, devono incontrare l’editor per conoscersi.

Recchioni – Su questo palco ci sono tre figure che rappresentano il Fumetto popolare, un genere che sembra ormai passato in secondo piano. Ora la graphic novel più autoriale è sotto i riflettori. Pensate sia solo una fase, o prima o poi il Fumetto popolare potrebbe sparire?

Nakano – Per noi è molto importante il grande pubblico. Ogni settimana i lettori possono esprimere il loro giudizio con una cartolina all’interno di Weekly Shonen Jump. Questo crea molta pressione tra gli autori, ma per noi è molto importante questa valutazione e seguendo i risultati capiamo chi dovrà lavorare di più e chi di meno.

Cebulski – Tutti i muri stanno venendo giù: non ci sono più distinzioni tra Marvel e DC, Fumetto pubblicato da una major o indipendente, in bianco e nero o a colori, tra serie mensile e graphic novel. Quando i grandi autori raccontano storie con la massima soddisfazione, il Fumetto è semplicemente Fumetto.

Recchioni – Il miglior consiglio che sento di poter dare a un aspirante fumettista è essere ossessionato: se il Fumetto non ti sta rovinando la vita mentre stai cercando di farlo diventare il tuo lavoro, non ti stai impegnando abbastanza.

Cebulski – Sì, ma non devi scordarti mai che sei anche un fan: devi creare qualcosa che vorresti leggere, non quello che pensi gli altri vorrebbero leggere. E butta via tutti i videogiochi!

Nakano – Non avere paura, portaci il tuo fumetto e cercheremo assieme di realizzarlo.