Liam Sharp ai microfoni di Newsarama. Il disegnatore risponde alle nuove domande riguardo alle storie di Lanterna Verde scritte da Grant Morrison. Dovreste già sapere molto di The Green Lantern, nuova serie dal sapore talmente classico da sembrare uno dei prodotti mainstream più originali e fuori dal coro del momento. Quasi un progetto filologico.

Ecco le dichiarazioni di Sharp, che si aggiungono a quel che già vi abbiamo riportato:

 

Green Lantern #1, anteprima 01

Credo che Grant abbia convinto se stesso a partecipare a questa serie durante una cena con Dan DiDio. Dan deve avergli proposto Lanterna Vere e, da quel che so, Grant ha rifiutato categoricamente. Poi ha detto a Dan che, semmai avessero rilanciato il personaggio, avrebbero dovuto farlo in un certo modo. E, non appena ha finito di spiegare come, per la durata di un’intera stagione di storie, si era convinto da solo. Ed eccoci qui.

Lui e io abbiamo parlato in un sacco di occasioni di lavorare assieme e di cosa avremmo fatto, perché continuavamo ad incontrarci per caso alle convention. Quindi ci stavamo annusando da un sacco. E poi ecco questa opportunità che, ovviamente, ho colto al volo. Ne abbiamo parlato e Grant ha messo sul tavolo la sua idea. Ne ho gettata anche io qualcuna nel calderone, ma in generale lui aveva già un quadro piuttosto preciso della situazione. Collaboriamo molto per quanto attiene al modo in cui la storia viene raccontata e si trasmette sulla pagina. La mia parte è soprattutto prendere la storia e quel che mi suggerisce visivamente e renderla più spettacolare possibile.

Quando Grant fa riferimento a qualcosa in particolare, ti dà delle coordinate assolutamente precise e complete. In questo, è estremamente specifico. Ci sono tre personaggi a Las Vegas, in una certa scena, che ci appaiono praticamente come tre teste volanti. Sono delle specie di acrobati di un altro pianeta che sono apparsi in non so quale numero di Green Lantern o di Justice League. Che lui ha specificato, ovviamente. Ma è un riferimento a personaggi apparsi in un passato lontanissimo.

La cosa interessante è che, con il nostro nuovo design, appaiono molto più bizzarri di quanto fossero in originale. Venendo aggiornati nell’aspetto, con il passare degli anni, un po’ tutti i personaggi sono diventati forzuti con i muscoli definiti. Ormai è un po’ uno standard a cui tutti noi artisti tendiamo a conformarci. Con Grant mi sto divertendo un sacco a tornare, invece, alle radici delle primissime versioni, a recuperare parte dell’estetica di quel passato lontano.

 

Sharp ha parlato dell’abitudine di Morrison di dividere la pagina in cinque vignette, cosa che il disegnatore tende a rispettare. Ma, in alcune occasioni, ne aggiunge qualcuna, oppure ne sposta una nella pagina successiva o precedente, in modo da creare più spazio per una splash page o un’immagine più ampia.

Il disegnatore ha anche speso qualche parola sullo stile scelto per il personaggio, decisamente classico e tratto più o meno di peso dalle tavole di Neal Adams, che rese iconica la versione arcinota del costume di Lanterna Verde.

 

Volevo creare un’atmosfera pulp con il personaggio e fare riferimento a un sacco di elementi del passato, piuttosto che modernizzarne alcuni. Quindi vedrete un’uniforme molto diversa da quelle cui siamo abituati negli ultimi anni. Il Lanterna di Dave Gibbons è stato fondamentale per la mia giovinezza, e la sua è una delle versioni che più mi sono rimaste dentro. Hal Jordan è sempre stato il mio Lanterna Verde di riferimento. E, ovviamente, c’è Gil Kane, prima ancora. Credo che questi tre nomi siano quelli fondamentali.

 

Sharp dice di non aver mai lavorato così velocemente a una serie, in parte perché raramente di è divertito tanto a disegnarne una. E anche Morrison è molto avanti rispetto alle scadenze, il che gli consente di visionare in diretta il lavoro di Sharp. L’artista non nasconde la sua soddisfazione: i due sembrano essere una squadra notevole. Ottima cosa, perché Sharp inchiostra se stesso.

 

Sono un disegnatore molto tradizionale e faccio poco affidamento sugli elementi digitali, se non per le correzioni finali dell’immagine, perché in effetti finisco le pagine dopo averle scannerizzate, dopo averle disegnate. A quel punto aggiungo un po’ di scale di grigio, che mi sembrano appropriate per i pianeti o le navi spaziali. Sarebbe difficile farlo solo con i bianchi e i neri. Ho trovato modi diversi per arrivare al risultato, utilizzando Photoshop.

 

 

 

Fonte: Newsarama