Dave Gibbons ha incontrato i lettori durante un panel al New York Comic Con. Il leggendario disegnatore di Watchmen e di Secret Service ha ricevuto il premio Harvey 2018 alla carriera e ha rilasciato alcune dichiarazioni sul proprio percorso nel mondo del Fumetto, rispondendo alle domande nientemeno che di Karen Berger. Ecco i concetti chiave che ne sono emersi:

 

Annotated Watchmen, copertina di Dave Gibbons

Ho sempre voluto fare fumetti. Da quando avevo sette o otto anni. Ho iniziato a leggere i super eroi americani nelle edizioni australiane. Compravo gli albi in edicola e collezionavo un sacco di serie. Adoro il concetto che sorregge l’America come nazione e, nonostante la situazione odierna, continuo a farlo. Da ragazzino, mi piaceva un sacco disegnare, ricalcare i fumetti americani. In effetti è così che ho imparato. Mio padre ha sempre incoraggiato la mia passione per i fumetti e i miei nonni me li mandavano per posta. Papà mi recuperò persino qualche copia di Mad.

Dopo una pausa che mi presi dal Fumetto, ho ricominciato a comprarli e a recuperare gli arretrati. Il primo lavoro pagato che ottenni nel settore era come letterista. Lavoravo talmente male che mi cacciarono e non mi vollero più vedere.

Sono arrivato a New York nel ’73, per una convention. Avevo lasciato i miei lavori alla DC, assieme a un giovane gentiluomo di nome Paul Levitz. Mi furono restituite le mie tavole con un bigliettino che diceva “Grazie, ma no grazie”.

 

Ovviamente, più avanti sarebbe iniziata la sua carriera in DC Comics, che lo avrebbe portato a grandissimi successi.

 

Martha Washington - L'integrale, di Frank Miller e Dave Gibbons

Ricordo una notte che mi chiamò Len Wein. Mi chiedeva il numero di telefono di Alan Moore. Avevano offerto ad Alan Swamp Thing e il resto è storia.

Un giorno mi chiamò Julie Schwartz e mi chiese se mi sarebbe piaciuto disegnare Superman. Io richiamai, dissi di sì e lui mi chiese chi avrei voluto accanto come sceneggiatore. Moore sarebbe diventato lo scrittore della storia. E io coronai un sogno.

Ho avuto modo di lavorare con Will Eisner su Spirit, con Alan Moore. Ho avuto l’occasione di giocare con i personaggi che amavo. E di creare Martha Washington assieme a Frank Miller, che credo sia davvero il mio personaggio preferito. Forse è prematuro dirlo, ma sappiate che potreste rivederla presto.

Non ho mai pensato che il mondo del Fumetto potesse diventare quel che è oggi. Di colpo è stato raccolto da Hollywood ed è diventato gigantesco. Un tempo andavamo alle convention e ci sembrava di essere in luoghi incredibili.

 

 

Fonte: Comic Book Resources