Chelsea Cain parla con Entertainment Weekly della cancellazione diVision prima ancora dell’inizio della sua pubblicazione. Ecco le dichiarazioni della sceneggiatrice e la storia di questo capitolo spiacevole della storia Marvel, raccontata dalla sua prospettiva.

 

Vision #1

Mi hanno offerto il lavoro nel giugno del 2016, quando Mockingbird era stata già chiusa, dopo il terzo numero, e mi avevano chiesto di non dirlo pubblicamente fino alla pubblicazione dell’ottavo. Ci avrebbero consentito di terminare l’arco narrativo. Le meravigliose storie di Vision di Tom King stavano ancora uscendo nelle fumetterie, ma lui aveva già lasciato la Marvel per passare in esclusiva alla DC, quindi sapevano che lui non ci sarebbe più stato.

Mi chiesero di raccontare una storia su Visione che si concentrasse su lui e la sua figlia adolescente, Viv, che all’epoca era stata appena introdotta nell’Universo Marvel. Scrissi un soggetto scritto a due mani con mio marito. Marc è uno scrittore e una volta abbiamo scritto assieme un libro. Inoltre abbiamo una figlia adolescente, quindi Marc poteva dare un contributo molto preciso al soggetto.

Quando Mockingbird è stato chiuso ufficialmente e Twitter è esploso, io e Marc stavamo già lavorando a Vision. Abbiamo passato mesi a prendere decisioni e negoziare contratti, oltre che fare ricerche. Abbiamo quindi consegnato un soggetto per l’intero primo arco narrativo. Per settembre 2017, la prima sceneggiatura. A dicembre avevamo un’artista, la grandiosa Aud Koch, e risposte dagli editor. Eravamo in corsa.

Abbiamo lavorato con stabilità per altri sei mesi. I primi tre numeri erano anche già inchiostrati, il primo colorato. E tutti avevano grandiose copertine. La serie è stata annunciata a luglio e comunicata alle anteprime un mese dopo. Era in Previews, con tanto di pubblicità. Perché passare tutte queste cose per poi staccare la spina?

 

La Cain, comprensibilmente colpita dalla vicenda, ha commentato la cosa anche dal punto di vista del professionismo a fumetti americano che, cosa non necessariamente nota al grande pubblico, è composto sostanzialmente di freelancer. La cosa crea delle dinamiche piuttosto curiose, non sempre confortevoli, secondo la sceneggiatrice.

 

Vision #1, anteprima 02

L’industria dei comics è fatta di freelancer. Credo che la maggior parte dei lettori non si renda conto di quanto questo sia vero. Ogni fumetto Marvel o DC è frutto del lavoro di freelancer. Coloristi, inchiostratori, disegnatori, letteristi, copertinisti e scrittori. Gli editor sono quelli che lavorano per la compagnia, ma i freelancer no. Alcuni forse hanno dei contratti in esclusiva, il che significa una paga più alta per pagina, ma niente benefit o ammortizzatori. E, per di più, non possono lavorare per altri.

In pratica, ogni singolo albo che comprate è realizzato da gente che non ha alcuna assicurazione medica garantita. Ma questi liberi professionisti, nelle aspettative delle compagnie, devono comunque comportarsi come impiegati. Gli si dice cosa dire e quando, ad esempio. Come ho già detto altre volte, l’intero nostro settore è un potenziale, colossale caso di class-action, di cause intentate dai lavoratori. Ed è pazzesco.

La Marvel mi ha esposto a polemiche non da poco sul web, all’epoca di Mockingbird. Ho affrontato tutta quella situazione senza alcuna protezione istituzionale. Per tutto quel tempo, ho cercato di essere parte del cambiamento. Un cambiamento silenzioso, perché mi fu intimato di non dire assolutamente nulla del progetto. E la cosa mi spezza il cuore, perché credo che questo mandi un segnale sbagliatissimo. E lo dico da persona che adora il brand Marvel, la gente che ci lavora e i comics.

Non ho assolutamente avuto nessuna interazione negativa con nessuno alla Marvel, da cui ho ricevuto solo risposte positive. La cosa più scioccante è che la gente che ci lavora e che di fatto supporta queste norme istituzionali tremende è composta dalle migliori persone che potete sperare di incontrare. Adorano il Fumetto. E i freelancer? Sono tenuti in ostaggio dal loro lavoro. Quando la Marvel ti dice di lasciar perdere una questione, di metterti in riga, il messaggio sottinteso è evidente. Marvel e DC dominano il mercato e nessun libero professionista vuole farsi nemici, perché tutti dipendono dalla possibilità di avere un nuovo progetto, dopo quello presente.

 

Una storia che purtroppo, dice la Cain, non è isolata, ma si ripete in continuazione e un’esperienza che appartiene a moltissimi professionisti. C’è anche un altro punto da chiarire, però, riguardo la questione Visione. Perché mai la serie è stata chiusa?

Ebbene, ha provato a capirlo Rich Johnston, di Bleeding Cool, riprendendo alcune dichiarazioni di Jim Zub, autore di Champions. Che c’entra? Semplice: Viv fa parte del gruppo di giovani eroi scritto da Zub e, nei mesi tra la fine del Visione di King e Walta e l’inizio della nuova serie della Cain, il personaggio della sintezoide adolescente ha subito cambiamenti ed evoluzioni.

Ecco cosa diceva Zub qualche mese fa:

 

Ho parlato con Jeremy e con Chelsea delle loro serie, per assicurarmi di non pestare loro i piedi con le storie che sto raccontando. Ci siamo scambiati impressioni via mail. La miniserie Vision che Chelsea sta scrivendo con Marc Mohan riprende gli eventi da dove hanno lasciato Tom King e Gabriel Walta e, pertanto, è come se si trovasse in parte a fianco e in parte fuori dalla continuity dell’Universo Marvel. Hanno proposto la vicenda due anni fa e, da allora, noi abbiamo proseguito, quindi non sarà in sincrono con le trame di Champions. Ma va bene così. Una storia divertente rimane divertente e non vedo l’ora di leggere quel che hanno escogitato.

 

Al di là delle iniquità di un sistema di lavoro discutibile e delle possibili visioni scatenate dalla vicenda, quindi, pare chiaro che non ci sia nessuna dietrologia, alle spalle della chiusura di Vision. Semmai, una scelta di coerenza narrativa che giunge a seguito di una pessima prova di progettazione editoriale.

La Marvel ha tenuto il piede in due scarpe con il personaggio di Visione e quello di Viv. I nodi sono venuti al pettine e ha deciso di non proporre un versione dei due fuori continuity. Il che è legittimo, ma mette in luce una gestione dei destini dei personaggi poco pianificata.

Forse, dato il successo della run precedente sui due protagonisti, sarebbe valsa comunque la pena di pubblicare la miniserie fuori continuity. Non lo sapremo mai. Purtroppo. E il pasticcio è stato fatto.

 

 

Fonti: Entertainment Weekly | Bleeding Cool