Maryjane J. Jayne ha inventato il Fumetto un anno prima che fosse inventato. Non lo sapevate? Per fortuna, allora, che Tito Faraci e Sio, in veste di filologi della Nona Arte, hanno recuperato le sue opere, di prima e dopo l’invenzione del medium. Maryjane era anche una scrittrice di poesie, di romanzi molto brevi, di drammi. Sio e Faraci non si sono fatti, e non ci hanno fatto, mancare nemmeno quelli, nel curare e redarre questa fondamentale antologia, cui hanno dato il titolo di Il pesce di lana e altre storie abbastanza belle (alcune anche molto belle, non tante, solo alcune) di Maryjane J. Jayne.

L’antifona sarà chiara a tutti coloro che conoscono Sio e il suo umorismo nonsense, sia visivo che testuale. O musicale, alla bisogna. Infatti, la Jayne è anche autrice di canzoni, una delle quali trova spazio nelle centoquaranta pagine circa di questo libro, edito da Feltrinelli Comics, la cui formula è quindi varia, tenuta insieme solo dalla coerenza stilistica dell’umorismo dei due autori.

Se Le entusiasmanti avventure di Max Middlestone, opera precedente della coppia creativa, ci aveva deluso amaramente, non fa altrettanto Il pesce di lana. L’idea di base è certamente meno ambiziosa, ma non meno divertente ed originale. Il risultato molto più godibile e adeguato alla lettura.

Soprattutto perché è Sio. E Sio, a noi, piace da sempre. Non è il miglior Simone Albrigi che si possa ricordare, ma è lui, libero di creare e privo del peso colossale della doppia veste di storia a fumetti e sceneggiatura scomposta ed esposta che rendeva Max Middlestone leggibile a prima vista e rilassante quanto un rebus da venticinque parole. In questo nuovo libro, che solo per metà è fumetto, lui e Faraci riescono a divertirci sin dalla premessa, in cui raccontano la rocambolesca biografia dell’autrice immaginaria, e continuano a intrattenerci e a farci sorridere fingendosi assurdi curatori di questo volumetto antologico, in cui si rimane sempre su un buon livello di creatività, con picchi più alti e qualche caduta nella ripetitività; soprattutto se, come noi, si conosce l’umorismo di Sio da tanti anni.

Ci sono diversi momenti decisamente spassosi, ne Il pesce di lana. Il nostro preferito è decisamente l’illustrazione dei progetti della Maryjane inventrice di meraviglie della tecnologia tendenzialmente inutili e certamente bizzarre, ma siamo certi che, com’è naturale, ognuno avrà il suo.

Non sempre convincenti i testi in quanto tali. Se il nonsense è la cifra di Albrigi e Faraci è il suo buon socio, nessuno dei due è Alessandro Bergonzoni. Quando l’umorismo del primo è separato per troppo tempo dall’immagine, ecco che la ripetitività del meccanismo emerge. Lì si trovano i momenti meno convincenti di questo libro che, invece, ci piace moltissimo proprio per la sua struttura. La quale assicura una sana varietà ai contenuti. Leggere ora una striscia breve ora una parodia dei fumetti anni Quaranta, ora una sceneggiatura, ora una poesia strampalata (meravigliose alcune trovate nelle liriche in inglese e tradotte in italiano della Jayne) mantiene il sorriso sulle nostre labbra quasi sempre. Era proprio quel che ci aspettavamo. Lo abbiamo ottenuto. Molto bene.