La scorsa settimana, Feltrinelli Comics ha portato sugli scaffali delle librerie Il pesce di lana e altre storie abbastanza belle (alcune anche molto belle, non tante, solo alcune) di Maryjane J. Jayne, il nuovo libro di Tito Faraci e Sio.

I due autori, dopo il successo de Le entusiasmanti avventure di Max Middlestone e del suo cane alto trecento metri sono tornati a collaborare, questa volta però in veste di traduttori, come ci hanno raccontato in questa chiacchierata:

 

Prima di cominciare con l’intervista, posso chiedervi per cosa sta la “J.” di Maryjane J. Jayne? Sempre che possiate svelarlo, magari l’autrice vuole mantenere la segretezza…

Sio – Be’, ormai è morta.

Tito Faraci – In realtà sta per Jane.

Sio – Ma no, la J sta per Jay!

Ah, quindi è una citazione da Homer Jay Simpson?

Sio – No, in realtà i Simpson si sono ispirati a Maryjane J. Jayne, hanno fatto una citazione che in pochi hanno colto.

Faraci – Sì, il fatto di non esistere finora ha creato non pochi problemi a Mayjane J. Jayne, anche una sorta di segregazione culturale, a cui noi abbiamo voluto porre termine perché riteniamo che le persone inesistenti debbano avere gli stessi diritti di tutte le altre persone.

Immagino che i suoi parenti abbiano sofferto molto la sua non esistenza.

Sio – No, perché la sua condizione era ereditaria, è proprio nel DNA. Quindi anche tutti i suoi parenti sono persone non esistenti, tranne un cugino che, a causa di un gene recessivo, al momento della nascita è esistito.

Faraci – È considerato un po’ la pecora nera della famiglia.

A differenza del vostro primo libro “Le entusiasmanti avventure di Max Middlestone e del suo cane alto trecento metri”, qui avete un ruolo diverso: siete stati curatori e traduttori di un libro scritto da un’altra autrice. Ci volete parlare dei vostri anni alla facoltà di Bravura nella Traduzione dei Libri? L’avete frequentata assieme o in momenti diversi?

Faraci – Be’, per questioni anagrafiche l’abbiamo fatta in anni diversi…

Sio – Sì, io l’ho frequentata un po’ prima di lui.

Faraci – Tutto è nato dal ritrovamento di un baule pieno di pezzi di Maryjane J. Jayne.

Sio – Però erano tutti scombinati. Cioè, c’erano i libri, ma le singole lettere erano tutte sparpagliate, è stato necessario un prolungato processo di ricostruzione.

Faraci – Per esempio, c’era un intero libro di “Guerra e Pace”, apparentemente uguale a quello normale, ma noi sapevamo che era fatto con le lettere dei libri di Maryjane J. Jayne ricombinate. Lo stesso con una copia di “Moby Dick”. È stata un’operazione durata diversi anni, ecco perché il libro esce solo adesso.

Immagino sia stato difficile selezionare cosa includere in questa raccolta e cosa lasciare fuori.

Faraci – Sì, abbiamo dovuto tirare un sacco di monete.

Sio – E avevamo solo una. Perciò siamo dovuti andare a comprare delle monete con quella moneta. Quindi abbiamo dovuto trovare un lavoro per far fruttare quella moneta. Alla fine, però, nella bibliografia (parziale, perché sarebbe stato impossibile citare tutte le opere di Maryjane J. Jayne) abbiamo voluto citare quei titoli che non siamo riusciti a includere, altrimenti il libro sarebbe diventato troppo lungo, e noi non avevamo voglia di fare fatica.

Faraci – Per una caratteristica della meccanica quantistica, gli esseri inesistenti generano una certa dose di infinità.

Sio – Già, perché il libro esiste quando lo traduci. Altrimenti, se non lo stai traducendo, il libro esiste e non esiste.

In “Max Middlestone” la suddivisione tra chi aveva scritto la sceneggiatura (nelle pagine di sinistra) e chi si era occupato del fumetto (nelle pagine di destra) era evidente. Questo libro ha una struttura molto più fluida, c’è stata comunque una suddivisione delle varie parti o è un lavoro fatto interamente a quattro mani? Ovviamente, sempre parlando di traduzione e adattamento dei testi originali della Jayne.

Faraci – Dico una cosa seria, più seria delle altre, che comunque erano già serissime. Non funziona che uno fa i testi e l’altro disegna, sono due libri fatti completamente assieme. Semplicemente può capitare che mentre lavoriamo alle parti con i disegni – che sono come le parole scritte, sono simboli come lo sono le lettere – le immagini che componiamo assieme siano una versione brutta, che poi Sio a casa rende ancora più brutta per poter essere pubblicata.

Sio – Sì, però brutta bene. Capisco che la gente sia abituata a vedere le mie tavole molto elaborate e dica: “Ah, non avrà avuto il tempo di scrivere per fare quei disegni!” Invece, ribadisco che abbiamo fatto tutto assieme.

Faraci – Addirittura, non sapevamo dove realizzare fisicamente il fumetto, quindi Sio è venuto un sacco di volte in casa editrice e lo abbiamo scritto tutto assieme.

Sio – “Tradotto”.

Faraci – È stato un prodotto interamente realizzato a quattro mani, ed è un libro molto diverso da “Max Middlestone”, perché c’è la prosa, il fumetto e la poesia. Il volume precedente era un esperimento situazionista, con una sola cosa portata all’estremo, tirata da tutti i lati, e ci siamo divertiti molto. Questo, invece, è un libro molto più vario, anche se il merito postumo va riconosciuto all’autrice originale.

Anche la colorazione è stata realizzata a quattro mani?

Sio – No, quella l’ho fatta tutta io.

Questa struttura antologica molto varia pare quasi una versione “da libreria” di testate come “Scottecs Megazine” o “Ridi Paperoga”. La comicità demenziale o surreale funziona molto per strip fulminanti o storie brevi, meno sul lungo termine: come avete affrontato un volume di oltre cento pagine? Pensate che il lettore lo fruirà in un’unica soluzione o leggerà alcuni frammenti per poi appoggiarlo sul comodino e continuarlo il giorno seguente?

Faraci – Una volta, Alessandro Baricco mi ha detto che ci sono dei libri che si leggono e dei libri che si frequentano. In questo libro, al di là del fatto che uno se lo possa leggere tutto subito, c’è una grande varietà di cose, così da evitare che qualcosa possa risultare stucchevole… dura tutto talmente poco. Credo però sia un libro che il lettore “frequenta”, lo tiene lì, si legge qualcosa ogni tanto, scorre le pagine avanti e indietro, si riguarda una cosa… poi ci esce assieme al bar, gli presenta la moglie.

Sio – Poi, chissà, potrebbe anche nascere una storia d’amore tra il libro e qualche lettore. La questione, però, è che abbiamo cercato di adattarlo ai nostri giorni, dove è diffuso un deficit d’attenzione abbastanza importante. Quindi tante piccole cose sono più facili da affrontare che una grossa cosa. È il modo per ingannare la gente e portarla verso qualcosa di più lungo, da assumere però a piccole dosi.

Avete collaborato spesso, ma, pur lavorando entrambi in Disney, il vostro rapporto per le storie si limita a quello di autore ed editor. Avete mai pensato di realizzare una storia in coppia?

Sio – In realtà abbiamo in mente una cosa da un po’ di tempo, però non abbiamo ancora iniziato a realizzarla.

Faraci – Troveremo il modo. Sono sicuro che la faremo, abbiamo bisogno di macinarla un po’ nella testa, poi nascerà nel momento giusto.

Sul fronte extra-Disney, invece, possiamo aspettarci altre collaborazioni? I volumi di Feltrinelli Comics possiamo iniziare a considerarli una sorta di appuntamento annuale?

Faraci – Sì, lo sento un po’ nell’aria, sta iniziando a succedere che ci chiedano di collaborare facendo qualcosa assieme anche altrove. Se c’è l’occasione e si tratta di qualcosa che ci piace veramente, perché tutti e due abbiamo un sacco di altri impegni

Sio – In generale ci divertiamo molto a lavorare assieme, perciò di sicuro troveremo una scusa per farlo ancora.

Faraci – Noi abbiamo una concezione particolare del nostro lavorare assieme. Non ne abbiamo mai parlato ma sono sicuro che anche Sio è d’accordo…

Sio – NON SONO D’ACCORDO!

Faraci – …È una condizione di grandissima libertà, quindi il fatto che ci commissionino qualcosa, in qualche modo ci frena. Questi libri, invece, sono proprio quella roba che hai voglia di fare, e allora la fai.

Sio – Sì, per questi libri ci è venuta l’idea giusta e poi li abbiamo finiti in due giorni… cioè, volevo dire, in molti anni, è servito tantissimo tempo!

 

Il pesce di lana e altre storie abbastanza belle