In occasione della presentazione di Bocca a forma di cuore, avvenuta a Bologna qualche giorno fa, abbiamo incontrato Giopota (Un anno senza te), che ci ha parlato di cosa ha significato per lui realizzare un’autoproduzione a tematica omosessuale con scene esplicite, oltre a rivelarci qualcosa sui suoi progetti futuri.

 

Ciao, Giovanni!
Innanzitutto, complimenti per questa avventura autoprodotta. Come ho scritto nella recensione dell’albo, in Giappone c’è tutto un mondo di dojinshi e bara, tendenzialmente portato avanti da giovani fumettisti o aspiranti tali. Non ci si aspetterebbe un’operazione simile dal disegnatore di una delle graphic novel italiane di maggior successo dello scorso anno. È particolare questo ritorno all’autoproduzione, un settore solitamente frequentato da esordienti, soprattutto considerando che stai lavorando come autore completo a un nuovo volume BAO Publishing.

In effetti, è un aspetto su cui non avevo mai riflettuto, perché gli autori che realizzano erotismo omosessuale – che, sì, sono soprattutto giapponesi – io li considero artisti validi e affermati. Mi rendo conto che la nostra cultura è molto differente, ma non volevo pormi questo limite. Di per sé, può sembrare un’operazione “disdicevole” perché lavoro con una casa editrice che ha una grande visibilità e che non si sognerebbe di pubblicare questo genere di storie. Volevo abbattere una barriera, quella dei tabù, delle cose che gli altri si aspettano che io faccia.

Penso di fare cose molto diverse tra loro, e sono contento di poter affermare: “Guardate, so fare questo, ma anche quest’altro”. Sono binari quasi paralleli, e in qualche modo voglio trovare le rette che li uniscano.

Forse ho trovato un paio di rette che collegano tutti i tuoi lavori. La prima è un elemento che non saprei se definire “autobiografico”. Se penso a “Un anno senza te”, a “La sosta” e a quel poco che si è visto del fantasy in arrivo per BAO, in qualche modo il protagonista ti assomiglia, caratterialmente ed esteticamente. Senza arrivare a quanto fa Zerocalcare, che ha creato un suo alter ego a fumetti, portandolo avanti tra un’opera e l’altra, possiamo considerare questi personaggi la stessa “maschera” inserita in contesti ed esperienze diverse?

Sì, assolutamente. Quando creo un personaggio lo faccio a mia immagine e somiglianza, senza alcun ritegno. Mi somiglia, è inevitabile, perché voglio raccontare me stesso. L’elemento autobografico è necessario, perché non sono bravo a parlare di me, ed è qualcosa che non faccio mai, ma sento la necessità e lo stimolo di raccontarmi.

Il Fumetto è la mia valvola di sfogo, non posso evitare di metterci un pezzettino di me. È per questo che i personaggi mi somigliano e si somigliano tra di loro, per fattori fisici ed emotivi.

Bocca a forma di cuore

La seconda caratteristica che unisce tutti i tuoi lavori è il genere: il volume BAO sarà un fantasy, “La sosta” è ambientato in un mondo fantasy, e “Un anno senza te” non sarà fantasy ma è sicuramente ricco di elementi fantastici e surreali. Anche in “Bocca a forma di cuore”, che è una storia realistica, hai voluto inserire un dialogo in cui i personaggi parlano di Ursula K. Le Guin e Hayao Miyazaki. Immagino che il fantasy sia il tuo genere preferito: come mai è così importante per te?

Sì, il fantasy è necessario. Anche per parlare di me, perché è un genere che mi ha formato, ci sono cresciuto e ci tengo particolarmente a parlarne. Trovo sia bistrattato. Ho letto un’intervista a Ottavio Fatica, il traduttore della nuova edizione de “Il Signore degli Anelli” realizzata in collaborazione con la Società Tolkeniana Italiana: racconta di come la precedente traduzione fosse stata fatta da una diciassettenne, che aveva fatto un buon lavoro per l’età che aveva, ma lui ha ritradotto tutto partendo da zero. E conclude dicendo: “Questo è un gran libro, non un fantasy”, come se il fantasy fosse qualcosa di per sé inferiore e il termine non sia degno di rappresentare un capolavoro come “Il Signore degli Anelli”.

Come quando dicono: “Non sembra neanche un fumetto”.

Esatto, lo stesso discorso.

Quali sono i titoli fantasy che ti hanno influenzato maggiormente?

Be’, “Il Signore degli Anelli”, assolutamente. La saga di Terramare, ma anche “Queste Oscure Materie”. Per me è importante che il fantasy venga rivalutato, e voglio portare avanti la lotta per riportarlo in auge, perché sia considerato un genere come tanti altri, con una dignità e un valore riconosciuti.

A proposito di fantasy, sta per uscire “Fanzaghirò”: puoi parlarci di questo progetto?

Fanzaghirò

Tutto è nato per gioco: lo scorso dicembre, hanno riproposto “Fantaghirò” su Netflix, e feci un post stupido su Facebook: “Raga, fanzine di Fantaghirò subito. Fanzaghirò”. Il fatto è che la gente mi prese sul serio. Così, per i successivi sei mesi, io e Thomas Govoni abbiamo lavorato a questo volume, volendo realizzare qualcosa che fosse divertente per tutti, per beneficienza e coinvolgendo autori che ci piacciono. Uscirà tra pochi giorni, al Treviso Comic Book Festival, e tutto il ricavato andrà alla Casa delle donne di Bologna. Un’opera dallo spirito femminista, quindi, con tante autrici e tanti autori di ogni genere e orientamento. Ne andiamo molto fieri, è un lavoro corale, un tributo alla nostra infanzia e al fantasy.

Questo mi ha dato la confidenza per fare con Ariel Vittori – una delle ragazze di Attaccapanni Press – le versioni inglesi di fumetti LGBT e queer. “Bocca a forma di cuore” sarà il primo titolo che pubblicheremo in inglese con l’etichetta Pink Ravioli, seguito da “Barba di perle”, di Flavia Biondi, e “Little Waiting”, di Ariel. Speriamo di farlo entro fine anno, per ricominciare ad allargare l’autoproduzione italiana all’estero, perché pensiamo sia davvero valida.

Torno su “Bocca a forma di cuore” con due piccole critiche, le uniche cose che non mi sono piaciute. La prima è la scelta del font…

Non sei il primo che me lo dice. Sai perché? Perché ricorda il Comic Sans. Invece l’ho scelto dopo aver ho guardato tantissimi font. Ho lavorato come grafico, e mi sembrava avesse una sua personalità. Invece, dev’essere stata una svista, perché mi è già stato detto più volte.

In compenso, c’è una grande cura nella realizzazione materica, con la fascetta, la qualità della carta e della stampa, quando le fanzine solitamente sono una via per pubblicare una storia che non troverebbe spazio altrove, e si risparmia sulla confezione. Ora che la maggior parte degli esordienti propone il proprio materiale online, la produzione artigianale e cartacea può essere un modo per distinguersi?

Ci sono tante possibilità di fare ottime cose a prezzi abbordabili, quindi ci ho voluto provare. Avrei potuto risparmiare, ma volevo offrire qualcosa che valesse la pena avere, e non solo leggere. Anche perché sono solo ventiquattro pagine, non c’è molto da leggere. Quindi volevo realizzare un bell’oggetto, e penso che ci siamo riusciti. Sono soddisfatto.

L’altra critica a “Bocca a forma di cuore” è una sensazione di incompiutezza: la vicenda e i problemi del protagonista non si risolvono. Questo, ovviamente, avviene perché è una storia breve, ma ci sono vignette e sguardi che sembrano lasciare intendere qualcosa di più, che la trama necessiti di essere approfondita. Mi ha ricordato molto “Gennaio”, il fumetto pubblicato sul web da cui poi ha preso forma “Un anno senza te”. Pensi che anche in questo caso potresti sviluppare qualcosa di più ampio respiro?

Potrebbe essere, non escludo nulla. Ma è molto difficile piazzare una storia così, non saprei chi potrebbe pubblicarla.

Eppure, si vedono ormai numerosi fumetti che, senza essere pornografici, contengono scene di sesso esplicite funzionali alla storia, anche di tipo omosessuale (penso a “Il Blu è un Colore Caldo”). Credi sia un problema tutto italiano o dipende dal fatto che si tratta di scene con due uomini?

Be’, con “Un anno senza te” ci sono riuscito, anche se è meno esplicito di questo. Le storie tra due donne iniziano a essere un po’ più diffuse, mentre tra uomini è più difficile, soprattutto se non rispettano dei canoni estetici precisi. Non lo so… ormai evito di pormi la domanda. Ora ho fatto questa autoproduzione senza nemmeno provare a proporre la cosa a qualche editore.

In realtà non ho nemmeno pensato di sviluppare “Bocca a forma di cuore”, perché al momento sono occupato sul volume per BAO, e ci sono molte altre storie che mi piacerebbe raccontare, prima di questa. E poi stasera un po’ mi vergogno di essere qui. Avrei potuto non essere così presente, non metterci così tanto la faccia e diffondere questa storia in modo meno personale.

Dici per l’elemento esplicito? Ti sei reso conto che alcune persone, anche senza dirtelo in modo aperto, hanno storto il naso?

No, perché per fortuna la gente che mi segue e mi conosce mi apprezza, però…

Forse applichi a questa situazione un pudore che esiste ancora in un contesto più ampio, mentre il settore del Fumetto può essere una sorta di “isola felice”.

Sì, ma, essendo un tabù, “là fuori” c’è sempre il sommerso timore di un rifiuto, perché si sta andando troppo oltre, cercando di rompere un muro che dovrebbe rimanere intatto. Ovviamente, non secondo me.

Hai anche un solo fumetto lungo di grande successo. Magari, dopo quattro o cinque titoli forti potresti avere quel seguito di lettori e quel potere contrattuale che ti permetterebbe di fare proposte più coraggiose.

Certo, questo discorso ha senso e ogni tanto ci penso. Speriamo sia propiziatorio!

Ci sono altri progetti su cui stai lavorando?

A Lucca uscirà “Grimorio 2”, per il quale ho realizzato una storia molto diversa dal solito. Ci sono dei bambini ed è un fumetto molto breve, molto semplice.

…E poi un altro porno! Un fumetto esplicito che mi piacerebbe fare, un’altra autoproduzione, sempre di poche pagine, ma con un approccio all’oggetto diverso. Vorrei fare una stampa particolare.

Bene, grazie per la disponibilità! Aspettiamo il tuo grande fantasy per BAO. Lo vedremo nel 2019, giusto?

Esatto. Anno prossimo, Lucca.