Comic Beat incontra Mitch Gerads e Tom King, rispettivamente disegnatore e sceneggiatore di Mister Miracle. I due hanno risposto ad alcune domande sullo stato, sulla genesi e sulla natura della serie, di cui vi abbiamo recensito il primo volume italiano in maniera come minimo entusiasta.

Ecco le dichiarazioni più interessanti della coppia creativa:

 

Mister Miracle vol. 1, copertina di Nick Derington

Gerads – Le cose tra noi due, già su Sheriff of Babylon, hanno iniziato a funzionare immediatamente. Per quanto sembri melenso, è andata così. E da allora siamo sempre andati alla stessa velocità, sino ad oggi. Tom è il padrino di mio figlio, ora. Quindi il nostro rapporto si è approfondito un po’.

Una cosa che ho sempre voluto chiedere a Tom è se Mister Miracle fosse sempre stato così o se lo è diventato a causa delle esperienze della vita. Per me, tutto quel che è successo nella serie è diventato quasi una strana autobiografia fittizia. Il settimo numero, in cui c’è il parto, l’ho disegnato un mese dopo aver avuto mio figlio. Era una cosa fresca nella mia mente e leggere la sceneggiatura di Tom mi ha fatto riflettere sulla mia esperienza.

E poi l’ottavo, che parla di crescere un figlio per un anno. Ci sto lavorando adesso e l’andazzo è sempre quello. Anche se il tema dell’episodio è soprattutto chiedersi se un buon padre possa anche essere un buon soldato e viceversa. Il che ha più a che fare con la vita di Tom.

King – Le tematiche dei miei fumetti cambiano, come quando ho scritto Vision, Sheriff e Omega Men. Per me, tutti e tre sono la stessa storia e tutti parlando di un tizio che cerca di fare del bene, ma tutto gli crolla addosso. Sono molto coerenti tra loro. Poi ho avuto questa crisi di nervi nel 2016 e, da allora, scrivo di questo. Non tanto di cosa succede quando crolli, ma di cosa fai per rimetterti in piedi.

Appartengo a una generazione che ha visto i propri padri abbandonare le famiglie per infilarsi in situazioni di crisi. Negli anni Ottanta e Novanta era un classico. Diamo di matto, facciamo crescere i capelli, compriamo una macchina e guidiamo verso l’orizzonte. E io mi sento di non appartenere alla mia generazione, semmai a quella dei miei nonni, che di fronte alle situazioni di crisi decideva di abbracciare la propria famiglia e di utilizzarla come una forza, invece di abbandonarla.

Di questo volevo scrivere, di come la mia famiglia mi abbia aiutato a ricostruirmi. Io mi sento come Batman e Mister Miracle, quindi sì, questo è sempre stato il piano. Il fatto che noi sceneggiatori si scriva sempre pensando al nostro artista e che Mitch stia vivendo certe esperienze ha reso le cose più facili.

 

King spiega così la parabola di Scott Free: ha tentato di fuggire dalla sua orribile infanzia e dalla scelta scellerata di suo padre per tutta la vita, perché fuggire è il suo super potere. Ora, però, si trova in una situazione in cui la fuga dal dolore non è più possibile ed è costretto a cercare di comprendere quella scelta, da sempre incomprensibile per lui. Perché tuo padre, dio benevolo, ti consegna al diavolo per essere torturato?

 

Mister Miracle #3, anteprima 05

King – Questa serie è nata come ripiego. Io e Mitch, in origine, avremmo dovuto realizzare una miniserie di dodici numeri intitolata La Guerra degli Scherzi e degli Enigmi. Alla fine quella storia è confluita nella serie regolare di Batman ed è diventata qualcosa di molto diverso, che riguardava Kite-Man. Improvvisamente, io e Mitch eravamo senza un progetto, quindi sono andato da Dan DiDio e gli ho chiesto di darci qualcosa da fare, qualunque cosa su cui potessimo lavorare.

Io e Dan ci siamo ubriacati pesantemente a Baltimora, e lui mi ha proposto Mister Miracle o i Cavalieri Atomici. Io ho scelto il primo ed è così che è cominciato tutto. E da allora, se non sbaglio, non ci è mai arrivato nessun avviso dagli editor… anzi uno. Nel numero #9 non ci hanno fatto usare la pipì. Doveva essere pipì, poi è diventata saliva.

Gerads – E la scena del parto l’avevamo pensata molto più realistica e impressionante.

King – Sì. In origine l’avevamo immaginata come un omaggio a Miracleman, ma credo che sia migliore così come è adesso.

Gerads – Con Mister Miracle ci siamo un po’ infilati nelle crepe del sistema editoriale. Dato che non è uno di quei personaggi popolarissimi, mi hanno lasciato stare e ho potuto sviluppare il mio stile personale, un ritmo narrativo molto particolare, fare un po’ quello che voglio e che probabilmente non sarei riuscito a fare se avessimo avuto gli occhi puntati su di noi, con un personaggio più in vista.

Mister Miracle #3, anteprima 03Sono sempre stato ossessionato dalla tecnica narrativa di strisce come Garfield o Calvin e Hobbes. Sono cose che ho sempre trovato molto facili da leggere e che ti permettono di dar vita a un sacco di battute così come a rivelazioni drammatiche, semplicemente muovendo i personaggi nello spazio. Ho cercato di portare un po’ di quel modo di raccontare in Mister Miracle.

A volte dei fan mi accusano di essere pigro, perché ripeto alcuni disegni e vignette. C’è una cosa che ho sempre voluto dir loro, ma non lo faccio mai. Immaginate un film. Immaginate che in una scena ci siano nove movimenti di camera ravvicinati. Vomitereste. La camera, per un po’, rimane puntata esattamente dov’è. Questo è quel che faccio.

Tutte le magliette di Mister Miracle, invece, prendono ispirazione da una cosa che ho fatto su Punisher. Nel secondo numero della serie, ho messo Frank in una maglietta di Occhio di Falco. Poi, nel terzo, l’ho disegnato con un’altra ancora e gli editor mi hanno detto di no, di fermarmi, che non gli era piaciuta la cosa nemmeno la prima volta. Quindi ho deciso che Mister Miracle avrebbe ereditato questa cosa delle magliette. Una diversa per ogni scena.

 

 

Fonte: Comics Beat