Da un paio d’anni, quando aprite alcuni albi commercializzati nel nostro Paese trovate sempre più spesso fra i credit Arancia Studio. I suoi professionisti si occupano a volte del progetto grafico, a volte dei colori, a volte della traduzione dell’albo. Si tratta di un nucleo compatto di professionisti del settore editoriale, di un’agenzia di servizi polivalente che ha saputo rendersi utile a tanti e darsi una fisionomia variegata, ma ben precisa.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il suo direttore e responsabile, Davide G.G. Caci.

 

Ciao, Davide, e grazie per il tempo che ci dedichi. Hai voglia di spiegare ai nostri lettori di cosa si occupa Arancia Studio?

Grazie a voi per lo spazio e l’interessamento. Se badiamo alla definizione “formale” che viene data nella nostra presentazione, Arancia Studio è una società che si occupa principalmente di produzione di contenuti per conto terzi, principalmente in ambito editoriale. Volendo arrivare più direttamente al dunque, siamo specializzati in comunicazione visiva: tutto ciò che ha a che fare con disegno e illustrazione, in ambito editoriale e pubblicitario.

Il fulcro della nostra attività è l’editoria (principalmente a fumetti), e ad oggi lavoriamo attivamente per quasi tutti i principali editori di fumetti a livello internazionale, ai quali forniamo diversi servizi: teoricamente, siamo attrezzati per partire dal foglio bianco e arrivare alla stampa (quindi: ideazione, testi, disegni, colori, grafica, lettering… O, se si tratta di localizzazione di albi stranieri, anche traduzione), a volte portiamo avanti tutte le fasi di un progetto, a volte solo una. Non disdegniamo incursioni in pubblicità, prodotti audiovisivi, sviluppo di app, gestione di proprietà intellettuali e… più o meno tutto ciò che ci passa per la testa.

Tu hai un’esperienza lunghissima in questo ambiente, nonostante la giovane età. Quali esperienze ti hanno spinto verso uno studio polivalente come Arancia?

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Ti ringrazio per il (doppio!) complimento, ma prima di rispondere ti devo correggere: io non sono tra i soci fondatori di Arancia Studio. Nel mio percorso professionale, nel 2014 (all’epoca in cui lavoravo – principalmente nel campo dei servizi editoriali, quali traduzione, lettering, impaginazione – con il mio Studio Parlapà) mi sono “incrociato” con Arancia, e mi è parso da subito evidente che fosse una realtà con un enorme potenziale, in buona parte inespresso.

Arancia è nata nel 2011 da tre soci: Daniel Mammana, Manuel Puppo (entrambi hanno poi preso strade differenti, anche se Manuel lavora spesso ancora con noi come grafico e colorista) e il mio attuale socio, nonché Art Director e illustratore-colorista-disegnatore, Andrea Meloni. Quando li ho conosciuti, mi sembrava che lo studio, che si occupava principalmente di pubblicità e colorazione di fumetti, potesse fare molto di più. Dopo un po’ di collaborazioni da “partner”, sono entrato nella società, e per un paio d’anni sono stato Direttore Operativo, per poi diventarne C.E.O.

Per tornare al nucleo della tua domanda, io ho sempre svolto tanti lavori, anche molto diversi tra loro, in ambito editoriale (ma non solo), e ciò che trovavo stimolante in Arancia era la grande qualità artistica, e la professionalità molto variegata. Era – e spero di aver contribuito a continuare su questa strada – letteralmente una realtà che poteva arrivare a fare quasi qualunque cosa.

Arancia è uno studio indipendente che lavora con grandi editori. Qual è il vantaggio, per i vostri professionisti, di far parte di una squadra come la vostra, che collabora con tanti?

Carthago, copertina di Ennio Bufi

Il primo su tutti è la fiducia: i nostri partner editoriali lavorano con noi su diversi progetti contemporaneamente, e si fidano di noi. Soprattutto oggi, con un mercato sempre più competitivo e aperto a livello globale, gli editor sono diventati (a ragione) molto diffidenti, perché hanno visto passare davvero tante meteore: se presento il portfolio di un autore a un editor, io gli sto promettendo che, al di là della qualità che può vedere dal portfolio, può riporre in lui la stessa fiducia che già ripone in me.

Ovviamente è un meccanismo estremamente rischioso, perché se qualcosa non funziona come dovrebbe, le conseguenze sono anche nostre. Ma, per fortuna, capita raramente (e, molto spesso, riusciamo a risolvere tutto prima che sia troppo tardi). Dopodiché, io sono dell’idea (può sembrare un discorso interessato, ma non lo è) che un creativo dovrebbe potersi occupare soltanto degli aspetti creativi. Perché perdere tempo ed energie in contrattazioni e formalità, con minore efficacia rispetto a qualcuno che lo fa quotidianamente?

Un altro vantaggio è la versatilità: tralasciando il fatto che, comunque, quella dell’agenzia “pura” è solo una parte del nostro lavoro, spaziamo molto al di fuori del mondo del Fumetto e dell’editoria. Un buon disegnatore a volte può trovare spazio in una campagna pubblicitaria, o nella progettazione di un giocattolo. Ultimo ma non ultimo: in caso di problemi (shit happens), c’è già una rete di professionisti “pronta” a rimediare: tante volte capita che un professionista si ritrovi in una situazione complicata, per via di un imprevisto più o meno grave. È lì che avere a disposizione qualcuno che può dare una mano ti salva – professionalmente – la vita, e ti fa portare a casa il risultato.

Quali sono i tuoi compiti all’interno dello studio, nello specifico?

I due incarichi principali e più delicati sono supervisionare l’intero meccanismo produttivo, facendo in modo che tutto funzioni come previsto (cosa che raramente succede, come dicevamo, ma l’abilità sta nel risolvere il problema prima che sia evidente), e tenere i rapporti con i clienti. Considerato che la nostra attività si sviluppa molto su Paesi francofoni, il fatto che maneggi non malaccio la lingua di Voltaire fa sì che quell’incombenza sia sulle mie spalle. Poi, al di là della quantità di lavoro che transita dalle nostre scrivanie, siamo ancora una piccola azienda: non mi formalizzo se c’è da sporcarsi le mani.

Così come non lo fa Andrea Meloni, che oltre a portare avanti direttamente i lavori in cui è coinvolto (disegno di albi a fumetti per Glénat e per il mercato americano, colori, e molto altro), passa diverse ore della giornata a supervisionare il lavoro dei nostri collaboratori (soprattutto quelli più giovani), dispensando consigli. In ultimo, viaggio moltissimo, e questo ci permette di “annusare l’aria che tira” a livello internazionale, che nel nostro campo è utilissimo, se non vitale.

Le competenze di Arancia sono destinate a evolvere? Quali figure professionali sono interessanti per voi da accogliere?

Per la mia salute psicofisica, dovrei dire di no, ma la risposta è… sì. Nell’ultimo triennio siamo cresciuti molto, tanto da voler mettere un piccolo freno all’ampliamento dell’attività, per non rischiare di implodere. La nostra posizione nel mercato editoriale è solida, e superata la fase del consolidamento, stiamo iniziando ad alzare la testa e ragionare su cosa ci piacerebbe fare “da grandi”. Nel farlo, stiamo ampliando sempre più spesso gli orizzonti. Parallelamente a collaborazioni extra-Fumetto che portiamo avanti da anni, di quando in quando facciamo – grazie alla collaborazione di professionisti che si mettono in gioco con noi – cose nuove.

Per dire, per le ultime Olimpiadi abbiamo sviluppato un gioco per cellulari per un’importantissima azienda alimentare. Quello che dico sempre quando faccio portfolio review (ma, in generale, quando riceviamo dei portfoli o delle candidature spontanee) è che teoricamente la nostra rosa di collaboratori è sempre al completo, ma allo stesso tempo siamo sempre alla ricerca di qualcosa o qualcuno. In questi giorni sto redigendo delle F.A.Q. e delle linee guida proprio per le submission, e troveranno spazio sul nostro sito web (che stiamo rifacendo da zero, e dovrebbe essere pronto dopo l’estate).

Siete un nucleo di persone di grande competenza. Che formazione deve avere chi vuole lavorare per voi? Al di là dell’editoria, quali particolarità richiede quella del Fumetto?

Alexandre Le Grand, copertina di Antonio Palma

In poche parole: adattabilità, spirito di squadra, affidabilità, consapevolezza dei propri mezzi e umiltà. Ma, soprattutto: passione. È un mix di caratteristiche molto difficile da trovare, lo so, soprattutto oggi. Mi permetto un discorso da anziano, che ultimamente mi sono ritrovato a fare moltissimo, intervenendo come seminatore o relatore in scuole di Fumetto o manifestazioni: ho l’impressione che tra le “nuove generazioni” sia sempre più difficile trovare questo genere di caratteristiche. Non saprei dire perché (la sovraesposizione dovuta ai social? Le scie chimiche?), ma mi sembra si sia perso un po’ il valore della gavetta, del fare esperienza, dell’imparare.

Parlando di noi, nello specifico, è assolutamente nel nostro interesse dare spazio su progetti di alto profilo a chi è pronto a farlo, così come lo è non “bruciare” qualcuno che non è ancora pronto: non sempre un autore lo capisce, e mi son ritrovato a volte ragazzi giovani (con mezzi notevoli) che rifiutavano lavori “umili” (da assistenti, o su piccole produzioni) ma pagati, per andare a fare altro – di solito, gratuitamente – che appagava maggiormente il loro estro artistico. In generale, lavorare nel mondo del Fumetto è bellissimo e appagante, ma complicato. E, soprattutto, ritengo che richieda un grandissimo equilibrio personale. Non c’è un “capo” per cui timbrare un cartellino, ma se al momento della consegna manca qualcosa… Be’, è un problema. Quindi è solo con equilibrio e la capacità di gestire il proprio tempo, che non si bucano le scadenze. Ed è solo così che, con serenità, se c’è da fare una nottata si fa. Sapendo che non deve e non può essere la norma (a volte, sui social, leggo sfoghi di colleghi, e mi viene da dire: “ma se è tutto così straziante, chi te lo fa fare?”. Poi penso che non ho bisogno di farmi nuovi amici, e cancello il commento prima di premere “invio”).

In ultimo: la perseveranza è fondamentale. È oggettivo che oggi come oggi ci siano più autori (e nuovi o aspiranti autori) che possibilità di pubblicazione: non tutti ce la fanno. Servono sicuramente le basi qualitative, un pizzico di fortuna (essere al posto giusto nel momento giusto), ma anche e soprattutto perseveranza.

Infine, qual è il prodotto a cui Arancia ha collaborato di cui andate più fieri, se si può dire? Anche più di uno.

Lincoln, disegni di Roberto Meli

Qui ammetto che sono in difficoltà, perché non saprei dirlo. Volessi fare il figo, ti direi “il prossimo”, ma siccome sono prolisso e noioso, ne citerò tre, in altrettanti “settori”. Direi, prima di tutto, il volume “Lincoln” (collana Ils Ont Fait l’Histoire, Glénat/Fayard), disegnato da Roberto Meli e colorato da Chiara Zeppegno: Roberto è uno mio caro amico, prima che un eccellente disegnatore, e Chiara è un po’ il nostro fiore all’occhiello. È entrata nel nostro studio quando stava per affrontare gli esami di maturità, ha iniziato come flattista, poi come assistente, e, a poco a poco, è cresciuta, con dei balzi di qualità impressionanti, e a oggi, dopo vari lavori “collettivi”, ha firmato (come colorista, in solitaria) già tre albi per il mercato franco-belga.

In ambito non-fumettistico, la linea “Teen Idols” per Kinder Merendero: quasi tutto il lavoro che portiamo avanti per il gruppo Ferrero è per mercati esteri (perlopiù orientali). Il fatto che quella linea (su cui abbiamo lavorato moltissimo, e con diversi nostri illustratori) sia arrivata nei supermercati italiani – circa un anno e mezzo fa, ora non è più disponibile – è stato motivo di enorme orgoglio.

La localizzazione di “ControNatura” per Image Comics: d’accordo con l’autrice e con l’editore italiano (Panini Comics), ci stiamo occupando della lavorazione necessaria per l’edizione americana del fumetto di Mirka Andolfo: dalla traduzione in poi (e qui, devo dire, il supporto di Panini è fondamentale).

Come bonus, aggiungo all’elenco dei lavori di cui andiamo più fieri “il prossimo”, ma non come battuta: abbiamo avuto occasione di progettare e realizzare dall’inizio alla fine un prodotto editoriale legato a una property cinematografica a cui ci siamo da subito molto appassionati. Solo che, ahimè, non è ancora stato annunciato. Ma se ne parlerà (e molto, ne sono certo!).