Una lunga intervista a Frank Miller è stata pubblicata su Comicon.com. Nella chiacchierata, l’autore tocca diversi temi, di cui vi daremo conto in futuro.

Qui, riportiamo le sue dichiarazioni riguardanti Superman: Year One, la graphic novel della nuova collana DC Comics Black Label imperniata sulle origini dell’Azzurrone, affidata al leggendario autore e alle matite di John Romita Jr., che già hanno collaborato su Daredevil: L’Uomo Senza Paura e Il Cavaliere Oscuro: L’Ultima Crociata.

Ecco le dichiarazioni più interessanti di Miller sulla sua visione del personaggio e sugli intenti con cui ha scritto questa nuova storia:

 

Superman: Year One, copertina di John Romita Jr.

Vediamo. Non si tratta di una riscrittura radicale di quel che avete sempre saputo di Superman. Come non lo fu Batman: Anno Uno. Ma addentrarsi per la prima volta in un materiale così ricco e già manipolato da tanti altri nel corso delle generazioni è un’opportunità per ricordare a tutti quanto le storie siano state grandiose ed esplorare angoli che ancora non sono stati frequentati.

Come ogni scrittore può vedere, ci sono questioni che non sono mai state affrontate con il personaggio di Superman. Non parlo di una ridefinizione dei suoi poteri. Non ho intenzione di cambiare il nome del suo pianeta d’origine, ma ci sono lati mai visti della sua personalità, della sua identità, di quel che era da ragazzino. Per darvi un indizio, nel primo capitolo passeremo un sacco di tempo nel razzo che lo ha portato sulla Terra mostrandovi quel che ha affrontato nei mesi nello spazio, l’educazione che ha ricevuto, come ha percepito il cambiamento in atto nell’universo. E poi vediamo la sua rinascita simbolica sulla Terra, quando il razzo precipita sul pianeta e lui viene trovato da Pa’ Kent. Tutto ciò è materiale che, secondo me, ha una notevole carica emotiva, che è stato interpretato in tanti modi diversi. Ora potrete leggere quel che ne penso io.

Ho scritto spesso storie di origini. Con Daredevil, con Batman. Le origini sono una chance per entrare in contatto con la natura profonda dei personaggi, il punto da cui sgorgano tutte le loro avventure. Perché Daredevil è l’Uomo Senza Paura? Che cos’è davvero Batman? Nelle mani di alcuni, non è che un tizio sempre arrabbiato. In altre, è una figura paterna. Nel caso di Superman credo sia sensato chiedersi chi sia in definitiva questo tizio. Vale la pena di dar vita a un fumetto solo per rispondere a questa domanda. E vedere cosa ha dentro. Perché c’è questo alieno sulla Terra, cresciuto da persone molto, molto tradizionali, che ha valori profondamente legati alla famiglia e alla comunità.

Superman poggia su due fondamenta, la prima è molto tragica, mentre la seconda è basata su un ambiente amorevole e accogliente. Il risultato è una persona in possesso di un potere senza paragoni. Che cosa ci fa? Come è diventato un uomo tanto buono da gestire così bene quel potere? Domande che portano a una grande storia.

Trovo affascinante il fatto che sia tanto alieno quanto familiare a tutti noi. Quale delle due cose è davvero? Il potere enorme o Clark Kent? Credo che una delle interpretazioni fondamentali di Superman sia quella di Christopher Reeves nel primissimo film. Mi sono sempre fatto domande sulla personalità di Superman e, in quel caso ho capito che avevo di fronte un essere di immane potere che però era sostanzialmente un geek in mezzo alla gente normale. Perché è troppo forte per tutti gli altri e ha troppa consapevolezza e non è mai stato del tutto a suo agio assieme alla maggior parte delle persone. C’è sempre qualcosa che lo differenzia dagli altri, e questo, per me, è un modo di vedere Superman molto istruttivo.

Ci sono moltissime visioni del personaggio che mi hanno influenzato. Leggo fumetti dacché ero bambino, e specialmente di Superman. Ma ci sono alcune interpretazioni che per me hanno un significato particolare. Se devo sceglierne una, credo sia la serie animata dei fratelli Fleischer, perché era semplice e diretta. Quel Superman aveva il livello di potere che più mi piace. Non era Dio che vola sopra la città, ma era parecchio più forte di chiunque di noi. E il suo approccio verso i concetti di bene e male era molto semplice. Non era disposto a far capire le proprie emozioni. Il mio Superman non può permettersi di cedere all’emotività, perché se indugiasse nel suo lato umano, nelle emozioni più immediate, il risultato sarebbe catastrofico.

 

 

 

Fonte: Comicon