Nel corso dell’ultima edizione di ARF!, abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Michele Monteleone e Marco Matrone, autori di Senzombra, graphic novel edita da BAO Publishing.

Ringraziamo Daniela MazzaChiara Calderone e lo staff BAO Publishing per la disponibilità.

 

Ciao, ragazzi, e benvenuti su BadComics.it! Da cosa nasce l’idea di “Senzombra”?

Senzombra, copertina di Marco Matrone

Michele Monteleone – L’idea di base nasce semplicemente dal personaggio. Era un periodo in cui ero un po’ ossessionato con Bryan Lee O’Malley: mi piaceva come fondesse perfettamente più universi narrativi creando una sorta d’ibrido, un’amalgama di mondi differenti. L’idea alla base è stata quindi un ragazzino che avesse il cellulare, ma anche mantello, spada e le Converse ai piedi.

Marco Matrone – Un fantasy contemporaneo, insomma.

Monteleone – Esatto. Poi gli abbiamo creato attorno un mondo, che naturalmente contiene parecchi riferimenti evidenti, come “Peter Pan”. Lo scambio dell’ombra rappresentava per me la messa in pausa della giovinezza: improvvisamente smetti di crescere perché non hai più l’ombra. Ho sempre pensato che fosse un particolare incredibilmente affascinante di “Peter Pan”.

Dal personaggio è poi nata tutta la storia, che in realtà si è formata quasi del tutto da sola. Ci abbiamo buttato dentro tutti i riferimenti possibili, ma senza renderli palesi. Abbiamo utilizzato le strutture delle opere che ci piacciono; ad esempio quella degli shonen per le scene d’azione, o quella dei videogiochi per strutturare il mondo con cui si relaziona Senzombra. Ne è scaturito un mix.

Matrone – È stato anche abbastanza naturale, non ci abbiamo riflettuto più di tanto. Il tutto è arrivato in modo automatico nel momento in cui abbiamo messo insieme i pezzi. Tutte le nostre suggestioni e passioni, fuse.

Avete sintetizzato in un volume tutte le influenze e i gusti di un quinquennio di cultura pop, insomma. Il tutto, però, unito alla cultura più classica. Questa fusione di linguaggi vi ha portato a creare un racconto che ha un pubblico di riferimento particolare. Come vi siete mossi nel decidere il target?

Senzombra, anteprima 02

Monteleone – Secondo me, la linea di principio su cui bisogna creare le proprie cose è che più cerchi di andare a toccare un target, più probabilmente andrai a pescare a chilometri di distanza da esso. Cercare di forzare la targettizzazione è sbagliato. E noi siamo due adolescenti dentro che hanno fatto quel che gli andava di fare.

Matrone – Quello che dici è giusto: più cerchi di fare una prodotto per un pubblico definito ed esistente, e più corri il rischio di replicare qualcosa che già esiste. Anche quando non hai la pretesa di fare chissà che di nuovo. Magari immagini un pubblico a cui vorresti mostrare qualcosa di diverso, perché potrebbe piacergli, a prescindere dai gusti triti e ritriti di quell’ambito specifico…

Monteleone – Il principio era far convivere nello stesso fumetto tutte le influenze possibili. Magari “Peter Pan” e Bryan Lee O’Malley non sono esattamente i più vicini, ma d’altra parte il principio è che a me piacciono entrambi!

Matrone – Infatti sei tu il punto di connessione! Tu autore, sceneggiatore, scrittore che porti questa unione in un prodotto. Noi siamo dei contenitori, in fondo.

Monteleone – Un altro aspetto è che da ragazzino ho sempre letto i classici. E i classici contengono qualsiasi cosa: da “Peter Pan”, appunto – è divertente il fatto che pochissimi miei amici abbiano realmente letto “Peter Pan”, dato che esiste il film Disney, che è perfetto – fino a “L’Isola del Tesoro”. Da ragazzino mi piaceva moltissimo una cosa in particolare dei classici: c’era sempre qualcosa che non capivo, perché le storie erano calate in universi narrativi che non mi erano famigliari. Lo sono diventati con il passare del tempo, perché sono andato a leggere gli altri libri dei vari autori. Ad esempio, sono andato a leggere i romanzi di Stevenson pensando che fosse il mio scrittore preferito, per poi scoprire che sono decisamente diversi da “L’Isola del Tesoro”! Tutto ciò mi affascinava, e con lo stesso livello d’incoscienza abbiamo messo quello che ci piace in “Senzombra”.

Parlando della sintesi visiva che avete raggiunto, sia a livello di personaggi che del mondo che avete ideato, come siete giunti a creare questa crasi di elementi senza cadere nei cliché?

Senzombra, anteprima 03Matrone – C’erano dei punti fermi, ma più che dei riferimenti veri e propri erano delle intuizioni per inquadrare il genere di personaggio che stavamo sviluppando. Per quanto riguarda il design, personalmente cerco di evitare di guardare troppo qualcosa, perché penso che già assimiliamo tanto quando guardiamo qualcosa che ci piace, e il tutto finisce per ristagnarci dentro. Un buon processo creativo è tirar fuori quel che serve al momento giusto, perché se passi troppo tempo a studiare delle soluzioni specifiche finisci per produrne una sintesi. Il che non è male, ma magari può essere riduttivo rispetto a quello che avresti da dire. Ho cercato di prendere le cose che sentivo di avere dentro, tutti quegli input visivi assimilati, e li ho tirati fuori.

Monteleone – Dopo che abbiamo fatto questo lavoro assieme, sono convintissimo che prima o poi faremo una storia di sole donne. Da sceneggiatore, mi sono innamorato della sintesi trovata da Marco per Rita. È un personaggio che ogni tanto è anche un po’ sexy, ed è giusto che sia così. Anzi, forse lo abbiamo accentuato troppo poco, perché, tornando alla nostra adolescenza, ricordo che su Mediaset veniva trasmesso a bomba tutto John Hughes, e nei suoi film il sesso è palese! Si vedono le tette! È normale che gli adolescenti vogliano vederlo.

Sotto questo aspetto, ad esempio, ho trovato eccezionale il lavoro di Bastien Vivés su “Una Sorella”, un libro consigliato a un pubblico adulto ma che io reputo perfetto per ciò che cerca il pubblico adolescenziale. In “Senzombra” abbiamo fatto svariati occhiolini a questo aspetto.

Il cuore del libro, infatti, è la relazione tra individuo e resto del mondo, sia esso un altro uomo o un’altra donna. Un punto d’incontro tra un essere solitario che entra in contatto con il diverso.

Matrone – Che poi è la storia di tutte le storie, se ci rifletti. Un archetipo così primordiale che si manifesta sempre in forme differenti.

Monteleone – Sì. Poi, ok, io sono un drogato di commedie romantiche – da “Notting Hill” a “Quattro matrimoni e un funerale” – quindi la vena romantica, per me, ci sta. In una storia che parla di adolescenti il sentimento romantico deve esserci per forza.

Romantico ma anche sensuale, come hai detto tu. Non solo nelle pose dei personaggi, ma anche nella comunicazione tra loro. Il ritmo dei loro dialoghi è come un libro nel libro, con due adolescenti qualsiasi che comunicano tra di loro in modo naturale.

Senzombra, anteprima 04

Monteleone – Certo, si punzecchiano! La mia passione per le commedie romantiche mi ha portato a pensare che ci sia una scrittura meravigliosa in quel tipo di Cinema. “About Time”, “Notting Hill”… Qualsiasi parte di “Notting Hill” ha un botta e risposta fulminante, cose che sono entrate nell’immaginario comune.

D’altra parte va considerato che la storia voleva essere quella di un adolescente – di per sé incastrato e preda di due mondi diversi che lo portano in direzioni opposte, infanzia ed età adulta – e che nel nostro caso è doppiamente incastrato, dato che il suo mondo è il nostro ma con una componente fantasy. Le due tensioni non potevano fare altro che portare a un personaggio che, paradossalmente, è fermo.

L’unico modo per rompere la sua paralisi era introdurre un elemento che lo facesse impazzire, quindi una donna (che per un ragazzino, di base, è una scheggia impazzita), forte (Rita non è il classico personaggio che si fa trascinare dalle situazioni, anzi, è quella che sta davanti a tutti) e convinta nelle relazioni (infatti dà una svegliata a Tristan, in maniera brusca). Che poi è quello che ti succede nella vita: da adolescente vorresti solo restare nella tua stanzetta a giocare ai videogiochi e a guardare film: poi arriva una donna e anche solo presentandosi ti cambia la vita.

Considerando la regia delle tavole e l’inserimento di alcune pose provocanti, non avete messo alcuna censura, avete mostrato tutto quanto. Nonostante ciò – e lo dico tanto per fare l’avvocato del diavolo – la copertina indica che è un volume BaBAO.

Matrone – Ma di livello tre!

Monteleone – Il target infatti è Young Adult.

Mi pare di ricordare sia lo stesso de “La Principessa Spaventapasseri” di Federico Rossi Edrighi.

Monteleone – Esatto! In cui, tra l’alto, questo tipo di scene legate al sesso ci sono eccome! Il principio è che se vuoi parlare a un adolescente, non puoi escludere la sessualità.

Matrone – Altrimenti gli parleresti come fossi un genitore. E non è ciò che va fatto.

La storia di Tristan si chiude così o vedremo altro sul personaggio o sul suo mondo?

Matrone – In realtà, l’abbiamo appena accennato.

Monteleone – In un suo saggio, Michael Chabon dice che c’è la necessita di avere una mappa, all’inizio, con luoghi che vengono unicamente menzionati nella storia, senza mai essere mostrati. Nessuno ci va davvero, non vengono mai coinvolti in modo attivo nella storia. L’avventura può considerarsi conclusa in quanto una storia all’interno di un mondo. Detto ciò, ci sono migliaia di altre storie in quel mondo.

Matrone – Magari anche più mature. Chissà…

La storia, del resto, ha già un mini spin-off nel videogioco, molto divertente da giocare e che ha avuto una buona risposta da parte del pubblico.

Matrone – Essendoci ispirati anche al mondo dei videogiochi, ci siamo detto che in effetti sarebbe stato bello produrne uno. Volendo, potremmo anche parlare di quanto possa essere o meno sperimentale l’idea di mescolare diversi media apparentemente separati… ma di base volevamo fare un videogioco e basta! Abbiamo pensato: “Come sarebbe bello giocare con Tristan che corre e uccide le streghe!”

Nella forma più tradizionale possibile, oltretutto, lo scorrimento orizzontale in due dimensioni e con pochi comandi.

Monteleone – Il principio era proprio completare il cerchio: se Tristan gioca allora facciamo giocare il lettore come lui, che nella migliore delle ipotesi gli somiglia: un adolescente che ama giocare.

C’è qualcosa del prodotto fisico che vi soddisfa particolarmente?

Matrone – Penso che in BAO abbiano fatto un ottimo lavoro, valorizzando graficamente ciò che avevo immaginato. Non speravo in colori così fedeli.

Monteleone – La resa dei colori è stata davvero perfetta, vicinissima all’RGB del monitor.

Ci sono altri lavori insieme all’orizzonte?

Monteleone – Abbiamo un sacco di idee – forse anche troppe – e, in realtà, ne avremmo in mente una per approfondire il discorso tra videogiochi e fumetti, integrandoli in modo ancora più forte.

 

Marco Matrone, Mirko Tommasino e Michele Monteleone ad ARF! 2018