Ad ARF! 2018, Edizioni BD ha presentato in anteprima la nuova edizione di Up All Night, graphic novel scritta e disegnata da Giulia Argnani che tornerà in fumetteria e in libreria nella seconda metà di giugno. Dopo aver intervistato l’autrice lo scorso anno, in occasione dell’uscita della biographic novel Janis Joplin – Piece of my Heart, siamo tornati a fare quattro chiacchiere con lei.

Ringraziamo Edizioni BD, e in particolare Daniel De Filippis, per la disponibilità.

 

Ciao, Giulia! Bentornata su BadComics.it!
Hai portato all’ARF! 2018 la nuova edizione della tua graphic novel “Up All Night”, uscita originariamente nel 2016: cosa ti ha spinto a riprendere in mano questo capitolo della tua vita artistica e a ripresentarlo?

La prima tiratura di “Up All Night” era limitata, e già dopo pochi mesi dall’uscita ho iniziato a guardarmi intorno per trovare un editore che potesse meglio promuovere la mia opera. Tra le varie realtà, ho contattato Edizioni BD che si è dimostrata subito molto interessata. Vista la mia affinità con il tema musicale, la loro prima richiesta è stata quella di realizzare un progetto per la loro collana Rock, “Janis Joplin – Piece of my Heart”, uscito giusto un anno fa. I risultati sono stati buoni, e a quel punto abbiamo deciso di programmare, per continuità autoriale, la nuova edizione di “Up All Night”.

C’era una vocina nella tua testa che ti diceva che quella prima versione poteva e doveva essere rivista, che qualcosa andava sistemato o aggiunto?

Rispetto alla versione originale è stata aggiunta una parte in apertura e una in chiusura che però non considero un finale: preferisco pensare che sia il lettore a decidere, dopo aver letto il libro, in che modo termini la storia. Le ultime pagine potrebbero trattare di qualcosa che accade anni dopo o, addirittura, essere un estratto di questa love story che non ho narrato prima e che emerge solo ora.

Inoltre, era volontà comune dare ai lettori che a suo tempo avevano acquistato il mio fumetto un motivo per comprarlo nuovamente. Ma io ero già completamente soddisfatta di “Up All Night”, sia dello sviluppo della storia che della componente artistica.

C ’è stato un reciproco influenzarsi tra le tue opere? Hai voluto inserire qualcosa della tua esperienza precedente in questa nuova edizione di “Up All Night”?

Quando ho scritto “Up All Night” avevo in mente proprio Janis Joplin, in particolare pensando al personaggio della co-protagonista, Greta. Quindi, in un certo senso, è stato abbastanza naturale citare un’icona del rock come lei, che è un punto di riferimento per il personaggio, sia per come è rappresentato graficamente sia per le caratteristiche interiori.

Le protagoniste di questa intensa storia d’amore, Chiara e Greta, portano in scena due modi di vivere e di porsi di fronte alle passioni completamente differenti. Quanto di autobiografico c’è nei tuoi personaggi e a quale delle due protagoniste ti senti più vicina?

“Up All Night” è un libro fortemente autobiografico, sebbene alcune parti siano state ovviamente ritoccate: non tutto ciò che accade nella realtà è raccontabile in maniera accattivante, quindi qualcosina è stata modificata, ma c’è davvero tanto di autobiografico. Chiara è il personaggio che mi rappresenta di più, anche se in alcune caratteristiche di Greta un po’ mi riconosco.

Nel tuo fumetto l’amore viene portato in scena da due donne: una scelta che avrebbe potuto esporti a qualche stupida critica omofoba.

Sin dalla prima lezione, i miei docenti di sceneggiatura mi hanno insegnato che la cosa peggiore che uno scrittore possa fare è quella di autocensurarsi. Per cui, partendo da questo insegnamento, quando decido di proporre un determinato pensiero non mi pongo il problema di farlo in maniera più o meno affine a quello che potrebbe essere il gusto delle persone, mi chiedo esclusivamente se lo sto facendo nella maniera giusta, nella maniera che vorrei io.

Non ho mai avuto paura della censura, d’altronde credo di non aver mai realizzato cose così estreme da poter ricevere censure. Ai fini della narrazione, l’amore, sia esso tra persone dello stesso sesso che non, non presenta alcune differenza. Io mi limito a raccontare quello di cui ho una conoscenza diretta, non mi permetto di scrivere di esperienze che non mi appartengono. Nel caso specifico, è più difficile per me immaginare una storia d’amore tra un uomo e una donna che una tra due donne. In fondo, non ho mai pensato che ci fosse differenza nel provare amore nei confronti di qualcun altro.

Anche perché la storia d’amore tra Chiara e Greta ha un carattere decisamente universale.

Esatto. Dopo cinque minuti dimentichi che ci sono due protagoniste femminili, anche perché la storia parla di tutt’altro. Non volevo dedicarmi alle dinamiche della comunità LGBT: il mio interesse era raccontare il percorso di Chiara, l’incontro che ha avuto e che le ha cambiato la vita, oltre alle paure che deve superare.

In questo libro, come in “Janis Joplin – Piece of my Heart”, la musica ricopre un ruolo fondamentale: non solo è la colonna sonora del fumetto ma detta i tempi della storia d’amore tra le protagoniste. È la musica l’elemento che meglio caratterizza le tue opere o, giunta a questo punto della tua carriera, senti la necessità di staccarti da tale tematica per cimentarti in qualcos’altro?

Sicuramente la musica è una grande fonte di ispirazione per me, quindi tendo a inserirla nelle cose che scrivo. Attualmente sto scrivendo un progetto in cui ci sarà presente la musica ma, a differenza delle precedenti opere, non ricoprirà un ruolo così centrale e personale. Nel caso di “Up All Night” la protagonista è una musicista, e le canzoni custodivano una serie di emozioni che avevo vissuto e che tenevo a raccontare.

“Janis Joplin – Piece of my Heart”, invece, credo resterà un’operazione unica, che non si ripeterà. Voglio trovare modalità sempre differenti per raccontare storie, e la musica che in futuro farà parte delle mie opere sarà raccontata in maniera differente. Spero di trovare la chiave giusta per esprimere ogni volta il mood e le diverse emozioni, magari sempre attraverso la musica ma senza dovermi ripetere, senza esserne schiava.

Da dove nasce la scelta di inserire una canzone all’inizio di ogni capitalo? Come hai scelto i brani? Hai dovuto fare qualche cambiamento nella personale playlist di “Up All Night”?

Era un modo per cercare di introdurre una determinata sensazione a chi non conosce l’emozione che volevo raccontare. Un’operazione sicuramente rischiosa, perché magari sei legato a una canzone che per te ha un significato particolare, mentre per tutto il mondo significa tutt’altro. Prendere la tua esperienza e condividerla con qualcun altro solo perché tu l’hai vissuta è una chimera, hai la necessita di trovare una modalità per farlo, e credo che la scelta di queste canzoni sia quella migliore.

Riguardando i testi per questa nuova edizione, ho modificato il brano iniziale rispetto al precedente di Antony and the Johnsons, “Hope There’s Someone”, troppo cupo e disperato. Trovavo più idoneo “Asleep” degli Smiths, più in linea con i sentimenti della protagonista. In generale la scelta dei brani dipende dalle necessità narrative e dalle sensazioni che si vogliono evocare. Ho optato per soluzioni funzionali, ma allo stesso tempo conosciute in modo da riecheggiare facilmente in testa al lettore e dare spazio alla melodia oltre che al testo.

Riguardando le tavole di “Up All Night” hai avvertito la volontà di modificarne qualche pagina? Più in generale, in che direzioni stai sviluppando la tua arte?

Il tipo di soluzioni artistiche che sto utilizzando mi fanno sentire a mio agio. L’unico problema è che tendo ad annoiarmi facilmente, quindi ora mi farebbe piacere adottare una linea più pulita. Siccome il mio stile è caratterizzato da matita e scala di grigio, vorrei riprendere il discorso della china, magari in digitale, o comunque trovare un segno più pulito.

Come nuova frontiera per il futuro, inoltre, mi piacerebbe sperimentare il colore. Sulla lunga distanza non posso fare previsioni. Vedremo cosa succederà con i miei prossimi lavori.

 

Pasquale Gennarelli e Giulia Argnani