Vi abbiamo proposto recentemente una divertente e sentita analisi di Mike Hawthorne, il disegnatore più prolifico della storia di Deadpool, che raccontava le proprie tavole preferite, in tanti anni di lavoro, dedicate al Mercenario Chiacchierone.

Oggi vi riportiamo le sue dichiarazioni rilasciate alla vigilia dell’uscita di Despicable Deadpool #300, numero celebrativo che lo ha visto firmare le matite del personaggio per l’ultima volta.

 

Deadpool #300, copertina di Mike Hawthorne

Credo che la maggior parte della gente sia convinta di sapere perfettamente chi sia Wade Wilson. E un tempo pensavo di saperlo anche io. Wade è una battuta che ti sbatte al tappeto, un personaggio comico con esplosioni, un clown bruciacchiato e pieno di cicatrici, avvolto in una tortilla e fritto. Ma poi ho imparato qualcosa di più su di lui e sui suoi fan.

Ho incontrato una volta una signora sopravvissuta a un cancro che mi ha detto che Deadpool era il suo eroe. Non so come mai non avessi mai realizzato che il suo pubblico poteva includere anche persone come lei, che mi guardava con un misto di orgoglio e di affetto genuino per questo personaggio che l’aveva aiutata a uscire da periodi bui. Avevo sempre pensato che fossero tutti dei fessacchiotti come me. Sono un egocentrico.

Anno dopo anno, pagina dopo pagina, ho conosciuto sempre meglio questo tizio, disegnando il suo volto arrabbiato, a volte, oppure triste. E mi sono trovato a voler bene a questo mostro per la sua voglia di prendere mazzate nel tentativo di trovare qualcosa che somigli alla felicità, pur essendo consapevole, in fondo, di non meritarsela.

Vi racconto questa barzelletta che mi ha raccontato mia figlia. Un cavallo entra in un bar. Il barista gli chiede perché quel muso lungo. Lui risponde: “L’alcolismo sta distruggendo la mia famiglia”. Me la sono fatta addosso dal ridere. Non è una barzelletta perfetta, forse potete anche trovarla poco divertente, ma il modo in cui mia figlia l’ha raccontata era magico. Mi sono anche un po’ vergognato di ridacchiare, perché mio zio ci è morto, a furia di bere.

Mi sono reso conto che era questo il mio lavoro, riguardo a Wade. Fare in modo che ogni battuta arrivasse ai lettori, con il suo humour e il suo insito senso di terrore. Nella speranza di farvi percepire Deadpool come un personaggio reale, come lo percepisco io. Ho cercato di riproporre un po’ di quella magia che la mia bambina mi aveva mostrato. Non so se ce l’ho fatta, ma ci ho provato come un matto. Giuro.

Wade è quell’amico da cui non vorresti mai farti trovare che, quando c’è, ti fa sempre ridere, anche se cerchi di nasconderlo. Come amico è pessimo, e anche come marito, come padre… ma probabilmente morirebbe per te se le cose si facessero davvero, davvero toste. E quindi, brindo a te, Wade Wilson. Spero che il prossimo team creativo ti ami quanto noi. Scusa se ti ho tirato addosso un pianeta, una volta.

 

 

Fonte: Marvel