Adi Granov non è propriamente un fumettista o un disegnatore di fumetti. Con il suo stile pittorico, è diventato uno dei principali copertinisti del settore e ha un ruolo importante nel successo di molti film dei Marvel Studios. Spesso, infatti, è lui a progettare i costumi degli eroi che vediamo al cinema, tra cui le varie versioni dell’armatura di Iron Man, il costume di Black Panther e le uniformi di alcuni personaggi di Avengers: Infinity War.

Ecco la nostra chiacchierata con lui al Lake Como Comic Art Festival!

 

Sei diventato famoso nel mondo del Fumetto con “Iron Man: Extremis”, scritto da Warren Ellis. Credo si possa dire che è stato il momento in cui ti sei imposto all’attenzione. Cosa ricordi di quel periodo di lavoro con un maestro come lui?

Ricordo soprattutto l’entusiasmo per il fatto che la storia era veramente notevolissima. Io apprezzavo molto il suo lavoro su “Planetary”, e quando la Marvel mi chiese di rilanciare assieme a lui il personaggio di Iron Man ero ovviamente molto felice. Ricordo che ero davvero felice di come la storia si dipanava. Mi mandò la sceneggiatura del primo numero e non ci fu grande dialogo tra me e lui, ma poi ci incontrammo mentre ci stavo ancora lavorando e potemmo parlarne. Nel secondo numero lui incluse molte delle cose che gli dissi e fui davvero contento di vedere che lavoravo con uno sceneggiatore che davvero teneva in considerazione le mie opinioni. Non ho lavorato più granché nel mondo del Fumetto, quindi non posso fare grandi confronti, ma in quell’occasione mi resi conto di come Warren sia in grado di cogliere alla perfezione i punti di forza di un artista e di scrivere tenendoli presenti, per fare in modo di sottolinearli ancora di più.

Il tuo rapporto con i comics è complesso, per quanto riguarda la realizzazione delle pagine interne, a causa del tuo stile, molto dettagliato e pittorico. Ecco perché ti sei dedicato poi alle copertine e, in seguito, al tuo attuale lavoro per il Cinema. Quanto è stato complesso realizzare gli interni di “Extremis” per te? Perché spesso le deadline sono molto strette.

Il fatto è che, visto che sono famoso per i miei disegni pittorici, tutti vogliono da me quel tipo di stile. E, dato che bisognava lavorare in quel modo e piuttosto in fretta, avevo due possibilità: o abbassare un po’ la qualità del mio lavoro, oppure chiedere a qualcun altro di colorare i miei disegni, cosa che mi aveva procurato alcune brutte esperienze. Quindi non è più un’opzione. Il problema è che questo richiede davvero molto tempo e mi causa un sacco di stress, perché sono costantemente in ritardo con le scadenze. Quindi non mi diverto, quando lavoro.

E oggi sarebbe ancora peggio, perché mi dicono che le scadenze sono sempre più stingente, quando lavori per le major. Non a caso, due degli ultimi eventi Marvel sono disegnati da più di un artista.

Si tratta di una linea di produzione, di una catena di montaggio. E il mio stile non è adatto a quel genere di organizzazione del lavoro. Per me è davvero troppo difficile rispondere anche solo quando mi chiedono quanto mi ci vorrà per una pagina. Ci posso mettere un giorno come sette, a seconda delle scene che contiene.

Per fortuna, però, sei un copertinista molto attivo. Se non sai quanto ci metti per una pagina, quanto ti ci vuole per una copertina?

Dipende moltissimo dal livello di dettaglio degli sfondi, ma ancora di più da quanti personaggi la copertina contiene. Se ce n’è uno solo, mi ci può volere anche solo un giorno. Un giorno lunghissimo, ma uno solo. Altrimenti le cose si fanno molto più lunghe, anche fino a una decina di giorni per un fumetto che vede una squadra di personaggi in copertina.

Sei in esclusiva con la Marvel da diverso tempo. Hai un personaggio preferito da realizzare su copertina?

No, mi spiace. Cerco sempre di dare una versione molto personale dei personaggi. Mi piace in particolare lavorare sui cattivi, perché è impossibile sbagliare. Se sbagli qualcosa, per esempio le proporzioni del volto, un cattivo sembra solo più arrabbiato. Quindi è più facile.

Parliamo un po’ del tuo lavoro per i Marvel Studios, per cui lavori progettando visivamente i personaggi. Qual è il tuo livello di coinvolgimento? Ci puoi descrivere un po’ più nel dettaglio i tuoi compiti?

Mi chiedono a volte di lavorare ai film. Non è il mio impegno principale, ma ogni due anni circa vengono da me e mi reclutano. Recentemente ho lavorato su Infinity War I e II e su “Black Panther”, per cui ho disegnato i costumi. Quando mi chiamano, il lavoro mi impegna per circa sei mesi in maniera molto intensa, ma poi, magari due anni non lavoro più su nulla per loro.

Il lavoro per gli Studios ti richiede un approccio molto diverso da quel che succedeva con il Fumetto e da quanto accade per una copertina?

Sì, totalmente. Perché devo pensare, per esempio, a come Deadpool esiste in movimento, devo progettare qualcosa che funzioni visivamente da ogni angolo possibile. Altrimenti ci saranno dei problemi. Se la stessa cosa capita in un fumetto, ho sempre tempo per sistemare le cose, senza che nessuno se ne occupi. Ma, quando lavoro per un film, il mio lavoro va a qualcun altro e deve essere già completo. E devo stare attento a ogni parte del suo corpo, per tutta la sua lunghezza. Quindi c’è davvero da pensare a tutto.

Chissà quanti studi e schizzi!

Sì. Un sacco. E tante versioni diverse in cui tentare cose nuove. Quindi mi trovo alla fine con tanti disegni di Pantera Nera, molto belli, ma anche con un sacco di materiale in cui cerco di capire come funzionano le sue mani, o i suoi piedi, in cui mi concentro su singoli particolari che devo necessariamente definire. Oppure, se pensi a progettare la sua maschera, devi pensare al fatto che è per un attore in particolare e devi stare attento al fatto che sarà la sua testa, la sua faccia a rimanere lì dentro. Devi considerare anche questo genere di cose.

E al fatto che deve essere in qualche modo espressiva.

Bravo. E non è facile. Per un personaggio principale come Pantera, mi ci possono volere sei mesi di lavoro solo per lui. Perché devi davvero tentarle tutte, e spesso fare un sacco di cambiamenti per adattarti alle richieste e alle necessità della pellicola o al fatto che i tuoi primi progetti si scontrano con difficoltà di budget o di realizzazione. Anche con i tessuti che si possono ottenere o realizzare, ad esempio.

Hai visto che c’è sempre più la tentazione, nei film, di levare la maschera agli eroi per mostrare gli eroi? Quanto dà fastidio a te, che sei quello che spesso le ha progettate?

Be’, un po’. Devo essere onesto. Preferisco vedere gli eroi con la maschera, dato che ci ho passato sopra un sacco di tempo. Ma, ovviamente, capisco alla perfezione la logica che sta dietro alla decisione e non ho alcun problema con questa cosa. Si tratta della natura del cinema. Se prendi Robert Downey Jr. per interpretare Iron Man, non puoi nasconderlo.

Visto che hai lavorato a “Black Panther”, sei felice del suo incredibile successo?

Contentissimo. Perché credo che contenga un messaggio sociale molto importante e sono felicissimo che sia arrivato così potentemente al pubblico. Inoltre lo trovo bellissimo da guardare, artisticamente, visivamente.

Sono d’accordo. Credo che abbiano davvero colto l’atmosfera della storia, con delle immagini spettacolari e molto belle dal punto di vista compositivo. Persino i paesaggi sono meravigliosi. A proposito di paesaggi, ti stai godendo il Lago di Como?

Sì, grazie. Non ero mai stato in questa zona d’Italia e trovo che sia davvero meravigliosa. Ci tornerò. Persino il clima di questi giorni è perfetto.