Non è stato semplicissimo trovare Frank Cho libero e avvicinarlo per una rapida intervista in quel di Cernobbio, un paio di fine settimane fa. Il disegnatore americano aveva parecchi fan al proprio banchetto, in cerca di firme e di sketch, ed era impegnato in lunghe sessioni di ritratto di modelle prosperose. Cosa che non stupirà nessuno.

Comunque, grazie alla nostra perseveranza e a un po’ di fortuna, siamo riusciti a strappargli, nel contesto del Lake Como Comic Art Festival, le seguenti risposte.

 

Attualmente stai lavorando come copertinista per la DC Comics. Quando ti rivedremo sugli interni di un qualche fumetto?

Presto. Sto lavorando a parecchi titoli creator owned, quindi sarà piuttosto presto.

Che genere di fumetto?

Sto realizzando una serie horror, che dovrebbe arrivare in libreria in autunno.

Per quale casa editrice?

Nessuna. Mi sto finanziando su Kickstarter.

Si tratta di una scelta che hai fatto anche perché ultimamente hai percepito dei limiti alla tua creatività?

A cosa ti riferisci, precisamente?

Be’, sappiamo di un piccolo screzio con Greg Rucka per una copertina di “Wonder Woman” che lui ha ritenuto inopportuna. 

Certo. Ma è tutta acqua passata.

Ne sono certo. Tuttavia, viene da chiedersi quanto tu percepisca come un limite creativo le direttive sulla figura femminile a fumetti. Hai scritto un intero libro su come disegnare belle donne, e pare che tu senta l’aria un po’ pesante attorno a te.

Credo tu stia facendo riferimento al nuovo movimento femminista e alla figura del corpo femminile. C’è, in effetti un po’ di costrizione, in questo periodo, ma non è male come sembra. Non è che io disegni pornografia.

Devo essere onesto: nel corso della mia carriera, ho sempre avuto attorno un ristretto gruppo di persone che si lamentavano di ciò che facevo, a prescindere da come lo facessi. Ho sempre cercato di ignorare questa gente e andare avanti.

La DC ha appoggiato alla grande il mio lavoro e di questo le sono grato. Del resto, guardiamo le cose in faccia: è business. E le mie copertine aiutano a vendere fumetti. Alla fin della fiera, mi danno da lavorare perché gli faccio fare soldi. E i soldi sono ciò che davvero gli importa.

Tornando a parlare del tuo nuovo fumetto. Non ti chiederò di scendere nei particolari, ma trovo interessante che si tratti di un horror. Sei sempre stato un fan di questo genere?

Sempre. Credo sia il genere di storie con cui sono cresciuto, al Cinema e in termini di letture. Sono sempre stato un fan e mi sembrava un’ottima collocazione per il mio talento. Non si tratta di storie particolarmente spaventose o terrificanti, ma soprattutto di una dimostrazione d’amore per i film della Universal sui mostri. Ci saranno i classici lupi mannari, le creature della laguna, i vampiri e il mostro di Frankenstein. Lo scrivo assieme a un romanziere, bestseller del “New York Times”: Tom Sniegoski.

Pensate assieme al soggetto e poi tu lo trasformi in una sceneggiatura?

Sì. Io e Tom abbiamo già pensato più o meno tutta la storia, e poi io la formalizzo. So come fa una storia a diventare una vicenda visiva, quindi mi prendo questo ruolo. Ma ho davvero uno splendido collega.

Curioso che proprio ora che non sei più impegnato su Hulk, approdi all’horror, perché hai lasciato un Fichissimo Hulk alla Casa delle Idee, e ora che torna Bruce Banner ne faranno un personaggio horror, con Al Ewing.

Da quando ho lasciato i disegni della serie, non ho più letto nulla, quindi non ne so niente. Non ho idea di cosa stiano facendo. Ma mi pare che il personaggio possa tranquillamente vivere in quell’atmosfera narrativa. Dopotutto è essenzialmente una fusione del mostro di Frankenstein e di Dottor Jekyll e Mr. Hyde.

Sei un artista molto eclettico, in grado di passare dalle pin-up alle strip umoristiche, passando per i super eroi: credi che in futuro sperimenterai nuovi generi, anche per attrarre sempre nuova gente al mondo del Fumetto?

Sì, anche perché questo genere di cambiamenti è quel che tiene in vita la creatività di un artista. L’alternativa è cadere nella stagnazione e morire dal punto di vista creativo. Ho sempre avuto una mente attiva e dispersiva, non sono mai diventato un maestro in nulla. Mi piace sperimentare di tutto.

E qual è il prossimo passo, la prossima incarnazione di Frank Cho?

Ho intenzione di diventare un romanziere. E, a tal proposito, ho scritto un romanzo e ho già un editore interessato a pubblicarlo. Guarda caso si tratta di un horror anche questo. Inoltre sto lavorando a cinque fumetti indipendenti contemporaneamente e sto cercando di approdare al Cinema con un mio fumetto. Ci sto provando con “Skybourne”, che i BOOM! Studios stanno proponendo alla Fox. Tra l’estate e l’autunno vedremo se arriverà o meno al Cinema.

Inoltre ho in ballo degli accordi per “Russian Red”, un nuovo fumetto horror che arriverà, spero, in estate nelle librerie. Lo scrivo e lo disegno. Diversi produttori cinematografici si sono detti interessati, ma vorrei essere io il regista, se dovessimo chiudere l’accordo.

Quindi sei un sostenitore del rapporto tra comics e film? 

Sì, credo che ci sia un’ottima relazione di collaborazione, attualmente, tra il nostro mondo e quello del Cinema. Non credo di esagerare se dico che circa un quarto di quel che esce in sala è tratto da fumetti. E il genere dei super eroi è il nuovo genere d’azione per eccellenza.

Pensi che sia un rapporto destinato a durare?

Quel che molta gente non capisce è che il Fumetto non è un genere, ma un medium, di ampissimo spettro. Può darsi benissimo che il Cinema si stanchi dei super eroi, prima o poi, ma ci sono storie che appartengono a un sacco di altri generi. “Era mio padre” è tratto da “Road to Perdition”, e pochi lo riconoscono come un cinecomic. Ma lo è. La stessa cosa vale per “A History of Violence”, di Cronenberg, e “Ghost World”, passando per “Kick-Ass” e “Kingsmen”. Quindi Cinema e fumetti non si separeranno tanto presto.