Chris Claremont risponde alle domande del portale SyFy. In questo periodo, lo storico sceneggiatore degli X-Men fa capolino in continuazione nel web e sta godendo di una particolare attenzione a causa di un documentario di cui vi abbiamo parlato.

Ecco i temi che ha toccato in questa breve intervista, che si concentra sul suo rapporto con la morte dei personaggi a fumetti. Essere fatti d’inchiostro, secondo Claremont, non dovrebbe rendere nessuno immortale.

 

X-Marvel 1, copertina di John Byrne

Resuscitare Jean Grey è una scelta assolutamente comprensibile dal punto di vista economico. Ma da narratore sarei stato molto più contento se fosse rimasta tra i morti. Sarebbe stato un momento che segnava personaggi ed eventi. Perché gli altri X-Men hanno realizzato in quel frangente di essere mortali, come tutti noi. Non siamo protetti dal fatto di essere sotto copyright.

Da quel momento, iniziammo a giocare con questo concetto. Portavamo i lettori a chiedersi se, dopo averlo fatto con Jean avremmo avuto il coraggio di uccidere Tempesta. Avremmo potuto.

Non ho mai parlato con John Byrne della sua decisione sulla resurrezione di Jean. Quando scoprii che la Marvel la stava riportando in vita, era già cosa fatta. Mi ricordo di essere tornato a casa quel fine settimana davvero arrabbiato, con uno scenario totalmente diverso davanti agli occhi, per quanto riguardava gli X-Men.

Ricordo di essere andato dall’editor della testata di allora dicendogli che John voleva riportare Jean tra i vivi e che credevo fosse un errore fondamentale. Se riporti in vita Jean, stai rianimando anche la sua relazione con Ciclope. Ma Scott è sposato. Un anno fa si è sposato con Madelyne Pryor, evento di grande impatto, e i due hanno un bambino. Quindi bisognava che Scott abbandonasse la moglie e il figlio da un giorno all’altro. Che razza di eroe fa una cosa del genere?

 

 

Fonte: SyFy