Gli autori di No Surrender tornano ad aggiornare i lettori sullo stato di avanzamento della saga che porterà gli Avengers a chiudere i conti con gli ultimi dieci anni di storie e ad approdare a un nuovo inizio. Jim Zub, Al Ewing e Mark Waid non hanno lesinato sugli spoiler – siete avvertiti – anche perché c’è un illustre e bizzarro ritorno da commentare, dopo Avengers #684.

 

Avengers #684, copertina di Paco Medina

Ewing – Il ritorno di Hulk era nell’aria da un sacco di tempo, e la sua abilità di risorgere attendeva di essere trattata. L’ultima volta che sono stato nelle stanze riunioni della Marvel, all’inizio dell’anno scorso, si parlava del personaggio, e io ho suggerito che i suoi molti ritorni dalla morte dipendessero da una sua abilità intrinseca. Non abbiamo bisogno di un MacGuffin per riportarlo in vita: semplicemente, lui ritorna. Perché fa parte di lui. Non credo che sia mai stato detto da nessuno, ma poi mi sono seduto a pensare e mi è venuta in mente una cosa, in maniera molto naturale: quando la bomba gamma esplose, Bruce morì… per poi risorgere. Alla nascita stessa di Hulk c’è la prova del suo potere di tornare in vita.

Ci ho messo un sacco di tempo a diventare lo sceneggiatore delle sue avventure, ma quando ci sono riuscito, avevo l’idea di base già in mente e avevo la possibilità di fare quel che preferisco: giocare con le primissime apparizioni del personaggio per cogliere le vibrazioni originarie e assorbire ogni bizzarra coincidenza e sincronia che esse hanno prodotto.

Zub – Mi ricordo una cena e una serata, il giorno prima del nostro incontro per parlare di Avengers e metterci d’accordo sui punti chiave della nostra storia. Al mi disse quanto sognasse diventare lo scrittore di Hulk e come volesse inserirlo nella trama della nostra serie settimanale per darle una spinta. Sono felicissimo di come siano andate le cose e del fatto che abbia ottenuto la sua possibilità.

 

Sin dall’inizio, gli sceneggiatori hanno iniziato a progettare il ritorno di Bruce Banner e le grandi scene d’azione in cui sarebbe ricomparso. L’idea era quella di un’intera squadra di Avengers ad affrontarlo, da costruire come un match di wrestling. Se davvero Hulk è “il più forte che c’è” e se è scontato che la vittoria sia sua, meglio metterlo contro i più deboli e i più feriti, trasformando lo scontro in una lotta disperata per la sopravvivenza. Ewing promette che non tutti ne usciranno vivi.

 

Ewing – Sento di star realizzando qualcosa di nuovo, nel senso che non sto riproponendo consapevolmente la visione del personaggio di un altro autore. Quando ho utilizzato il Maestro, durante Contest of Champions, ho rispettato la versione di Peter David. Ma se proprio deve esserci un Hulk del passato insito nel mio, è quello dei primissimi numeri, che lo proponevano come un essere strano e sconosciuto, un personaggio horror. Mi sto aprendo alla bizzarria, al vecchio, al sogno contenuto nelle sue origini, lasciando che mi guidino.

Una delle cose che mi colpisce è il fatto che all’epoca tutti quelli che incontravano Hulk ne erano terribilmente spaventati. Non è mai più successo. Avevano paura di quel che avrebbe fatto, perché era impossibile saperlo. Questo sarà il nostro Hulk: un mistero terrificante.

 

Tocca quindi a Mark Waid parlare di Voyager, la cui vera natura viene parimenti rivelata nello stesso numero. La figlia del Gran Maestro, colui che ha architettato gran parte degli eventi di No Surrender, è un falso fondatore. Sin dall’inizio, c’era la volontà di non azzardarsi nemmeno a rettificare la continuity dei Vendicatori

 

Zub – L’idea è stata una delle prime sul tavolo, mentre facevamo brainstorming, perché ci dava un buon asso nella manica da giocare. Mi pare di essere stato io a proporre che fosse una teleporta, un potere che non si è visto molto spesso tra gli Avengers e che non avrebbe interferito con l’area di influenza di altri membri. Ma qualcun altro ha avuto l’idea splendida del nome. Quello a cui avevo pensato io era Vector, che abbiamo infine assegnato alla sua identità segreta.

 

Infine, complimenti di tutti quanti a Paco Medina. Il disegnatore viene definito come moderno e classico a un tempo e perfetto nel cogliere quindi l’atmosfera un po’ vintage di No Surrender, che però guarda anche al futuro. Waid ha voluto fare un applauso anche a Cory Petit, il letterista della saga, che ha dovuto correggere e ricorreggere molto spesso i testi, dato che ci sono tre sceneggiatori coinvolti nel progetto. Un super lavoro toccato a un professionista che tutti quanti hanno apprezzato.

 

 

 

Fonte: Comic Book Resources