Chris Samnee è passato alla DC Comics, come siamo certi già sapevate. Proprio sul suo abbandono della Marvel e della testata dedicata a Capitan America, nonché sul suo futuro artistico alla Distinta Concorrenza, verte la gran parte delle domande che gli ha recentemente rivolto Newsarama.

Le dichiarazioni dell’artista, in soldoni di valore, le trovare qui sotto:

 

Captain America #700, anteprima 01

Dieci anni di Marvel, che si sentono tutti. E lasciare questo posto è effettivamente un po’ strano. Ho avuto la possibilità di lavorare su progetti molto divertenti, nel corso degli anni, con grandi persone, sia sceneggiatori che editor. Ma sentivo che era il momento giusto per qualcosa di nuovo e opportunità diverse.

Ai tempi degli esordi sul blog Comics Twart, io, Mitch Gerads, Evan Shaner, Mike Hawthorne, Declan Shalvey e Francesco Francavilla demmo vita a quel collettivo principalmente perché eravamo fan gli uni degli altri. Quindi non mi sorprende vedere che hanno fatto grandi cose. Impossibile prevedere che carriera si farà da giovani, in un mondo come quello del Fumetto, perché ci sono davvero troppe variabili sulla strada del successo. Certamente ho sempre sperato in un percorso come quello che ho intrapreso e ho lavorato sodo per far si che si concretizzasse.

Per circa dieci anni che, ogni quattro o cinque settimane finivo un albo, lavorando dietro le quinte a progetti che avrebbero fatto bene alla mia carriera. Secondo me, gran parte del successo nel nostro ambiente dipende dal lavorare duro e fare scelte intelligenti, in maniera che quegli sforzi abbiano un senso.

 

Una carriera iniziata nel 2004 alla Oni Press, con Capote in Kansas, scritto da Ande Parks e poi con Queen & County, per i testi nientemeno che di Greg Rucka. Due progetti durante cui Samnee lavorava come commesso di libreria, disegnando di notte e con l’accordo di mantenere il suo impiego regolare, stretto assieme a sua moglie, finché non avesse ottenuto un contratto solido con la Marvel o la DC.

 

Captain America #700, anteprima 02

Aspettavo da Greg la sceneggiatura del quarto numero della serie, quando mi fu offerto Area 10 per la Vertigo, parte di una nuova collana crime che stavano progettando. Fu allora che mollai la libreria per lavorare a tempo pieno nei comics. Ero giovane, senza figli, e avevo un sacco di passione e di voglia di far parte di questo settore.

Partecipavo a ogni convention possibile e portavo il mio portfolio ovunque per rimanere in contatto con gli editor. Che spesso mi dicevano quanto gli piacesse il mio lavoro, ma che non avevano idea di dove collocarlo. Quando arrivò Area 10, mi diedero così tanto da fare che mi sentii sicuro di poter lasciare il mio impiego.

Ormai è talmente tanto tempo che mi inchiostro da solo che sarebbe una perdita di tempo, per me, realizzare delle matite dettagliate da consegnare a chi fa le chine. Le mie matite non hanno bisogno di funzionare per altri artisti, le capisco solo io, quindi posso dedicare loro meno tempo. Ecco perché le ritengo di scarso valore. Lavorando con un inchiostratore, potrei renderle più precise.

Non sono male, con le chine. La maggior parte della costruzione del mio disegno avviene in quella fase. Sarebbero ridondanti delle matite dettagliate. E credo che inchiostrare sopra matite come le mie dia più energia al risultato finale. Più mi impegno nelle matite, meno mi piace quel che faccio.

 

 

Continua nella prossima pagina!