Ricordarsi i bei tempi in cui, anche nelle edicole americane, si vendevano montagne di fumetti. Secondo Joe Quesada, c’è poco da rimpiangere di quel modello di distribuzione, anche se molti lo ricordano come un’epoca d’oro per le grandissime vendite. In realtà, afferma l’ex Editor-in-Chief della Marvel, all’epoca le vendite non corrispondevano al numero di lettori, un sacco di copie che risultavano consegnate erano in realtà date al macero e la situazione non era per nulla rosea come a molti pare di ricordare.

Sono riflessioni scaturite da una chiacchierata su Twitter, trasformatasi nelle dichiarazioni che vi riportiamo di seguito.

 

Ecco una cosa interessante sul mondo del Fumetto che credo molto spesso non prendiamo in considerazione, ma che io amo. L’effettivo comportamento del consumatore, l’atto di comprare fumetti perché si è appassionati, è diverso da quello che si vede in ogni altro mercato che conosca. Lasciatemi spiegare alcune cose. Quando parlo di un appassionato, intendo il tipo di persona che vuole avere in mano gli albi il più possibile a ridosso della data di pubblicazione. I fan casuali sono quelli che capitano nelle fumetterie ogni tanto per vedere cosa c’è di nuovo. Quelli che hanno visto un film o hanno sentito che c’è qualche titolo interessante, figo o controverso e vanno a cercarselo. Forse ci sono zone di grigio fra queste categorie e il mercato digitale potrebbe avere dinamiche diverse. Ma concentriamoci sugli albi e i volumi cartacei.

Gli appassionati duri e puri, secondo me, sono quelli che contano davvero nel nostro ambiente. Ogni venerdì escono cose nuove, e ogni venerdì – o giù di lì – loro sono nelle fumetterie per comprarle. Pensateci. Esiste qualcos’altro, che non sia strettamente necessario come i generi alimentari, che compriamo lo stesso giorno della settimana, ogni settimana? Si tratta di un colossale esempio di dedizione, in un’epoca in cui la maggior parte della gente ha bisogno di grandi motivazioni anche solo per uscire di casa.

Se consideriamo bene la cosa, c’è da restare sorpresi dall’amore che così tante persone hanno per il nostro medium. E poi ci sono quelli che non vivono vicino a una fumetteria e si fanno spedire gli albi, oppure li acquistano in copia digitale. Anche loro sono veri e propri lettori. E, sebbene le vecchie edicole occupino un posto nel cuore di coloro che se le ricordano, così come gli scaffali di una volta, nei negozi di alimentari, quello era un modello di distribuzione allucinante. Ecco perché le edicole sono quasi estinte: rappresentavano una strategia perdente per gli editori.

 

Non è questo l’unico argomento toccato da Quesada in questi giorni. L’attuale Direttore dell’Ufficio Creativo della Marvel, ha affidato una lettera aperta alla propria pagina di Facebook che interviene sul tema dell’importanza dei social media, in grado sia di amplificare la portata delle dichiarazioni di un autore, sia di esporlo alle lamentele e alle minacce.

 

Per me, la connettività sorpassa ogni altro aspetto. Lo ha sempre fatto, anche quando si trattava semplicemente di lettere tradizionali. C’è una cosa spettacolare da dire: se proprio volete scrivere una lettera ai vostri autori, potete ancora farlo. Non sono scompare, ve l’assicuro. Scatenatevi!

Capisco perfettamente che a volte la cattiveria dei social media possa far vedere tutto nero e negativo, come se là fuori non ci fosse una vera comunità di persone. Ma io credo invece che esista e che sempre ci sarà. A cambiare costantemente è solo il modo in cui entriamo in contatto gli uni con gli altri.

 

Quesada ha concluso ringraziando i lettori e i commentatori appassionati di ogni genere e forma che parlano con interesse delle loro letture. Una sostanziale prova di fiducia nel pubblico, insomma, che non è perfetto ed è bene che si esprima. Possibilmente, in maniera educata.

 

 

Fonti: Bleeding Cool | Comic Book Resources