Nel corso di Lucca Comics & Games 2017 abbiamo avuto la possibilità di intervistare Flavia Biondi, autrice di La giusta mezura e La generazione.

Ringraziamo sentitamente lo staff di BAO Publishing per la collaborazione.

 

Ciao, Flavia, e benvenuta su BadComics.it.

Ciao, ragazzi, e grazie.

Mi ha molto incuriosito il titolo del tuo più recente lavoro edito da BAO Publishing, “La giusta mezura”: cosa sta a significare?

In pratica, all’interno della storia ci sono alcuni riferimenti all’amor cortese, poiché uno dei personaggi sogna di scrivere un libro proprio su questo argomento. L’amor cortese da sempre è l’ambivalenza del rapporto tra sofferenza ed esaltazione: la mezura è dunque il raggiungimento dell’equilibrio tra questi due elementi. Da qui, il titolo.

Dopo aver letto i tuoi fumetti non posso fare a meno di definirti un’autrice generazionale, e non solo perché hai fatto un fumetto intitolato “La generazione”. Nelle tue storie, nei tuoi personaggi e forse anche in te stessa riesco ad avvertire quel moto d’animo e quell’inquietudine che sono un po’ il marchio di fabbrica di noi trentenni di oggi: siamo in un momento in cui tutto è precario, anche la parte più emotiva e relazionale delle nostre vite. Ti ci rivedi, in questa descrizione?

La giusta mezura, copertina di Flavia BiondiSebbene nei miei lavori tenda sempre a raccontare storie che non sono assolutamente autobiografiche, inevitabilmente prendo spunto anche da quelli che sono in qualche modo i miei disagi personali, riguardo al lavoro, o alle aspettative per il futuro. Tutto questo per dare una caratterizzazione credibile ai miei personaggi. In La giusta mezura, per esempio, si parla molto del tema del lavoro, dato che la protagonista ha studiato all’Accademia delle Arti, si è laureata e non ha mai trovato un lavoro stabile. Cosa che la rende ovviamente stufa.

Questo è alla fine il disagio generale dei trentenni di oggi: essere cresciuti in un mondo che ci prometteva tanto, durante la nostra infanzia. Ci hanno insegnato che era tutto garantito, che i nostri sogni si sarebbero realizzati e che avremmo trovato il nostro posto nel mondo. Ma poi ci siamo scontrati con la dura realtà, e forse siamo la generazione in assoluto più delusa, perché quelli nati dopo di noi si sono abituati da subito alla situazione attuale.

Quanto è difficile essere una fumettista per Flavia Biondi?

La generazione, copertina di Flavia BiondiAvendo all’attivo quattro libri, fondamentalmente ho fatto questo sin dalla fine del mio percorso universitario, al ritmo di una pubblicazione all’anno: sono fortunata, quindi, perché sto facendo esattamente quello che voglio fare.

Allo stesso tempo, mi rendo conto che una carriera da autrice non fa parte dell’idea di futuro che mi era stata data da bambina, anche perché comunque vengo da una famiglia di genitori con lavoro statale, casa di proprietà e pensione garantita. Vivo continuamente questo scontro tra un presente che mi piace, mi dà soddisfazione, e un futuro il cui pensiero produce un senso di inquietudine derivante dal fatto di non avere un collocamento preciso.

Il mio obiettivo è sempre quello di dover trasmettere un messaggio o un senso con le mie storie: non deve essere necessariamente qualcosa di importante, niente “massimi sistemi”, ma cerco comunque di dire qualcosa, che magari sento fortemente. Con La generazione [BAO, 2015 – NdR] volevo parlare delle difficoltà di inserirsi all’interno di un grande racconto di famiglia, mentre con La giusta mezura mi interessava affrontare il discorso di una crisi all’interno di una coppia composta da due persone che stanno insieme da tanto tempo, e che poi si trovano ad affrontare problemi per la cui risoluzione non c’é una ricetta universale. Ovviamente, per quest’ultimo libro provavo una maggiore ansia in termini di contenuti.

Sin dagli esordi hai raccontato storie in cui l’elemento LGBT era molto presente. In funzione di ciò, come scegli i tuoi personaggi e di cosa vuoi che diventino veicolo?

Ho iniziato raccontando storie LGBT con RenBooks perché è la tematica portante della casa editrice e ho continuato a farlo con il primo libro fatto con BAO in maniera non particolarmente ricercata, ma piuttosto per creare un ponte di passaggio tra un lavoro e l’altro. La giusta mezura narra invece di un amore eterosessuale in modo quasi necessario, dato che volevo che sui protagonisti pesassero delle aspettative generali e di carattere sociale più canoniche. Inutile negare che una coppia composta da un uomo e da una donna ne ha di più, nella nostra società. Inoltre, avevo voglia di raccontare qualcosa di diverso, anche per evitare di stufarmi a trattare sempre le stesse cose.

Credi che il Fumetto possa essere uno strumento importante per sensibilizzare – soprattutto le nuove generazioni – nei confronti di temi importanti come quello del riconoscimento dei pari diritti tra coppie eterosessuali e omosessuali?

Assolutamente sì. Non il Fumetto da solo, ma l’arte visiva in generale. Alla fine, fondamentalmente, io non sono una persona che ha particolare astio nei confronti degli omofobi: ogni persona ha il proprio vissuto, e ha il bisogno che il “diverso” – passatemi il termine – entri nella sua quotidianità per accettarlo. Una legge, a conti fatti, non dà nessun senso di accoglienza.

Torno indietro con la mente alla mia adolescenza e ricordo una serie TV come “Dawson’s Creek”, nella quale tra i protagonisti principali c’era anche un omosessuale: all’inizio fu una sorpresa un po’ per tutti, ma poi nessuno fece più caso al suo orientamento sessuale.

Personaggi LGBT all’interno di qualsiasi contesto narrativo aiutano molto questo processo, perché diventano parte di una realtà che l’audience accetta pian piano come il mondo che conosce.

 

Flavia Biondi