Personaggio poliedrico, Marco Rizzo lavora come editor sulle testate degli X-Men edite da Panini Comics, è uno scrittore di fumetti, un critico e un giornalista. Tra le sue opere targate BeccoGiallo c’è Ilaria Alpi – Il prezzo della verità, graphic novel firmata con Francesco Ripoli che nel 2008 si è aggiudicata il Premio Attilio Micheluzzi come Miglior Fumetto. Insieme a Lelio Bonaccorso, Rizzo ha realizzato diversi progetti, tra cui Peppino Impastato – Un giullare contro la mafia, La mafia spiegata ai bambini e L’immigrazione spiegata ai bambini, mentre con Margo Tram ha recentemente pubblicato L’Ecologia spiegata ai bambini, volume uscito lo scorso mese.

Qualche tempo fa, abbiamo appreso del suo coinvolgimento su Dylan Dog Color Fest. Potevamo lasciarci scappare l’occasione di intervistarlo? Marco – che proprio oggi compie gli anni – ha accettato e ci ha fatto omaggio, con il benestare di Sergio Bonelli Editore e del curatore Roberto Recchioni, di una tavola tratta dalla storia disegnata da Bonaccorso.

 

Ciao, Marco! È un grande piacere accoglierti su BadComics.it. Cominciamo dalla novità più curiosa: la storia che realizzerai con Bonaccorso per “Dylan Dog Color Fest”. Quando uscirà? Puoi darci qualche dettaglio aggiuntivo?

Ciao, Francesco, ciao, BadComics. No, non so ancora dirvi quando uscirà, ma siamo piuttosto avanti, ormai, nella fase di realizzazione. Lelio ha appena terminato tutte le matite. Sarà una storia breve per il “Color Fest”, dove ho provato a condensare sia tematiche di attualità a me care, sia degli aspetti più classici/horrorifici per Dylan. Ah, e c’è anche Groucho: da lettore, mi spiace quando viene messo da parte.

Come sei stato coinvolto sul titolo? Hai avuto carta bianca in merito al soggetto dal curatore Roberto Recchioni?

Ho scritto diversi soggetti per “Dylan Dog” negli anni passati, ma nessuno era riuscito ad andare in porto, per un motivo o per l’altro. Conosco Roberto da molti anni e questo soggetto è nato da una chiacchierata in macchina durante una delle sue capatine in Sicilia… gli ho detto cosa mi sarebbe piaciuto fare con Dylan (aspettandomi un “sei pazzo!”), e lui, pur dandomi carta bianca dall’inizio alla fine, mi ha dato dei suggerimenti preziosi.

Hai potuto scegliere tu l’artista con cui collaborare a questo racconto?

Anche Lelio stava facendo da un po’ delle prove per “Dylan Dog”. Non era scontato che fosse lui il “mio” disegnatore, ma quando ho avuto la notizia ero molto contento. Io e il mio pard viviamo in piena sinergia creativa, quindi affrontare questa sfida con la “sicurezza” di un collaboratore fidato al fianco credo sia stato positivo e incoraggiante per entrambi!

Vedremo un “tuo” Indagatore dell’Incubo, oppure rimarrai fedele ai canoni classici del personaggio?

La mia storia ondeggia tra la provocazione e il classicismo. È un horror classico, con un “mostro finale”, ma allo stesso tempo, come accennavo, affronta temi di attualità con grande serietà. Credo sia anche una storia molto “densa”, per la quantità di cose che avvengono in sole trentadue pagine. Ah, dimenticavo: per buona parte dell’avventura Dylan e Groucho sono nudi. [Ride]

Sei un grande conoscitore del medium Fumetto e un esperto di supereroi Marvel, ma come ti poni nei confronti di “Dylan Dog”? Sei un lettore occasionale o un vero fan?

Leggo “Dylan Dog” da una vita, credo da quando avevo 14 anni. L’ho mollato e ripreso più volte, negli anni, per poi recuperare le letture arretrate. Forse è l’unico bonelliano che ho seguito con una certa costanza nella mia vita di lettore.

Cosa ami di più della creatura di Tiziano Sclavi? C’è una storia a cui sei legato in maniera particolare?

Dylan è un eroe romantico capace di grandi fragilità e grandi eroismi. Amo quanto sia definito come personaggio, cosa che scrivendolo può diventare un ostacolo, e allo stesso tempo come sia versatile, le varie declinazioni di horror e thriller in cui si può applicare, nonché il cast di personaggi che lo circonda (anche i nuovi, anche se credo che debbano ancora avere tempo per “maturare”).

Sarò banale, ma ho amato “Johnny Freak”, “Il lungo addio”, “Memorie dall’invisibile”. Tra i più recenti, ricordo con grande piacere “Mater dolorosa”, che credo sia ormai quasi un classico, e una storia forse troppo poco celebrata di Faraci e Stano, “Il grande sonno”, per come si distacchi dai canoni avvicinandosi al noir, o “Terrore ad alta quota” di Di Gregorio e Bigliardo, per come gioca sulle paure dello stesso Dylan.

Per Panini Comics sei l’editor di “Incredibili Avengers” e delle serie mutanti: cosa pensi della discussa fase che si è chiusa con l’evento “Inumani vs. X-Men”? Cosa ti ha convinto di più e di meno? E come hai accolto l’esordio oltreoceano delle serie targate ResurreXione?

Credo che negli ultimi anni in Marvel abbiano provato a testare il gradimento dei mutanti riducendo le uscite, dopo la sovrabbondanza dei decenni precedenti, e puntando sugli Avengers, visto il momento di grande polarità. Nell’ultimo anno e mezzo gli X-Men sono stati affidati a un autore capacissimo come Jeff Lemire. Dopo gli ottimi inizi, temo che Jeff sia rimasto un po’ “compresso” da un numero di uscite annuali superiori al consueto e dal sistema degli eventi ricorrenti, credo ormai inevitabile visto che aiuta il mercato dei comics americani a sopravvivere. In mezzo, però, ha scritto delle ottime caratterizzazioni, come Forge, Tempesta e Vecchio Logan. Purtroppo per lui, ha subito il peso di seguire a un lungo ciclo di Bendis e Aaron che per me, seppure tra alti e bassi, è stato davvero memorabile e denso di avvenimenti. Purtroppo l’alternanza dei disegnatori non ha aiutato nell’ultimo periodo, così come alla lunga il paragone (a volte costruito ad arte, a volte amplificato dagli stessi fan) con gli Inumani, tentativo della casa editrice di investire su una property dalle grandi potenzialità per ovvie ragioni.

Adesso credo si sia trovato un equilibrio, per quanto riguarda i mutanti. La qualità delle collane ResurreXione mi sembra solida e costante, tanto che è stata premiata dai lettori americani. Ci sono serie più classiche, come “X-Men: Gold” o “Cable”, e altre più insolite come “Iceman” o “Generation X”. Devo dire che vi si trovano molte atmosfere anni 80/90, senza scadere nella nostalgia fine a se stessa ma riprendendo elementi fondanti degli X-Men che amiamo: la soap opera, i legami tra i personaggi, i cliffhanger. Insomma, è un buon momento, e proprio in questi giorni Panini Comics sta distribuendo un albo gratuito con le anteprime delle nuove serie (che partono a novembre e portiamo in anteprima a Lucca) e il numero speciale che fa da ponte tra la vecchia e la nuova gestione a solo € 1,00. Insomma, mi pare che si sia stato fatto tutto il possibile per rendere accessibile il nuovo corso, perché ci crediamo molto.

Per BeccoGiallo uscirà in estate “L’Ecologia spiegata ai bambini”, illustrata da Margo Tram. Non è la prima volta che ti vediamo alle prese con un’opera divulgativa dedicata ai più piccoli: cosa ti attrae e affascina di più di questi progetti?

Anzitutto, è un’occasione per tornare a scrivere in prosa, trattandosi di libri illustrati e non di fumetti, quindi per tornare a misurarsi con una narrazione diversa dalla sceneggiatura. La cosa più difficile e attraente è sfidare se stessi per scrivere per un pubblico mirato, senza trattare i bambini come fossero stupidi, senza sacrificare la lingua o il messaggio. La cosa più divertente e affascinante è incontrare i bambini per presentare questi libri, andare nelle scuole, condurre laboratori: è stimolante e arricchisce la mia collezione di aneddoti!

Cos’altro bolle in pentola per la tua carriera di sceneggiatore? C’è già qualcosa di cui puoi parlarci?

Ho appena iniziato a scrivere una nuova graphic novel a tema “sociale” per Feltrinelli Comics. Sono stato tra i primi a essere contattato e la cosa mi riempie di orgoglio… e di ansia! La fase preparativa è stata lunga e delicata. Anche stavolta sarò accompagnato da Lelio ai disegni, e sarà un reportage su un argomento scottante e mai raccontato così a fumetti. Sveleremo di cosa si tratta alla conferenza di presentazione di Feltrinelli Comics, venerdì 3 alle 15:00, a Lucca Comics.

Concludiamo con una domanda rituale: un fumetto, italiano o straniero, che negli ultimi tempi ti ha colpito particolarmente e che vorresti consigliare ai lettori di BadComics.it?

È un buon momento, c’è tantissima roba buona in giro. “Tex” sta vivendo ancora un momento d’oro: l’ultimo Texone e l’ultimo cartonato, entrambi di Boselli e Andreucci, sono fumetti da studiare e amare. Su “Dylan Dog”: sono felice di come sia venuto fuori il n. 373 degli amici Pagani e Caluri, c’è tutta la loro carica eversiva e la loro bravura. Quanto agli americani, “Southern Bastards” di Aaron e Latour è un capolavoro, molto nelle mie corde. Sto leggendo “La Saggezza delle Pietre” di Thomas Gilbert: disegni incredibili, ritmo perfetto. Sì, sono più di uno, lo so!

 

Dylan Dog Color Fest, matite di Lelio Bonaccorso