Il manga come oggetto di studio e traduzione all’università: ecco il nuovo progetto lanciato dall’ateneo di Torino sulla base di una convinzione che sottoscriviamo pienamente, ossia il Fumetto come veicolo e testimonianza della cultura e dei costumi di un Paese, di un popolo.

Il corso accademico è stato organizzato dai professori Gianluca Coci e Giacomo Calorio, entrambi docenti di Lingue e Letterature del Giappone e Della Corea al Dipartimento di Lingue e letterature straniere e culture moderne dell’Università degli Studi di Torino.

I manga e le loro trasposizioni anime influenzano e suggestionano ormai da quasi mezzo secolo il nostro immaginario collettivo, anche chi non è un vero e proprio appassionato, alimentando un interesse e una curiosità sempre vivi nei confronti del Giappone, dalla sua Arte alla sua cucina.

Inoltre, la potenza del Fumetto di qualunque parte del mondo permette di entrare in contatto con la lingua viva, quella parlata oggi dai nativi, insieme alle forme colloquiali, allo slang.

 

Gianluca Coci – Il fumetto è più complesso da tradurre rispetto alla grande letteratura. Mentre il giapponese della letteratura cambia lentamente, vincolato com’è dalla grammatica ufficiale, il manga è un tripudio di neologismi, modi di dire, espressioni gergali. Non è possibile tradurlo, quindi, senza essere stati molto tempo in Giappone e senza esserci tornati di frequente».

 

Nessuna intenzione di eliminare dai programmi i classici e gli autori contemporanei più noti: a Yukio Mishima verrà affiancato Go Nagai, a Ryu Murakami, Akira Toriyama, per capirci. È inoltre un’indiscutibile opportunità di lavoro.

 

Gianluca Coci – Torino è una città in cui vivono molti traduttori di romanzi nipponici e studiosi di letteratura. Ed è innegabile che tanti dei nostri studenti che vogliono imparare il giapponese conoscono e si sono appassionati a questa cultura con i classici. E’ ancora più vero, però, che è il mondo del Giappone pop quello che li ha stregati. Basta guardare i numeri del mercato editoriale: ogni anno arrivano in Italia circa 20 romanzi giapponesi, a fronte di circa 20 manga ogni due settimane.

[…] A Kyoto c’è un’università, la Seika, che ha corsi e master dedicati al manga. In Italia c’è persino una rivista universitaria, Manga Academica, che si occupa dello stesso tema. Direi che il nostro Paese era pronto per avere un corso del genere che fornisse professionisti del settore.

 

Tradurre i manga è un mestiere complesso ma appagante. Giacomo Calorio lo professa da poco meno di tre lustri.

 

Giacomo Calorio – Mi occupo di cinema giapponese, sia quello contemporaneo sia quello degli autori classici, e traduco manga da 14 anni. Ho lavorato su alcuni fumetti molto noti, per esempio Death Note, che diventerà anche un film prodotto da Netflix.  Credo che il manga possa essere anche un buon pretesto per insegnare la lingua giapponese più contemporanea. La maggior parte degli studenti arriva qui proprio per via della grande passione che nutre per questi prodotti.  Il pop nipponico sta diventando cultura di massa. Oggi non dobbiamo neanche tradurre tutti i modi di dire, perché ormai i lettori li hanno già acquisiti come propri.

 

Chi è al quinto anno delle superiori e ama i manga, ne siamo certi, ci farà un pensierino.

 

 

Fonte: La Stampa