Action Comics #987, copertinaSulle pagine di Action Comics #987 – albo che ha presentato il primo capitolo della saga The Oz Effect e rivelato l’identità di Mr. Oz – è andato in scena un episodio decisamente attuale: nella storia, infatti, Superman protegge un gruppo di immigrati da un crimine d’odio. La sequenza ha conseguentemente scatenato una serie di reazioni in rete, sia di plauso che di critica.

Nel racconto, il protagonista è costretto ad affrontare una missione quasi impossibile: sventare una serie di attentati in tutto il mondo scatenati dal misterioso Mr. Oz, capace di tirare fuori il peggio dall’umanità. Nelle battute iniziali, l’Uomo d’Acciaio affronta un uomo furioso e armato, intenzionato a compiere un massacro: il criminale si rivela essere un disoccupato, rancoroso nei confronti di alcuni immigrati che accusa di avergli rubato il lavoro, portandolo alla rovina.

Graeme McMillan, autore di strisce a fumetti per l’Hollywood Reporter, è stato tra i tanti ad messo in risalto la sequenza, che assume grande valore nell’America di Donald Trump, dove si fanno sempre più frequenti episodi di odio e razzismo; secondo McMillan, gli immigrati presi di mira dall’uomo armato sarebbero clandestini, perché ogni aspetto della scena sembra suggerirlo. L’autore mette altresì in discussione il comportamento di Superman, che affida le persone salvate alle forze dell’ordine. Il loro destino rimane dunque in sospeso e nessuno chiarisce se si tratti o meno di clandestini, né la posizione della polizia a riguardo.

La sequenza ha fatto molto discutere in rete, tra chi ha supportato l’operato degli autori, capaci di porre Superman di fronte ai problemi reali del giorno d’oggi, e chi invece, come Ryan Teague Beckwith del Time, giudicando lo stesso Uomo d’Acciaio un “immigrato clandestino” proveniente da un altro pianeta e cresciuto negli Stati Uniti, vede la sua posizione come quella di un “sognatore” incapace di comprendere davvero ciò che l’uomo comune debba affrontare ogni giorno.

Action Comics #987, variant cover di Neil EdwardsAl di là di tutto, fa specie come ancora oggi ci sia qualcuno che critichi un eroe per aver protetto degli uomini disarmati – immigrati, magari clandestini, ma pur sempre esseri umani – in procinto di essere uccisi a sangue freddo da un folle armato, bollando il tutto come una sorta di sostegno sottinteso ai Democratici. Paradossalmente, c’é anche chi ha giudicato quello di Superman un comportamento “da Repubblicano”, per aver lasciato gli immigrati in mano alle “guardie” senza sincerarsi del loro fato.

Il polverone alzatosi per un paio di pagine di Action Comics può essere visto come un interessante indicatore del clima sociale e politico che si respira oggi negli Stati Uniti, in una situazione di costante – se non crescente – tensione, non così dissimile da quella nostrana; ma l’intera discussione risulta abbastanza fuori fuoco rispetto a quanto Dan Jurgens e Viktor Bogdanovic hanno effettivamente raccontato. Chiunque conosca in particolare l’operato dello scrittore, descritto come un centrista, sa bene che non ha mai rinunciato a trattare tematiche sociali e politiche legate all’attualità, sostenendo spesso la posizione dei veterani negli Stati Uniti.

Le polemiche, inoltre, non tengono minimamente in considerazione il contesto narrativo: il suddetto crimine d’odio, così come altre tragedie che Superman deve sventare nel corso della storia, sono state volutamente scatenate da un supercriminale desideroso di vedere l’intera umanità bruciare, e non sono altro che un espediente per preparare il terreno alla vera sfida che l’Uomo d’Acciaio dovrà affrontare: il confronto con Mr. Oz.

 

 

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Fonte: Comic Book