Nel corso di Napoli Comicon 2017 abbiamo avuto la possibilità di intervistare Marco Checchetto, uno degli artisti italiani più apprezzati a livello internazionale, che ha disegnato svariati titoli Marvel, molti dei quali legati alla mitologia di Star Wars, oltre ad aver creato la serie originale Life Zero insieme a Stefano Vietti e Andres Mossa.

Ringraziamo sentitamente lo staff di Panini Comics per l’occasione concessaci.

 

Ciao, Marco! Bentornato su BadComics.it.

Ciao a tutti, ci ritroviamo di nuovo!

Parliamo del titolo più caldo che ti ha visto recentemente coinvolto, tanto da mettere in pausa il tuo lavoro su Gamora, ossia Star Wars: The Screaming Citadel. Di cosa parla questa storia? Cosa possono aspettarsi i lettori da questa nuova storia della grande mitologia di Guerre Stellari?

Star Wars: The Screaming Citadel #1, copertina di Marco ChecchettoStavo lavorando su Gamora quando mi è stato offerto di realizzare tutte le copertine di Star Wars: The Screaming Citadel, che è un crossover tra le varie serie di Star Wars. Mandate le prime cover in approvazione alla Lucasfilm, a qualcuno devono essere piaciute parecchio, tanto che mi è stato chiesto di disegnare anche il one-shot che apre la saga. Ho dunque messo in pausa il mio progetto precedente e mi sono dedicato a questo fumetto, lavorandoci per circa un mese e mezzo. Inoltre, ho curato tutto il character design di questa storia, che è nuovo di zecca.

La storia si svolge su un pianeta mai apparso prima nella continuity di Star Wars, in qualsiasi sua iterazione, e che quindi diventa parte del canone: su questo mondo c’è un’atmosfera molto oscura e horror, ispirata a quelli che possiamo definire come “concetti base della storia di Dracula”, però rivisti totalmente in chiave fantascientifica.

Gli sceneggiatori sono Jason Aaron e Kieron Gillen, due autori incredibili, con i quali mi sono trovato alla grandissima. In termini di continuity, questo episodio si colloca tra Episodio IV ed Episodio V.

Parlando dell’autorizzazione da parte di Lucasfilm, mi hai reso molto curioso: quali sono le differenze tra lavorare a una serie Marvel di Star Wars rispetto a un normale titolo della Casa delle Idee?

La differenza è sostanzialmente il fatto che hai più editor: oltre a quelli della Marvel si aggiungono quelli dello storygroup della Lucasfilm, che fungono da secondo livello di controllo. Il loro compito è quello di rilevare eventuali incongruenze tra la tua storia e tutto ciò che è canone in Star Wars. Il processo lavorativo è quindi fisiologicamente un po’ più lungo e complesso, e a volte si rischiano ritardi.

Veniamo ora alla miniserie Gamora, scritta da Nicole Perlman, co-sceneggiatrice del primo film dei Guardiani della Galassia. Non hai mai fatto mistero che questi personaggi non sono tra i tuoi preferiti, però vorrei chiederti come è stata questa esperienza nello spazio profondo dell’Universo Marvel e che tipo di rapporto hai sviluppato con la stessa Gamora.

Credo che mi abbiano proposto di disegnare Gamora perché hanno visto una sorta di affinità con quanto di Star Wars avevo fatto precedentemente, perlomeno in termini di ambientazione. E in effetti è così, cambiano solo i tipi di astronavi da disegnare!

I Guardiani della Galassia, specialmente nella loro versione attuale, non sono sicuramente tra i miei personaggi preferiti, specie perché troppo recenti per i miei gusti: non li ho mai sentiti miei. Forse Gamora è la componente di questo team che mi si addice di più: è il più adulto, il più violento, il più serio.

Che tipo di differenze hai trovato tra chi scrive esclusivamente fumetti, come Aaron e Gillen, e chi, occupandosi prevalentemente di sceneggiature cinematografiche, sceglie di provare a realizzare anche uno script a fumetti?

Gamora #1, variant cover di Marco ChecchettoQuesta è stata la prima sceneggiatura a fumetti della Perlman, motivo per il quale non nascondo che sia stato un po’ più complicato del solito lavorare con lei, per il semplice fatto che non è ancora in possesso dei tempi del fumetto.

In termini pratici, tende a descrivere più eventi all’interno di una singola vignetta, quando invece il Fumetto, essendo statico, ha bisogno di un tipo diverso di storytelling. Ho quindi dovuto metterci molto del mio in Gamora, anche in termini di regia.

Quando non sei abituato a scrivere fumetti, tendi a riempire molto le sceneggiature di dettagli che non servono e che quindi vengono persi, specie in termini di azione e movimento dei personaggi.

Di contro, Nicole è davvero molto brava a descrivere l’aspetto psicologico ed emotivo dei personaggi delle sue storie, specie questa, che si svolge in un periodo molto delicato per Gamora, di fatto prima che si venissero a formare i Guardiani della Galassia.

Chiudiamo parlando di Life Zero: a mente fredda, avendo chiuso la lavorazione di questo titolo già da diversi mesi, che tipo di bilancio puoi trarre? Sei soddisfatto? Hai qualche rimpianto?

Sono molto contento del lavoro che abbiamo fatto. Non nascondo, però, di essere un po’ dispiaciuto per l’edizione italiana di Life Zero: forse questo fumetto sarebbe dovuto uscire direttamente in volume, come la caldissima accoglienza che ha avuto all’estero ha dimostrato, non essendoci stati momenti di pausa e attese lunghissime tra i vari capitoli della miniserie. Anche perché il primo numero era fortemente “ingannevole”, e faceva pensare a tutt’altra storia. Quindi credo che questo sia stato l’errore dell’edizione italiana e la cosa che cambierei, se potessi tornare indietro.

Presto Life Zero tornerà in Italia proprio in volume e sono convinto che sarà qualcosa di bellissimo: ricco di contenuti extra, una nuova copertina e alcune pagine di storia inedite!

Life Zero 1