Abbiamo il grande piacere di ospitare uno dei più grandi esperti di Super Robot giapponesi e di tutto ciò che li riguarda, compreso il collezionismo alimentato dal loro incredibile fascino: Fabrizio Modina. Lo abbiamo intervistato alla scorsa Lucca Comics & Games, dove ha presentato il secondo volume di Super Robot Files, edito da J-POP, un’opera unica nel suo genere, una vera e propria enciclopedia dei giganti d’acciaio protagonisti di quegli anime e manga che tutti noi abbiamo amato e continuiamo ad amare.

 

Ciao, Fabrizio e benvenuto su BadComics.it.
Cominciamo alla grande con uno scoop riguardo Super Robot Files: questo secondo volume non sarà l’ultimo.

Ciao e grazie a voi. Sì, ci sarà un terzo volume. Le informazioni che avrebbe dovuto contenere questo secondo volume sarebbero state eccessive e avrebbero richiesto una foliazione anomala. Così si è deciso di dar vita a un terzo. Ringrazio sinceramente J-POP per la disponibilità. Se il secondo va dal 1979 al 1982, il successivo e ultimo arriverà fino al 1984 e aprirà con Macross che, nonostante sia datato 1982, per motivi filologici sarà inserito nel terzo.

A questo proposito, ci parli del criterio che hai utilizzato per la suddivisione e l’organizzazione di tanto materiale?

È un criterio assolutamente cronologico che mi ha offerto la possibilità di affrontare per epoca la storia dei Super Robot giapponesi. Il primo libro può considerarsi la nascita, le origini del genere, il secondo l’evoluzione e il terzo il suo esaurimento.

Com’è nata la tua passione per i giganti d’acciaio di manga e anime?

La definirei genetica. [sorride] Ho iniziato a leggere precocemente i fumetti. A cinque anni i miei preferiti erano i supereroi americani, ma quando nel 1978 arrivò in TV Goldrake, ovvero Grendizer, ne rimasi folgorato ed è nato un amore che dura tuttora.

Nel tempo questo tuo interesse è andato al di là della semplice passione, del semplice hobby: come l’hai coltivato?

Ho capito che era una cosa importante per me prima di tutto come collezionista. Ho sempre cercato di approfondire l’argomento, di andare a fondo e scoprire elementi che non conoscevo. Negli anni ’90 non era facile; sono stato uno dei primi a rivolgermi fuori dai confini italiani per reperire materiale e documentazione al riguardo, spesso originale. Con l’aiuto di alcuni traduttori sono riuscito a crearmi un solido supporto bibliografico che mi ha spinto poi a raccogliere tutte queste informazioni nei miei libri, indirizzati al pubblico italiano.

A tal proposito, i tuoi libri rappresentano un’opera unica nel nostro panorama.

Posso permettermi di dire sì. [sorride] Quando qualcosa non c’è, sono spinto a farmela da solo; se non trovo ciò di cui ho bisogno sono spinto a farla da solo. Personalmente sentivo la necessità di un lavoro del genere, e mi sono detto… Perché non farla io stesso?. Il tema dei Super Robot in Italia è sempre stato trattato a livello – come dire – “malinconico”, affettivo, ma mai a livello scientifico, di archiviazione. Da qui è nata l’idea e l’entusiasmo per creare questi libri. Volevo un’enciclopedia dettagliata che però non risultasse asettica: che possedesse un po’ di cuore. La ricostruzione di tutti i nomi originali ha costituito certamente la parte più lunga della mia ricerca.

Inoltre, ricordiamolo, i tuoi libri contengono anche personaggi mai apparsi nel nostro Paese, giusto?

Sì, assolutamente. Penso che questo sia uno dei valori aggiunti del secondo volume di Super Robot Files e che diventerà l’elemento fondamentale nel terzo, con circa l’80% dei soggetti documentati, inediti in Italia. Mi sono divertito molto a scrivere questo secondo volume. Spero farete altrettanto leggendolo perché scoprirete che molte delle storie più belle non sono mai giunte da noi.

A proposito del cuore che hai messo in questo lavoro: nei libri non troviamo le immagini dei mecha tratte da anime o manga, ma una vera e propria esposizione fotografica delle riproduzioni e dei loro modellini. È un ulteriore motivo di interesse che hai voluto offrire al tuo pubblico?

Sì, ma è più onesto dire che abbiamo fatto di necessità virtù. Se avessimo usato le immagini originali di anime e manga sarebbe risultata – dal punto di vista dei diritti – un’opera impubblicabile, persino in Giappone. Quindi abbiamo deciso di utilizzare i modellini lavorando su due binari di interesse: l’informazione e il collezionismo. Da una parte abbiamo l’analisi della serie mecha, dall’altra quello che può essere considerato un catalogo per collezionisti.

Come ti spieghi il rinnovato interesse per i Super Robot che ha dato vita non solo a un nuovo mercato fiorente per quanto concerne il modellismo, ma anche a manga e anime, comprese le collane di allegati dei quotidiani, tuttora in corso?

Credo che non ci sia più paura. È una sorta di coming out generale, di emancipazione verso quanto fino a pochi anni fa era considerato infantile, anche grazie all’età delle generazioni che si sono innamorate dei Super Robot. A vent’anni questo amore lo nascondi quasi per pudore, così da non essere considerato un nerd. A quaranta ne fai quasi sfoggio. [sorride] Ora possiamo dire che è divenuta addirittura una moda.

Si trova davvero di tutto in circolazione – fumetti, serie TV, modellini ristampati e rinnovati – ma resta sempre un forte legame con le origini. Cosa ne pensi?

In questa grande rinascita ci sono le due facce della medaglia, il lato positivo e quello negativo. Riguardo al primo c’è il bello, il fascino di un’intera epoca, un fenomeno culturale e di costume che ha assoluta necessità di essere rivalutato e quindi valorizzato, fatto conoscere ai giovani. Il contro è che non esiste più alcuna idea nuova. È una crisi creativa generale non circoscritta solo ai robot giapponesi; pensiamo ai supereroi americani o al cinema. Non parlo di storie – ci sono ottime storie – parlo di personaggi nuovi, rivoluzionari. Assistiamo solo a remake. Temo che la nostra generazione abbia un grosso difetto, quello di essere diventata troppo referenziale nei confronti della precedente a livello creativo, c’è la paura di confrontarsi e la si emula. Spero che la prossima generazione abbia la voglia e la forza di distruggere tutto – nel senso buono – e ripartire da zero, facendo cose veramente nuove.

Come giudichi le rivisitazioni, i restyling e i reboot di personaggi classici come Mazinga, Getta e Jeeg? Ti ritieni un purista?

Purista no, mai, almeno in questo senso. Sono più un purista linguistico, amo chiamarli con i loro nomi autentici. Sono invece d’accordo con questo tipo di operazioni, perché hanno un senso: quello di proporre questi personaggi a nuove generazioni. Le storie e i design originali farebbero fatica oggi ad avere un certo appeal sui giovani. Il fatto di svecchiare e rinnovare i vari soggetti garantisce loro una certa longevità e mi trova assolutamente d’accordo.

Il genere mecha, tuttavia, non è mai tramontato del tutto ed è tornato con grandi successi relativamente recenti come Neon Genesis Evangelion, negli anni ’90, o Knights of Sidonia, nel decennio passato. C’è una certa continuità con i Super Robot a tuo parere?

È certamente un’evoluzione dei Super Robot, anche se si tratta di un’altra interpretazione dove spesso la macchina non è più solo macchina, o comunque non è più protagonista e fa da contorno, da strumento e non da fine narrativo. Ciò che manca oggi, a mio parere, è un’idea che vada oltre il Super Robot: manca un’idea geniale come quella che ebbe Go Nagai creando Mazinger Z, cambiando per sempre un’intera generazione.

Ben vengano – ripeto – rivisitazioni e rinnovamenti che comunque dimostrino creatività, cuore, belle storie, ottimi disegni e una tecnologia per realizzarli al passo con i tempi.

Chiudiamo con un consiglio da un esperto del settore come te a tutti i collezionisti: come ci si deve muovere? Qual è la scelta giusta da fare quando c’è di mezzo anche il portafoglio?

Comprate quello che vi piace, non quello che vi sentite tenuti a comprare, o che va per la maggiore. Compriamo quello che possiamo e teniamoci stretto quello che abbiamo già, perché difficilmente potremmo riaverlo a dei prezzi ragionevoli o equiparabili a quando l’abbiamo venduto. Io stesso ho definitivamente abbandonato certi pezzi perché ritengo ormai alcune cifre davvero oltre ogni limite, ingiustificabili.

Collezionare oggi per me significa procedere lentamente, acquistare ciò che amiamo veramente, ciò che ci dà delle emozioni. A volte fare anche dei sacrifici, ma per noi soltanto, non per gli altri, perché dobbiamo averlo a ogni costo e farne mostra sul web, o nella vetrina di casa con gli amici.

Ne approfitto per ricordare agli appassionati che ci sarà una mostra a Padova, presso il Centro Culturale Altinate, dal 17 marzo al 21 maggio. Si chiamerà Super Robot World. È curata da me e presenta alcuni miei pezzi e altri prestati dai più grandi collezionisti italiani. Si tratta di un progetto molto ambizioso con il quale racconteremo l’intera storia dei Super Robot a partire da dove nascono e toccando tutti i grandi classici, da Go Nagai alla Sunrise, dalla Tatsunoko ai Transformers. Parleremo dei robot live action, dei Super Sentai e quindi dei Power Rangers, dei robot del cinema americano fino a quelli veri, prestatici dal Dipartimento di Robotica dell’Università di Padova. È davvero un appuntamento unico e mai realizzato prima in Italia. Invito a venirci tutti i lettori di BadComics.it.

Fabrizio Modina