Peter J. Tomasi e Patrick Gleason, team creativo di Superman, stanno riportando l’Uomo d’Acciaio ai fasti del passato nel corso del rilancio Rebirth: i primi numeri della nuova serie di Superman sono stati infatti accolti da grandi consensi da pubblico e critica.

I due autori ne hanno recentemente parlato con Comicbook, non nascondendo il loro entusiasmo:

 

Superman: Rebirth #1Tomasi – Non posso esprimere a parole quanto sia incredibilmente felice che ci siano lettori che stanno apprezzando la nostra serie. Siamo al settimo cielo, come si dice in questi casi. Siamo semplicemente entusiasti che Superman stia di nuovo entrando in contatto con la gente. È di questo che si tratta: di creare una connessione.

Gleason – A poco a poco abbiamo avvertito la voglia di lavorare a Superman in questo modo e non nascondiamo che ci sia stata qualche iniziale esitazione. Alla gente sarebbe piaciuto quello che stiamo facendo? La risposta che abbiamo avuto dai lettori è stata fenomenale.

Si tratta di fare storie in grado di emozionare, che i lettori di vecchia data possano leggere assieme ai loro figli. Lettori che possano dire: “Questo è il mio Superman.” Non potremmo esserne più felici.

 

Gleason ha poi discusso del nuovo design del costume di Superman e degli altri personaggi:

 

Superman #3, copertina di Patrick GleasonGleason – Dal punto di vista artistico, mi piace fare dei cambiamenti. Utilizzo dei riferimenti, ma poi cerco sempre di metterci del mio. Tutto parte da un’idea: adoro sentirmi libero di disegnare un personaggio, di divertirmi nel farlo. È stata questa la parte più interessante del realizzare il design di Superman.

Quando la DC mi chiese di farlo, ho detto a me stesso che il vecchio costume mi piaceva parecchio, ma ero ben intento a provare qualcosa di nuovo. Ho comunicato loro le mie idee, e loro le hanno prese in considerazione. Jim Lee a sua volta ha avuto altre idee molto valide. Volevo che il costume fosse immediatamente riconoscibile, che potesse meritarsi la fiducia del lettore, che avesse qualcosa di classico e nuovo allo stesso tempo.

Per l’Eradicatore, poi, ho letto quanti più fumetti possibile del passato. Poi io e Pete ne abbiamo parlato, perché lui è parte integrante del lavoro di design dei personaggi. Ha sempre grandi idee. Abbiamo quindi deciso di tornare a utilizzare gli occhiali per il personaggio. È venuto fuori qualcosa di figo.

 

A Tomasi è stato chiesto se fosse stato qualcosa di intenzionale richiamare la serie Sandman di Neil Gaiman e la storia Mai più Kryptonite quando ha dovuto scrivere della morte del Superman de I Nuovi 52, avvenuta nella saga The Final Days of Superman:

 

Tomasi – Ho amato quella storia, scritta da Denny O’Neil. È qualcosa di grandioso. Sì, c’è chiaramente un richiamo a quel racconto, con la sabbia e tutto il resto. Ma noi non vogliamo ristagnare nel passato, vogliamo andare avanti. La cosa migliore dei fumetti, se fatti per bene, è che si può prendere libera ispirazione dal passato e utilizzare il tutto come elementi seminali per fare altre cose.

 

Come in Batman and Robin, altra serie sulla quale il duo ha lavorato, anche in Superman il concetto di famiglia ha un ruolo preponderante:

 

Tomasi – Penso che l’elemento comune sia che stiamo parlando di padri e figli. Ritengo che la natura intrinseca di ciascun personaggio vada però a stabilire una differente relazione di volta in volta. Bruce e Damian sono completamente diversi da Clark e Jonathan. In questo caso la differenza aggiunge moltissimo drama in tantissimi modi diversi che potremmo esplorare nel tempo. Ed è quello che già stiamo facendo.

Clark sta temporeggiando, non vuole che Jonathan corra dei rischi. Sente il bisogno di tenerlo sotto la sua ala protettiva ancora per un po’. Nel frattempo, Lois fa in un certo senso l’opposto, credendo che suo figlio abbia bisogno di conoscere il mondo esterno così da imparare a proteggersi da solo.

 

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Fonte: Comic Book