Il prossimo fumetto di Joshua Dysart s’intitolerà LL-3. La sigla sta per “Living Level 3”, una dicitura delle Nazioni Unite che classifica il peggior livello di emergenza umanitaria possibile. Saranno trentacinque pagine di storia, che racconteranno l’esperienza dell’autore visto su B.P.R.D., Unknown Soldier, Swamp Thing e molti altri titoli del grande e piccolo mainstream americano. Al seguito dello staff del World Food Program delle Nazioni Unite, Dysart ha visitato la Siria e l’Iraq invasi dallo Stato Islamico. Da ieri, l’Huffington Post ospita il suo reportage a fumetti.

 

LL-3, anteprima 01Un amico, lo scrittore Ande Parks, mi ha segnalato al WFP per seguire un loro progetto. Lui aveva rifiutato, ma sapeva che io avrei accettato, perché ho fatto un’esperienza simile per documentarmi per Unknown Soldier. Appena me l’hanno chiesto, sapevo che ci sarei andato, volevo andarci. Ho fatto un po’ di telefonate e ho messo in moto gli eventi.

Ci sono voluti un paio d’anni perché le cose si concretizzassero, perché una delle preoccupazioni del WFP erano i fondi per pagare l’iniziativa. Passa il tempo e nel 2014 esplode il problema Da’esh [denominazione dell’organizzazione nota come ISIS – NdR], in un’estate terribilmente nota in cui improvvisamente l’Iraq torna sotto i riflettori. Ed ecco che si presenta l’occasione per raccontarne la storia, c’è bisogno di farlo. Quindi, a dicembre 2014, volo nel Kurdistan Iracheno per documentarmi.

Uso il termine Da’esh e non IS o ISIS o ISIL, perché queste sigle legittimano il gruppo come stato. Non sono uno stato. Non sono rappresentativi della maggior parte della politica islamica. Da’esh è il termine che usano le persone che vivono in quella regione, derivato da una parola araba in modo da suonare come un insulto.

LL-3, anteprima 02Non è stata una scelta facile, perché sappiamo che ISIS è una parola sulla bocca di tutti, più riconoscibile. Ma in definitiva abbiamo pensato che fosse meglio mantenere Da’esh. Ho notato che la gente, in Occidente, sta finalmente iniziando a usarla, specialmente dopo i fatti di Parigi. Sta prendendo piede. E, comunque, non voglio assolutamente usare i termini che loro preferiscono, che li legittimano.

Difficile passare un po’ di tempo con queste popolazioni che hanno sofferto così tanto e perso tutto e trovare dignità nelle persone che fanno parte di Da’esh. Per questo, nel fumetto, ho deciso di ritrarli con i volti nascosti come da graffi sulla pagina, per de-umanizzarli e vandalizzare la loro identità. Durante il processo creativo è diventato il modo in cui riuscivo a immaginare persone in grado di commettere simili atrocità. Sono disumani.

Sono rimasto sul territorio solo cinque giorni, ma sono stati pieni di eventi. Atterrato ad Erbil, nel nord dell’Iraq, ho viaggiato lungo il confine turco e seguito la sua linea fino a quello siriano, per poi tornare indietro passando da Mosul. Una zona pericolosissima, ma eravamo in area tutelata per tutto il tempo. Dovevo vedere da più vicino possibile i rifugiati e non c’è modo di rendersi conto di quanti siano e di cosa significhi la loro fuga attraverso Siria e Turchia, se non vederli di persona.

LL-3, anteprima 03Non ho mai avuto davvero paura. Nella bolla del WFP, mi sentivo al sicuro. Nel 2007, sono stato in Uganda e Sudan da solo, senza alcun tipo di misura di sicurezza, ed è stato molto peggio. Anche se la situazione gepolitica, qui, era molto peggiore e più rischiosa. Tuttavia, in area curda, c’era un certo senso di sicurezza, sì. Non penso che il WFP avrebbe portato un fumettista in una zona troppo pericolosa.

Non so come io sia riuscito a far collassare tutte le storie che ho sentito e le cose che ho visto in una sola opera narrativa. In ogni cosa che scrivi devi trovare il modo di ridurre pensieri e sensazioni a qualcosa che funzioni, che scorra, che non dia l’impressione di essere troppo denso. Spero di esserci riuscito con questo fumetto e che la lettura sia appropriata.

Non è stato semplice bilanciare quello che avrei voluto e quello che in effetti potevo raccontare in una storia singola. Ho visto cose che mi hanno davvero spezzato il cuore. Vedere e sentire di queste vite, di queste vicende così intense, tragedie così umane ti mette nella condizione di sentirti responsabile, di voler dire tutto quanto, di rendere giustizia alla sofferenza che ti è stata consegnata. Ma tutto non puoi dirlo.

LL-3, anteprima 04Quindi ho scelto il mio nucleo narrativo, costruendolo attorno a un ragazzo e a sua sorella, catturati da Da’esh. Lui riesce a fuggire, lei no. Credo che questo genere di punto di vista, attraverso un legame familiare, che include quello di una madre e un padre terrorizzati, ci permetta di identificarci tutti quanti con gli eventi. Racconto la storia di un rapimento ad opera di Da’esh e del modo orribile in cui le donne, in particolare le ragazze più giovani, vengono utilizzate e viste in questo conflitto.

Il ragazzo protagonista esiste davvero. Sono stato con lui nell’alloggio temporaneo che l’organizzazione gli ha fornito. E ho capito che, se fossi riuscito a raccontare la sua storia come si deve, allora sarei riuscito a fare lo stesso anche con tutte le altre che ho potuto raccogliere. Gli operatori del WFP che vedete nel fumetto sono un’amalgama dei miei compagni di viaggio. Questo mi ha pemesso di dire la mia sulla distanza tra il mondo occidentale e queste aree instabili e vessate dalle guerre.

 

Un tema molto caro a Dysart che non nega di aver sentito un fortissimo senso di colpa, come già dopo i viaggi di documentazione per Unknown Soldier, dovuti alla condizione di privilegio che egli vive, come tutti noi cittadini dei paesi più sviluppati. Non solo si è spinti a chiedersi se davvero si meritano i diritti di cui si gode e il benessere, ma anche a mettere in dubbio la propria buona fede di narratori, a domandarsi se raccontare queste storie sia davvero utile e sensato. in definitiva, afferma Dysart, si può soltanto sperare che la risposta sia affermativa.

Ai disegni di LL-3, c’è il nostro Alberto Ponticelli, indicato in una serie di nomi alle Nazioni Unite, che hanno scelto lui e il colorista Pat Masioni. Una decisione che Dysart ha apprezzato molto, perché i due artisti hanno saputo interpretare la materia nel modo giusto, dando un aspetto in qualche modo documentaristico al fumetto e al ritmo narrativo.

 

Mi piacerebbe che questo piccolo progetto di trentacinque pagine potesse diventare una serie di storie a fumetti che possa toccare altre zone di guerra e di emergenza, in futuro. Probabilmente, occasioni di questo tipo non si presenteranno molto facilmente, ma se potessimo continuare a raccontare la storia del WFP e delle persone che quest’organizzazione assiste, sarebbe una gran cosa. Spero che questo sia soltanto l’inizio.

 

 

 

Fonte: Newsarama