Comic Book Resources intervista Amy Chu in due video pubblicati sul canale di YouTube del più importante sito di fumetto al mondo. L’autrice di origini orientali ha parlato del suo nuovo debutto con la nuova serie dedicata a una delle più sensuali villain della DC Comics. Poison Ivy: Cycle of Life and Death racconterà in maniera diversa dal passato il personaggio della dottoressa Pamela Isley attraverso l’arte di Clay Mann.

 

Poison Ivy: Cycle of Life and Death #2, coverSi tratterà di una storia di scoperta. Non credo che nessuno abbia mai raccontato chi sia veramente Poison Ivy, e nemmeno che lei conosca davvero se stessa, presa com’è in mezzo ai due mondi, umano e vegetale.

Da sempre è un’eterna reietta. Si tratterà di una scoperta anche per me: non mi approccio mai a un personaggio convinta di sapere già chi sia ed è importantissimo apprendere quale sia il suo nucleo profondo.

L’unica cosa certa è che avremo a che fare con una Poison Ivy tutta nuova. Non voglio lasciare necessariamente la mia impronta su di lei, ma vale davvero la pena approfondire un personaggio così universalmente noto eppure mai davvero sviluppato. Ho un’occasione meravigliosa per farlo, per cercare di capire se Ivy sia una pianta o una donna. O un po’ di entrambe le cose.

 

L’intervista è quindi passata ad affrontare il tema della diversità riscoperta negli ultimi anni dal mondo del fumetto: Amy Chu, donna e appartenente a una minoranza etnica, è particolaemente interessata alle implicazioni di essere un’autrice in questo periodo storico. Ad esempio, per capire se il nuovo focus sui personaggi femminili sia o meno un vantaggio.

 

Non saprei dire se sia stato un beneficio oppure no per noi autrici donne e per gli sceneggiatori in generale, ma certamente ci ha dato molte opportunità. Credo che molto dipenda dal modo in cui ci si approccia alla cosa. Io sono una macchina, quando ho un obiettivo voglio perseguirlo a tutti i costi. Se non me ne dessero la possibilità le case editrici, mi dedicherei a progetti indipendenti.

Una delle cose che amo di più del fumetto è la sua natura collaborativa, di cui a volte ci dimentichiamo. Grazie ad esso posso lavorare con persone che sono a tutti gli effetti mie amici, sperimentare con loro nuovi generi, nuove storie. Si tratta di un aspetto che carriere più comuni spesso non possiedono.

 

 

 

Fonte: Comic Book Resources