Roberta IngranataRoberta Ingranata nasce a Milano nel 1986 e frequenta il Liceo Artistico Caravaggio. Dopo tre anni di Corso Amatoriale di Fumetto, si iscrive alla Scuola di Fumetto di Milano. Nel 2011 fa il suo esordio con Bloodymilla, di Barbara Baraldi, in collaborazione con Elena Cesana, per la collana Horror della Delos Books. Dal 2011 ad oggi colora svariati fumetti per diverse case editrici, quali Bonelli, Astorina, Egmont e Mondadori.

Nel 2012 partecipa al progetto di Paola Barbato, Davvero Online, prima di prendere parte alla serie cartacea, disegnando il quinto volume Tutto, edito Arcadia, di nuovo in collaborazione con Elena Cesana. Nel 2013 inizia la collaborazione estera con diverse realtà creative, come N.A.S. Studio, Be Amazing Studio e Fractured Entertainment, pubblicando la sua prima storia per il progetto online Bizzare New World di Skipper Martin, Utopia Calling scritta da Michael Woods, che nel 2015 verrà tradotta e pubblicata anche in Italia sulla piattaforma di Verticalismi. Sempre con Michael Woods collabora a un secondo progetto, ancora inedito, Pillow Talk.

Tra il 2013 e il 2014 partecipa a due diversi progetti esteri: Divine Retribution di Austin Janowsky e The Eighth Day di Sam Eggleston. Tra il 2014 e il 2015 inizia a lavorare per la Zenescope Entertaiment entrando a far parte del cast di disegnatori ufficiali sulla serie Robyn Hood. Nello stesso anno lavora sul secondo volume di Sam Eggleston, The Eighth Day II. Nel tempo libero disegna fiori e piante per le copertine di Vivi e Vegeta, web vomic ideato da Francesco Savino e Stefano Simeone.

 

Vivi e vegeta

 

Ciao Roberta! Grazie per essere con noi. Allora, partiamo dall’inizio: come a quando hai iniziato a pensare di fare del disegno la tua professione?

Ciao Giulia! Grazie a voi per questo spazio! =)

Liesel Van Helsin - robyn hood#13Posso dire con certezza che ho sempre e solo disegnato fin da quando ero piccola, e sentendomi dire “brava” ho continuato a farlo. L’idea concreta di voler trasformare questa capacità in professione è arrivata solo qualche anno fa. Non credo sia stato merito di un solo evento, ma di una serie di cose che mi hanno portata a capire che era la strada giusta per me. “Davvero” di Paola Barbato è stato il primo scalino, l’idea di un gruppo a cui fare riferimento, sia privatamente che nelle fiere, è stata una tra le scoperte migliori che io abbia fatto in quegli anni. Sono passata dal disegnare nella mia camera, a disegnare con altre persone, a confrontarmi, scoprendo di avere molte più cose in comune con loro di quanto mi aspettassi. Le prime paure, le prime incertezze, me le hanno fatte sparire loro. Qualche anno dopo ho incontrato un professionista a Lucca – di cui non voglio fare il nome solo per non palesare la mia ammirazione per lui – che mi ha semplicemente dato la possibilità di star lì al suo fianco mentre disegnava. In quella mezz’ora di chiacchierata e di consigli, non solo ho capito che stare dietro uno stand mi dava più emozioni di quante me ne desse la parte opposta, ma l’idea di essere lì a fare il proprio lavoro e di accogliere una persona qualsiasi, giovane, alle prime armi, e di darle dei consigli, mi ha letteralmente illuminata. Scegliere di essere un professionista, e allo stesso tempo di aiutare gli esordienti, è quello che mi aspetto da me stessa tra qualche anno.
Per dare indietro tutto ciò che ho ricevuto.

la vecchiaQuali sono i tuoi principali strumenti di lavoro?

Da qualche anno ho fatto il passaggio definitivo da carta a digitale, uso solo ed esclusivamente la tavoletta grafica, una vecchia e cara Wacom Cintiq 12WX che inizia a perdere qualche colpo. Ma ho fatto un patto con me stessa, e solo quando l’avrò rispettato potrò comprarne una migliore.
Per il momento questo catafalco fa il proprio dovere!

La cosa che preferisci e la cosa che detesti della tua professione.

Potermi gestire il lavoro è sicuramente la cosa che preferisco, lavorare di giorno o di notte a seconda delle esigenze. Lavorare da casa mi dà possibilità di spostamento, con un portatile posso lavorare più o meno ovunque ed essere a completa disposizione delle esigenze famigliari.
La cosa peggiore è sicuramente il non potermi mai staccare da quello che sto facendo. Non c’è un orario d’ufficio, e per quanto questo possa sembrare un gran parco giochi, in realtà rischia di diventare una vera e propria gabbia. Lavori sempre, in orari improbabili, senza capire che è giusto concederti una pausa, un week end, un attimo per te stessa.

Attualmente, oltre a Robyn Hood e alle stupende copertine di Vivi e Vegeta, a cosa stai lavorando?

Robyn Hood #08Sto lavorando al secondo volume di The Eighth Day, di Sam Eggleston, con il quale ho collaborato anche per il primo volume lo scorso anno. Come copertinista, sempre per Zenescope Entertainment, e per altri due progetti esteri.

A proposito di Vivi e Vegeta! Qual è il tuo personaggio preferito e quale preferisci disegnare?

Sicuramente non Carl! Mai una volta che mi venga bene, quel maledetto Cactus, che infatti tendo a disegnare molto poco. Mi piace molto Nora, in quanto pianta grassa – amo le piante grasse – e la margherita.

Bizarre New World (Nuovo Mondo Bizzarro) di Skipper Martin è la prima serie su cui hai lavorato per il mercato USA, ed è appena approdata su Verticalismi. Come sei stata coinvolta nel progetto?

Ai tempi avevo appena conosciuto Michael Woods, amico di Skipper Martin, ed entrambi erano alla ricerca di un disegnatore per una storia della serie Bizarre New World. Sono stata contattata, e mi è stato chiesto di partecipare. Ovviamente tra l’euforia e il terrore ho detto subito di sì, e quando ho scoperto che sarebbe arrivata anche in Italia, quest’anno, la felicità è stata tanta. “Utopia Calling” ha significato molto per me, e dopo due anni vederla arrivare anche qui, a casa mia, è stato come chiudere un cerchio.

Robyn Hood #13Una piccola deviazione: per Bizarre New World, su Kickstarter, si è svolta una campagna di crowdfunding. Cosa ne pensi di questa forma di finanziamento? Credi che possa aiutare meglio i fumettisti emergenti e non ad affermarsi, interagendo direttamente con il pubblico?

Il crowdfunding è un nuovo metodo di pubblicazione interessante, il finanziamento che arriva direttamente dal pubblico dà una sorta di conferma preventiva che quel prodotto sarà accettato. Non c’è un rischio come potrebbe esserci nella pubblicazione di un fumetto che vede questo riscontro solo dopo una scelta editoriale, una spesa per la stampa e una distribuzione. Il crowdfunding è una sorta di democrazia nel mondo del fumetto, per dare la possibilità a tutti di presentare il proprio progetto al di fuori delle scelte editoriali italiane ed estere. Questo può essere per certi versi un bene e un male. La mancanza di un editor, e di conseguenza un editing, rischia di farsi sentire in corso d’opera o alla fine, quando il prodotto è stato completato. I progetti possono certamente nascondere grandi potenzialità e innovazione, ma spesso serve la professionalità di un supervisore che possa apportare modifiche affinché non ci siano quegli errori banali della stampa, da un fuori registro a un refuso. Quindi, personalmente, credo che vada trovato un giusto equilibrio anche nel crowdfunding, un’idea eccellente deve accompagnarsi alla professionalità e alla competenza di chi questo lavoro lo conosce e lo fa quotidianamente. Solo così si potrà avere un prodotto valido senza sbavature date dell’inesperienza.

NadiaHai notato delle differenze tra l’ambiente fumettistico italiano e quello americano?

Non ho ancora vissuto la mia prima esperienza all’estero, quindi non credo di essermi fatta un’idea concreta della differenza tra questi due ambienti. Mi impegno per rispondere a questa domanda dopo il Comic Con di New York di ottobre!

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? C’è qualche autore particolare o un genere di fumetti con cui ti piacerebbe metterti alla prova?

Al momento ho in cantiere due cose bellissime che spero possano vedere la luce entro l’anno, sempre per l’estero, ma non ne parlo prima che vadano in porto per non portarmi sfiga da sola!

E questo è tutto, Roberta! Grazie per la tua disponibilità!

Grazie mille a voi!

 

Robyn Hood #9