Detective Comics #871

Detective Comics #871

Al New York Comic-Con di quest’anno si è tenuto un panel molto interessante, una volta tanto non sui personaggi e i soggetti dei fumetti, ma su come questi nascano nella mente degli autori e diventino realtà su carta o in formato digitale. Si è pertiti da una domanda alquanto semplice ma dalla risposta assai complessa:

Da dove nascono le vostre idee?

Questo è stato chiesto ad alcuni dei migliori scrittori del momento, accreditati dal successo delle loro serie. Heidi MacDonald, scrittrice ed editor, ha moderato la discussione, sottolineando immediatamente quanto la questione di fondo non sia come abbia origine l’idea ma cosa fare una volta che si ha qualcosa di buono per la testa.

Scott Snyder ad esempio, ha ricordato come sia finito al timone di Detective Comics, quando Paul Dini per una concomitanza di impegni che si sovrapponevano, dovette lasciare la serie. Passando al suo Batman, il suo intento è di orientarsi per quanto possibile, su qualcosa di personale; quando Dick Grayson indossò le vesti del Cavaliere Oscuro, ha ammesso di essersi divertito un sacco:

Bruce è sempre serioso: “Io sono Batman”. Ma Dick ha potuto ribattere: “Ehi, io sono Batman!”…

Detective Comics #871

Detective Comics #871

“Più acquisti esperienza, più pretendi da te stesso”, ha sentenziato in merito allo sceneggiare fumetti, concludendo:

Ti trasformi presto nel tuo peggior critico per cui non c’è nulla di perfido là fuori detto da chiunque che possa realmente toccarti… Vale la pena selezionare e scegliere i personaggi per cui si vuole scrivere, anche se ve ne è stato offerto uno davvero grosso, potreste non avere la storia giusta per lui o non trovare la giusta empatia.

Per quanto riguardo invece The Wake (Vertigo), disegnata da Sean Murphy, Snyder ha tenuto a parlare dell’ottimo rapporto con l’artista e del suo desiderio di diventare subito amici oltre che collaboratori, cosa che poi è avvenuta per una combinazione di eventi. Ha poi elogiato Murphy nell’essere bravo a prendersi i giusti spazi che lui non era abituato dare e le innovazioni da lui apportate, che hanno talvolta aggiunto elementi alla trama e migliorato il fumetto:

Per ognuno dei due era normale mettere alla prova l’altro.

Saga

Saga

Amber Benson (attrice nella famosa serie TV Buffy: The Vampire Slayer) da parte sua, ha rivelato di aver sempre voluto fare la scrittrice:

Ho scritto un mucchio di terribili poesie in stile gotico, da adolescente… Recitare mi ha fornito una nuova prospettiva sul modo di narrare e naturalmente mi ha aiutato a farmi un nome interpretare Tara, in Buffy… Rappresentare storie di altri, tuttavia, mi faceva sentirne un po’ invidiosa e alla fine ho potuto ricominciare una carriera da scrittrice con un racconto su Willow e Tara per la serie a fumetti Buffy: The Vampire Slayer della Dark Horse.

Quindi parlando del suo Shadowplay (mini di quattro numeri uscita nel 2005 per IDW), si è soffermata sulla genesi: il progetto nto insieme a Ben Templesmith, ha detto, è scaturito grazie all’amicizia con Steve Niles che l’aveva invitata a fare un lavoro insieme:

Alla fine la cosa è andata male, ma Chris Ryall della IDW mi mise in contatto con Templesmith… Volevo sangue, budella e squartamenti, e li ho avuti.

The Mire

The Mire

Becky Cloonan (Gotham Academy della DC Comics e premiata con un Eisner Award per The Mire, sua opera autoprodotta) da ha cominciato a farsi notare nell’ambiente come disegnatrice, lavorando su The True Lives of the Fabulous Killjoys con Gerard Way e Shaun Simon. Un progetto, ha spiegato, iniziato nel lontano 2008, annunciato dalla Dark Horse nel 2009 e caratterizzato da un lunga gestazione dovuta anche all’impegno di Way con il tour My Chemical Romance e altri eventi. Il fumetto è stato tratto per la precisione, dal terzo video dell’album Danger Days: True Lives of the Fabulous Killjoys, poi cancellato per l’esaurimento di fondi a disposizione. Sull’origine del soggetto ha aggiunto:

La serie è il frutto di svariate influenze. Iniziò come un fumetto, divenne un album, quindi un video musicale e alla fine ancora un fumetto.

Passando la parola a Brian K. Vaughan, MacDonald ha rammentato come lo scrittore descrisse l’inizio di Saga, una via di mezzo tra Game of Thrones (Il Trono di Spade) e Star Wars (Guerre Stellari). Vaughan ha puntualizzato scherzando, di averlo detto, ma di non aver mai visto Il Trono di Spade. Passando poi al proprio processo creativo ha dichiarato:

Non inizio mai da un concetto, parto da qualcosa che mi rende molto triste, che i miei amici preferiscono non sentire. [In merito a Y: L’Ultimo Uomo] Ero stato scaricato e pensavo, posso infilare ‘sta cosa in una storia con una scimmia? Nonostante l’idea di genitori con pistole a raggi mi suonasse alquanto terrificante, Fiona Staples l’ha resa credibile.

Y: The Last Man

Y: The Last Man

Ha ripreso la editor:

Quando qualcuno viene da te con un frase del tipo “una via di mezzo tra Il Trono di Spade e Guerre Stellari”, non è che finisce sempre bene come con Saga, dipende molto da come l’idea viene portata a compimento.

E Vaughan ha infine ribattuto:

Se pensate a Swamp Thing, sembra un’idea cretina; tutto dipende da come la realizzi…

In chiusura, trattando lo spinoso argomento del finale di una storia, Snyder ha detto che inizia sempre a scrivere sapendo a grandi linee dove andrà a parare, mentre c’è chi, ha detto senza fare nomi, non può neanche scrivere se non ne conosce l’esatta conclusione: “Dovete soltanto rispettare il vostro processo creativo”. Per aiutare i giovani scrittori ha ricordato un consiglio ricevuto da Grant Morrison per scrivere Batman, molto utile a suo avviso:

Immaginane la fine, anche se ovviamente la DC non permetterà mai che Batman muoia, così come se stessi scrivendo l’intera vita del Cavaliere Oscuro.

Vaughan che come Snyder deve conoscere sempre la fine dell’intera serie, ammette di costruire il suo mondo fantastico attorno ai personaggi; sono loro il fulcro e il motore del suo narrare e sono la cosa a suo parere, che più interessa al lettore. Tutti gli sceneggiatori sono stati d’accordo su di un fatto, prendere sempre le distanze da un’idea che può sembrare buona, non innamorarsene, ragionarci sopra:

Lasciarsi affascinare dalle proprie idee è la cosa più sbagliata che potete fare, perché vi accadrà sempre di averne una migliore. Se un’idea vi rende nervosi, scartatela, passate ad altro.

Fonte: CBR